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L'allenatore nel pallone 2: il sequel di un cult del calcio

Dalla rubrica dedicata ai film sul calcio, 'Cinema Footlball Club'
   Angelica Grippa

06 Aprile 2020 - 19:03

Tempo di lettura: 4 minuti

"Chi è che mi ha buttato la palla nelle pelle?!"
Oronzo Canà

L’allenatore nel pallone 2: il secondo appuntamento con il vero film cult italiano sul calcio, un grandioso successo nel primo e una riconferma nel secondo. Oronzo Canà ritorna ad allenare la Longobarda. Il sequel esce dopo 24 anni e lascia nella mente di tutti il ricordo dell’allenatore pugliese nel trionfo della salvezza in Serie A dopo una stagione assolutamente travagliata. Dopo circa 20 anni Oronzo ritorna, invecchiato sì, ma con il cuore giovane e la voglia di ritornare in panchina ad allenare la sua promessa, la Longobarda. Ancora una volta la perfetta descrizione dei luoghi comuni del calcio che attraversano la storia sino ai giorni nostri, raccontati con una grande maestria e comicità. Nella nuova pellicola partecipano tanti nomi illustri del calcio italiano come: Francesco Totti, Alessandro Del Piero, Gianluigi Buffon, Luca Toni, Marco Amelia, Giancarlo Antognoni, Roberto Pruzzo, Ciccio Graziani e altri…

La pellicola si apre con Oronzo Canà che dopo aver abbandonato il mondo del calcio molti anni primi si ritrova a gestire con la moglie un’azienda olearia, mentre la figlia Michelina sposatosi con Fedele, gli ha dato un nipote di nome Oronzino, un vero patito dell’informatica. In occasione del ritorno della Longobarda in Serie A, per ricordare i vecchi tempi Canà viene ospitato dai microfoni di Sky con Ilaria D’amico e in questa occasione svela un pesante retroscena, ossia il vero motivo della sua non riconferma, dopo la trovata salvezza in A: aveva disobbedito agli ordine di Borlotti che sperava nella retrocessione per i costi della massima serie erano troppo elevati. Queste dichiarazioni non fanno che infangare Willy Borlotti, il figlio dell’ex presidente della Longobarda, che per ripulirsi la coscienza e l’immagine, decide di riportare sulla panchina della squadra l’allenatore pugliese, Canà.

La società promette grandi nomi per la campagna acquisti, come Ballack e Robinho , ma alla fine arriva solo un calciatore giapponese cui nome appunto Ken Kiku, significa ‘portatore di crisantemi’. L’inizio della stagione della Longobarda è a dir poco disastrosa perde contro l’Inter, il Milan, la Roma la Juve e il nuovo acquisto è capace solo di fare tre autogol, segnando solo una rete contro il Milan. Dopo l’ennesima sconfitta e una bottiglietta lanciata dai tifosi, Canà salta un match vinto dalla sua compagine. Grazie agli schemi suggerito dal nipote Oronzino, il ‘modulo a farfalla’, Canà riuscirà a vincere 4 gare di seguito. Mentre è ospite a ‘Controcampo’ la iena del tavoliere non nasconde la sua grande soddisfazione e soprattutto le sue grandi aspirazione per la Longobarda, ma proprio nelle stesse ore viene resa nota la notizia che due dei pilastri della squadra sono risultati positivi al doping, così la squadra non vince più e piomba nella zona retrocessione.

Nel frattempo un amico del genero di Canà, Salvatore, promette l’ingaggio di Luca Toni mentre in realtà gli fa solo firmare un contratto d’affitto. L’allenatore ritrova Bergonzoni. un vecchio amico che gli porta due acquisti importanti e un giovane calciatore brasiliano Caninho, che sceglie di arrivare in Italia per ritrovare suo padre , un allenatore di calcio italiano. Arriverà a breve lo scoop: il talento brasiliano è figlio di una ballerina e potrebbe essere il figlio di Canà, che ha incontrato quella ballerina in Brasile quando portò in Italia Aristoteles; un giornalista riesce a strappargli una confessione, ma arriverà presto il colpo di scena quando Estella negherà tutto.

L’ultima parte del film racconta il match della Longobarda contro la Marchigiana, un match che Canà deve vincere per la salvezza, alla fine del secondo tempo sono sotto di due reti e scopre che due calciatori si sono venduti il match e dopo essere stati sostituito la Longobarda vince il match, ancora una volta il film finisce con la festa e il trionfo dell’allenatore pugliese.

Il film riprende per molti aspetti il primo episodio, ricalca la stessa onda del successo e come sempre la comicità gira attorno alla straordinaria interpretazione comica di Lino Banfi. Dopo 20 anni non è cambiato quasi nulla nel calcio italiano, le stesse circostanze e le stesse combine, e noi siamo certi che alcune situazioni descritte nel film potremmo ritrovarle tranquillamente anche nel calcio dei giorni nostri.

Un passato glorioso per questa pellicola e una riconferma, ma questa seconda parte cerca di raccontare una storia più credibile e attuale, dove gli scandali, le combine e il gossip fanno da padrone ad un calcio per certi aspetti molto lontano dai valori originari dello sport. È inoltre visibile il cambio fisico, ma anche a livello interpretativo di Lino Banfi ormai lontano da quei personaggi e più vicino ad un cinema più serio. Insomma un sequel riuscito, soprattutto per il botteghino.

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