LE VOCI DI MRB.IT

Parliamo da squadra. Ottima la gestione del tecnico Panarelli

L'analisi tecnica della partita Taranto-Gravina
   Luigi Boccadamo

12 Novembre 2018 - 10:18

Tempo di lettura: 2 minuti

I dubbi che durante la settimana si sono rincorsi sulla formazione anti Gravina, si sono rivelati infondati. Panarelli schiera lo stesso undici di Fasano e come in quella mezzora iniziale i fatti li danno ragione. Già da subito infatti sembra che la squadra sia mentalmente in partita come se stesse continuando la bella prestazione di Fasano. Tuttavia il mister che parte con un iniziale 4-2-3-1 intorno al quarto d'ora di gara, decide di invertire gli esterni alti e la mossa si rivelerà ancora una volta azzeccata. La partita scorre via senza che il Gravina riesca a rendersi pericoloso mentre il Taranto appare essere nel pieno dominio del campo. Al vantaggio con cui si chiude il primo tempo, "goal del solito Favetta che ci sta dimostrando di conoscere abbastanza bene la porta a discapito di chi continua a non ritenerlo un valido centravanti", si aggiunge il raddoppio di inizio ripresa che chiude la contesa "anche questo sembra diventare un elemento costante che dimostra capacità della squadra di entrare subito nella gara e tenere ben alta la tensione sul match nell'arco di tutta la partita".

Dopo il doppio vantaggio,  il Gravina appare essere in completa confusione ed in balia di un Taranto che si mostra sempre più solido e capace di non correre alcun rischio. Come spesso sta accadendo, il mister Panarelli utilizza pian piano tutti e cinque i cambi e ridisegna squadra e modulo; "ottima questa gestione che consente di dare minuti gara a moduli diversi oltre che a uomini mantenendo così alte le aspettative dei giocatori che si sentono tutti parte del progetto".

La perla finale la mette il goal di D'Agostino che finalizza al meglio un gran passaggio di Massimo.

Vorrei concludere mettendo l'accento sulle parole del tecnico di Taranto a fine partita che giustamente soddisfatto della prestazione dei suoi, invita tutti a non esaltarsi perché se si perde di vista l'obiettivo finale e ci si culla sugli allori, il passaggio dall'esaltazione alla depressione è breve e la storia degli ultimi anni qui a Taranto ci insegna molto bene questo.

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