CALCIO

A tu per tu con Vito Fanelli

I giovani... la risorsa delle società di calcio
   Comunicato Stampa

23 Aprile 2020 - 18:18

Tempo di lettura: 3 minuti

VITO FANELLI Oggi 52 anni è un ex calciatore professionistico. Da allenatore vanta due esperienze vittoriose nel campionato di Eccellenza, ma è la dedizione encomiabile per i giovani la sua cifra. Con questi raggiunge importanti obiettivi arrivando a disputare la final eight scudetto con gli allievi dell’ Andria Bat e facendo registrare numeri importanti con gli allievi dell’Unione Calcio Bisceglie: terza miglior difesa d’Italia e miglior attacco di tutta la Puglia (con 100 goal all’attivo)

Mister, cosa pensate del “settore giovanile in Italia e in Puglia”?
Quando ho smesso con il calcio giocato ho avuto la possibilità di allenare nel mondo dei dilettanti. Ho vinto due campionati con “i grandi” e poi ho deciso di coltivare quella che da sempre è stata la mia più grande passione, ovvero il settore giovanile. È un mondo molto affascinante ed adrenalinico, grazie al quale sono riuscito a ritrovare gli stimoli e la motivazione giusta. Sinceramente penso che non ci si possa improvvisare allenatori dall’oggi al domani; ci vuole studio, formazione, aggiornamento, metodica, ma su tutto ci vogliono valori umani e sani principi. Mi spiego meglio: non è detto che il patentino abilitativo alla professione, faccia di te un allenatore idoneo a svolgere la propria attività. Bisognerebbe avere tante altre qualità più importanti quali, saper educare, saper motivare e soprattutto saper comunicare. Inoltre in Italia sono poche le società che fanno della meritocrazia il loro modus operandi. I club dovrebbero investire nel settore giovanile e sui giovani consapevoli del fatto che, mediante una programmazione accurata, quest’investimento si rivelerebbe essere, nel tempo, una delle principali fonti di guadagno utile all’autosostentamento. Con riguardo alla mia Puglia, mi preme sottolineare che è un territorio potenzialmente molto prolifero, dal quale potrebbero emergere diversi talenti, ma sono pochissime le società che lavorano con programmazione a medio-lungo termine e con lungimiranza.

Qual è il vostro metodo di lavoro?
Non guardo mai in casa di altri. L’allenamento lo immagino e lo elaboro, prima di portarlo in campo e metterlo a disposizione dei miei ragazzi; lo preparo, lo personalizzo, lo diversifico rendendolo abbastanza singolare, in base a quella che è la tematica che intendo affrontare. Personalmente mi aggiorno di continuo: giro per i campi, faccio la video-analisi delle partite e ai ragazzi cerco di trasmettere la mia esperienza (anche quella che di buono il calcio giocato mi lasciato), con la speranza di vederli calcare palcoscenici importanti un giorno. Sostengo, a tal proposito, che non ci sia soddisfazione e gratificazione migliore.

Cosa fate per la crescita personale oltre che sportiva e professionale dell’atleta?
Ribadisco quanto detto prima... A prescindere dalle doti tecniche e tattiche, il calciatore si valuta anche e soprattutto per quello che è l’aspetto caratteriale e mentale. Io comunico tanto con loro e cerco di inculcargli quelli che sono i valori umani, oltre che la mentalità vincente. Li abituo al dialogo, al rispetto reciproco dentro e fuori dal campo, li abituo al sacrificio e alleno la loro costanza e perseveranza nel raggiungimento dell’obiettivo. Sono convinto che questo sia il modo migliore per approcciarsi ai ragazzi, tenendo conto che questi valori gli ritorneranno sempre utili nella vita, a prescindere dal fatto che diventino o meno dei calciatori. Questi sono gli aspetti che curo in particolare e i miei principi fondamentali d'insegnamento.

Quanto le società sono in grado di capire se in casa propria stia crescendo un talento vero?
Ci vuole davvero tanta competenza. Bisogna avere un organigramma societario composto da varie figure professionali, che mettano a disposizione del Team le loro competenze solo ed esclusivamente per quel che gli compete (della serie: “I TUTTOLOGI NON ESISTONO”). Ci vogliono allenatori preparati che antepongano la crescita del calciatore alla loro gloria personale.

Mister il suo sogno?
Quello di poter allenare presto un settore giovanile professionistico.

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