LE VOCI DI MRB.IT

Il botto inesploso

'Il colombo osservatore', dalla rubrica di Carlo Esposito
   Carlo Esposito

01 Gennaio 2020 - 14:39

Tempo di lettura: 3 minuti

Da Oriente ad Occidente illuminare il "cammino" dell'anno che entrava, tramite falò e torce, è sempre stata un'usanza diffusa. In quasi tutti i casi, gli elementi di questo rito di passaggio stagionale sono da sempre stati il fuoco, la luce e il rumore. Il rituale baccano, invece, serviva a scacciare gli spiriti maligni, a mettere in fuga tutti i demoni cattivi. Atavica risulta essere anche l'usanza tarantina per cui dalle 23.00 dell'ultimo dell'anno, fino alle 01.00 di giorno 1 gennaio, è impossibile attraversare le strade cittadine prese di mira da un'altra "disgustosa" usanza nostrana: il lancio delle "cose" vecchie dalla finestra che simbolicamente dovrebbe significare il "cambiamento" da ciò che non ha funzionato nei 365 giorni appena trascorsi.

Non è stato un anno da ricordare per il Taranto, anzi poco potrà essere tramandato alle generazioni future di tifosi rossoblu perché in effetti poco c'è da raccontare. L'ennesima rincorsa fallita, l'ennesimo numero di calciatori tesserati nell'anno solare, l'ennesima disfatta a fine stagione, per poi ripartire. A far da contrasto risultano pochi gli elementi a cui aggrapparsi: uno su tutti è il record di risultati positivi di uno dei pochissimi "addetti ai lavori" nostrani che è riuscito ad essere profeta in patria (anche se il percorso deve ancora completarsi appieno). Per il resto il 2019 ci lascia con un'infinità di punti interrogativi, di recriminazioni su quello che poteva esser fatto e non è stato, su ciò che avremmo potuto essere e non siamo mai diventati. Anche e soprattutto la seconda parte dell'anno 2019, ha specularmente evidenziato la nostra rotta: se da gennaio a giugno abbiamo "trendizzato" verso l'alto, concludendo la stagione regolare con la disfatta di Cerignola, da Luglio ci siamo specchiati, passando dalla "corazzata" costruita in estate con evidenti ed evidenziate velleità di vittoria, al ridimensionamento avvenuto a dicembre, dove lo smembramento di parte della squadra ha delineato i limiti di un progetto che sembra "non esplodere mai".

Come quando affacciati alla finestra a mezzanotte osserviamo, tra i fumi risalenti le strade cittadine prive di automobili, il turbinio di colori dei fuochi disegnandone con gli occhi il tragitto e soffermandoci sul vicino di casa che, acceso l'ennesimo petardo lo getta via dal balcone con la miccia brillante.
Lo vediamo cadere, ne osserviamo il tragitto a curva, ne tratteggiamo la parabola discendente, il primo, il secondo e il terzo rimbalzo, poi aspettiamo il botto programmato, quello che ci fa meno paura...niente!

Il petardo non esplode, resta immobile lì, senza bagliore finale con annesso rumore sordo.

In questa figura retorica si raccoglie la stagione del Taranto, un progetto mai completo veramente, un programma mai portato a compimento, con mille ripensamenti, decine di cambi in corso d'opera, sempre e spesso in "aggiustamento", mai con una vera sensazione di solidità.

E poi l'emblema di ciò che non riusciamo mai a diventare...

10, 9, 8, 7... lo zio esce sul balcone, l'ultimo petardo...

6, 5, 4 ... lo accende mentre noi siamo lì a guardare come andrà a finire per esorcizzare lo spavento dell'imprevedibilità...

3, 2, 1... il petardo viene lanciato, lo vediamo cadere, rimbalzare, fermarsi...

"Il botto inesploso"...

Ma è Capodanno, festeggiamo lo stesso... questo è l'anno giusto, quello della svolta

Buon anno a tutti
Buon Taranto, avanti Taranto

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