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Angelica Grippa |
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Com’è nata la vostra esperienza a Tv Taranto, di cosa vi occupavate prima e come approdaste a questa Tv?
L’iniziativa partii da un imprenditore che fu ‘cacciato’ da Gheddafi dalla Libia, Giorgio Sammuri, e dal Direttore del Corriere del Giorno, Clemente Salvaggio. Aggiungo che in precedenza io con altri amici fondammo il club ‘Alè Taranto’, dove facevamo registrazioni delle partite di calcio del Taranto per conto nostro. Avevamo il nostro club, e una volta venne a vedere un match con noi proprio Clemente Salvaggio. Gli piacquero le mie telecronache e mi fece la proposta di collaborare con questa emittente che stava per nascere. Accettai, era una novità assoluta, parliamo di 44 anni fa, un’esperienza giornalistica a livello televisivo che mi stimolava. Il primo Direttore di TV Taranto fu Arturo Guastella.
Io già scrivevo per 90esimo minuto, per il Gazzettino di Puglia, giornalismo scritto. A Tv Taranto approdarono quindi anche altre professionalità come me Tancredi, Molfetta, Lorea e molti altri, i precursori della TV a Taranto. Fu un’anteprima assoluta, la prima emittente regionale; iniziammo dagli studi di via di Palma 118, con un segnale debolissimo di appena 2 watt e ci vedevano solo nel circondario. Addirittura telefonavamo a casa dei conoscenti e amici per farci seguire!
Nel corso degli anni siete stati accanto al Taranto, quali sono stati i momenti più emozionanti e memorabili?
Ce ne sono stati tanti, come quando nel 1975 e sino al ’92-’93 Tv Taranto divenne “Video Levante”, perché l’imprenditore Giorgio Samuri vendette a Carelli, il proprietario dell’Ippodromo Paolo VI. Cambiò tutto: crescemmo tanto, seguimmo anche le gare di cavalli. Abbiamo vissuto tante avventure, negative e positive: potrei elencare una serie di momenti memorabili con il Cavalier Pignatelli, la vittoria del campionato che ci portò in Sere B nella stagione ‘89-90 con Carelli presidente. Il momento più triste fu la perdita del caro Iacovone, avevamo una squadra fortissima. Fu una mazzata tremenda, eravamo fra le favorite del campionato di serie B, Erasmo era stato contattato anche da club di Serie A. Una tragedia che colpì tutta la città.
Per fortuna ci sono stati anche quelli bellissimi, abbiamo avuto calciatori come Selvaggi, Gori, grandissimi campioni. Ogni domenica allo stadio c’erano almeno 15.000 spettatori, un momento proficuo per lo sport della nostra città, sia al vecchio stadio ‘Salinella’, che al nuovo. Taranto godeva di una fama di città industriale, c’era il benessere un po’ dappertutto, c’era la voglia di andare in Serie A.
Bellissimi anche gli spareggi di Napoli, giocammo e battemmo la Lazio per non retrocedere. La quadra venne seguita da 10.000 persone. Ricordo lo spareggio ad Ascoli con la Casertana per rimanere In Serie B, anche lì tantissimi tifosi, vincemmo 2 a 1. Momenti di fulgore sportivo, un’intera città unita per il bene della squadra. Alti e bassi mantenendo una certa dignità, non solo a livello sportivo, ma anche a livello di società civile, la nostra speranza resta quella di guardare al futuro con maggiore ottimismo.
A Video Levante avevamo una redazione sportiva che seguiva anche gli sport minori, in giro per l’Italia a portare in alto i colori rossoblù. In trasferta rubavamo la corrente negli stadi con i tecnici che ci seguivano, da Cagliari a Palermo a Bergamo. Ricordo la vittoria con la Juventus in Coppa Italia in casa, con il Bologna, con l’Udinese, con l’Inter e mille altri episodi. Mantengo dei ricordi visivi indelebili che purtroppo i giovani di oggi non hanno potuto vivere, una realtà sportiva meravigliosa per Taranto. Io e i miei colleghi grazie ad un lavoro quotidiano ci siamo impegnati per portare lo sport tarantino nel cuore e nelle case dei tifosi. Erano momenti difficili non eravamo nemmeno retribuiti lo facevamo soprattutto per passione.
Mi racconti qualche aneddoto particolare, quando seguivate la squadra ovunque…
Una volta in Serie C contro il Campania non ci concessero l’accredito in tribuna, era uno stadio piccolo con attorno i palazzi. Noi volevamo fare il nostro lavoro con interviste e video, entrammo a casa di una signora e dal balcone facemmo le riprese. La signora fu gentilissima, ci preparò un tavolino, un caffè, riuscimmo a fare la telecronaca registrata che portammo a Taranto. Una volta al ‘Marassi’ di Genova, avevamo le batterie scariche, non ci concessero l’attacco all’energia elettrica e un nostro tecnico con un cavo lunghissimo sfruttò la presa di corrente di un bar vicino. Un’altra volta sulla strada del ritorno da Genova, sempre dopo una gara contro la Sampdoria, in aereo assieme a tutta la squadra, Nardelli, Selvaggi trovammo una bufera fortissima. Molti calciatori, soprattutto Selvaggi che era un fifone, ebbero una grande paura, fu un momento davvero brutto. La sera prima dell’incidente di Erasmo Iacovone, io fui l’ultimo ad intervistarlo e conservo una fotografia. Lui non voleva mai essere intervistato, quella sera lo pregai e me la concesse, nella partita contro la Cremonese. Erano andati via tutti, forse fu un segno del destino.
Analizziamo il rapporto tra emittenti e sport in quei tempi e ora: cosa è cambiato?
Noi fummo tra i primi ad inventarci i talk show televisivo a livello sportivo, non c’era nulla a quei tempi. Avevo una trasmissione chiamata ‘Fuorigioco’, molto seguita perché ogni settimana facevamo la rassegna stampa dei giornali sportivi. C’era un rapporto sacro tra sportivi e giornalisti, e la città veniva letteralmente catturata, era anch’essa tutt’uno con gli sportivi. Adesso c’è una sorte di distacco, nelle tv nazionali e locali non esiste più un rapporto diretto e affettivo, si è sciolto il legame. Non si sente più l’unione tra il giornalista e la gente, ora è tutto così plastico, c’è una crisi di valori e passioni. Allora c’era una comunità che si impegnava, ecco perché gli stadi erano gremiti di tifosi anche quando si andava male. Una società più semplice, forse, ma poi c’è stata un’involuzione. Non solo a Taranto ma a livello globale, basta dare uno sguardo ai social e come vengono utilizzati.
Come vede la realtà del giornalismo sportivo a Taranto, come qualità dell’informazione, anche tenendo conto della crisi editoriale del periodo…
Non ho una visione negativa della realtà tarantina, nonostante il pessimismo che pervade il mondo del giornalismo a livello generale. Ci sono delle testate che fanno salti mortali per portare avanti la loro realtà, ce ne sono altre improvvisate che vanno migliorate. La crisi dell’editoria parte dall’alto, anche i grandi giornali sono in difficoltà, sfruttano molto i giovani che vogliono avvicinarsi al mondo del giornalismo, e lo fanno in maniera furbesca. Bisognerebbe creare delle scuole che formano a questa professione. Anche noi abbiamo avuto tante difficoltà all’epoca, ma oggi è necessaria una revisione del sistema e del ruolo del giornalismo nel mondo dello sport. A Taranto c’erano buone scuole, la Gazzetta del Mezzogiorno, il Corriere del Giorno, giornali molto validi. Noi abbiamo vissuto in un momento molto positivo del giornalismo, accanto ad insegnanti veri. Adesso manca qualcuno che possa effettivamente insegnare le basi di questa professione. Ci sono tanti giovani brillanti che sanno scrivere e a loro auguro i meglio per questa professione. L’informazione è il sale della democrazia bisogna rafforzare questo settore.
Quali figure giornalistiche l’hanno influenzata e formata nella sua carriera?
In primis Clemente Salvaggio, Direttore del Corriere del giorno. Per me è stato il primo maestro, mi ha scelto e mi è sempre stato vicino. Dino Lo Pane, Franco De Gennaro, Paolo Aquaro, tutti giornalisti della carta stampata che hanno collaborato anche con delle emittenti televisive. Bisogna avere l’umiltà di imparare dall’esperienza già acquisita dei più grandi.