Una chiesa ogni 300 abitanti, Agnone si staglia al limite della montagna isernina con Campobasso. 850 metri sul livello del mare, paesaggio incontaminato e, a volte, mozzafiato. Per chi scrive, la sua conoscenza era inconsapevole, fin quando un incastro del destino mi pone in una situazione da approfondire. Ed a giusta ragione.
A Termoli, dopo 4 ore di viaggio, che da Taranto porta all’imbarco delle Isole Tremiti, località dove il buon Dio (i riferimenti sacri torneranno spesso in questo racconto…) decide di farne il mio nuovo presidio di servizio, un noto collezionista di cimeli sportivi nazionali, mi contatta. La ragione appare quantomeno scontata: Carlo, collezionista maglie del Taranto, contatto per giungere a qualche cimelio rossoblu.
Chi è stato su un’isola esclusivamente per vacanza, disconosce le difficoltà per tornare sulla terra ferma: orari, meteo, ritardi o anticipi, imbarchi… Insomma, decido di incontrare il collezionista e con un amico, ho mezza giornata per fare tutto, consapevole che l’ultimo orario permesso ha come numero il 17: alle 5 del pomeriggio dobbiamo imbarcarci per il rientro.
Nella “vita” di un collezionista non è scontato in certi casi, ritrovarsi a fare chilometri per nulla, o per poco più, ma in questo caso vivere “isolato” ti porta comunque e per qualsivoglia stupido motivo, a rimettere piede sulla terra ferma. A Termoli risiede un amico lucano, ma prima di agganciarlo in direzione Agnone, davanti al caffe in compagnia del mio contatto, il senso dell’avventura è tratto: nella piccola cittadina sannita di Agnone è custodita il Sacro Graal chiamato “maglia del Taranto anni 70”.
Ricordo che il caffè è rimasto sul tavolino e alla parola “70” del mio interlocutore termolese, ero già con Antonio, direzione provincia di Isernia. La superstrada che porta sui monti sanniti è al limite di regione con l’Abruzzo e, per incompetenza geografica, ignoro che il paese di Capracotta (luogo di nascita di Erasmo Iacovone) resti posizionato subito dopo Agnone: un’anonima maglia anni ’70, si sta trasformando in qualcosa di più intrigante.
Lo stadio cittadino è la prima cosa che ci fa capire di essere arrivati ad Agnone, un piccolo paradiso rurale di una compostezza, ordine e accurata bellezza da far rinascere il cuore. Prima di sciogliere il piccolo mistero calcistico del perchè una maglia del Taranto sia nascosta nell’alto Molise, si risolve il mistero delle infinite chiese paesane: le campane. Giungiamo nella Fonderia Marinelli, una azienda dalla storia millenaria fregiata, nel 1924 da Papa Pio XI, della effigie dello Stemma Pontificio, rinforzato da San Giovanni Paolo II, in visita alla fonderia nel 1995.
Per un attimo, anzi per un paio d’ore (il tempo necessario per attendere che la coppia di collegamento abbia terminato di lavorare) dimentichiamo la visita sportiva. Fregi, bassorilievi, effigi ed ancora iscrizioni, immagini sacre, campane di bronzo in varie misure, calchi di statue e ornatori all’opera, ci catapultano in una dimensione fuori dal tempo, antica, romantica, artigianale. Uno scavo profondo 5-7 metri nella fonderia, con percorso a labirinto per far scivolare la colata, ci viene svelato da uno dei proprietari-operai che ci accoglie all’ingresso: io che adoro qualsiasi forma di artigianato sto impazzendo. Ma Antonio, mi ricorda per la prima volta che abbiamo un incontro da sviscerare prima possibile e comunque prima delle 3, orario limite per poter naufragare in tempo alle Tremiti.
Incontriamo la coppia di amici: lui vigile del fuoco, lei impiegata presso il locale teatro. “In un non ricordo quale Natale di fine anni 70 un calciatore di Capracotta, in forza al Taranto, ha regalato la maglia a mio papà che aveva un circolo cittadino qui in paese…” racconta lei, con lo stile di uno che parla di formaggi, pur essendo allergico al lattosio. E sfodera dalla borsa a tracolla di pelle, una busta trasparente da negozio di abbigliamento: dentro, una maglia NR del Taranto a manica lunga, pesantissima, in lanetta rasata, polsini e colletto a V rossoblu. Me la passa mentre sto guardando Antonio, snobbando l’eruzione di emozioni che mi sta facendo scoppiare dentro. Numero 9, in pelle bianca cucito a filo continuo:
Erasmo!!!
È il secondo bicchiere di bianco che bevo insieme a Roberto, il vigile del fuoco, e dopo altre 4 chiacchiere conviviali nelle quali provo a strappare qualche informazione in più sulla maglia, Antonio mi regala il secondo segnale che il tempo sta scadendo.“..si ragazzi, purtroppo noi dobbiamo tornare in caserma a Tremiti e il tempo stringe.. come possiamo accordarci per la maglia? La vorrei tenere per il mio museo e credo sia giusto che torni a Taranto…” “pontifico” come una sentenza.I ragazzi non battono ciglio e senza colpo ferire mi sparano la cifra richiesta…dentro o fuori.Di quella contrattazione l’unico a saperne i contenuti è, a tutt’oggi, Antonio il quale “minacciato” fino all’altro ieri, ha saputo mantenere il segreto, anche e soprattutto per assicurare la continuità delle nostre vite matrimoniali, pronte ad essere minate dalla rivelazione della compravendita.
Arrivammo a Termoli nel tardo pomeriggio, digiuni, svuotati e un po' più religiosi del solito, ma sicuramente non in tempo per poter far rientro nell’arcipelago adriatico. La vedetta della Guardia di Finanza, in servizio quella sera, ci accompagnò a San Nicola dove necessaria fu la cena da “Ciccillo”, offerta al mio buon compagno di avventura in cambio del suo silenzio e a ristoro del fisico.E tutt’oggi, ripensando ad Agnone e al suo artigianato Pontificio la domanda ci sorge ancora spontanea: è nata prima la chiesa o la campana?
P.S. la maglia ricevuta ad Agnone è risultata poi essere quella indossata da Erasmo Iacovone l’8 gennaio del 1978 in Sampdoria - Taranto 4-0.