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Maurizio Mazzarella |
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Nel calcio odierno, a differenza di quello del passato nel quale esistevano le bandiere storiche di ogni singola squadra, non vi è più alcuno spazio per i sentimenti. Ognuno persegue il proprio obiettivo, cerca di andare avanti con il relativo progetto messo in piedi, procede con dei programmi precisi senza mai guardarsi indietro. Accade anche nella vita di tutti i giorni, ma il calcio è sempre stato per ogni tifoso ed appassionato di questo sport, il classico porto sicuro dove approdare, la classica valvola di sfogo per mettere da parte tutte le frustrazioni ed i problemi causati dalla quotidianità. Per questo, anche se è palpabilmente mutato, è facile ancora oggi immedesimarsi nei calciatori della propria squadra del cuore e quindi innamorarsi dei propri eroi. Lo è per i bambini ed i ragazzi, come lo è anche per ogni adulto che crede ancora nei valori di questo sport.
Vincenzo Migliaccio non è più un calciatore del Taranto. Dopo quattro stagioni con la maglia rossoblu, lascia lo Ionio per approdare al Barletta, raggiungendo il proprio mentore Marco Cari, suo allenatore nel Giugliano ed anche, come noto, nel Taranto stesso, in quella che è stata la prima stagione con la casacca rossoblu del calciatore campano, quando l’allora direttore sportivo Luca Evangelisti lo prelevò in estate dal Teramo. Sono stati quattro anni intensi, colmi di emozioni, di momenti alti e di momenti bassi, di tanti colpi scena e di periodi ad alta tensione. Migliaccio ha vissuto il momento del cambio di gestione tra la presidenza Blasi e quella di D’Addario, ha sfiorato la serie B nell’ormai famosa finale di Ancona persa per un soffio, salvandosi poi per un pelo nell’anno successivo grazie alla vittoria di Sorrento, in una stagione difficile quanto travagliata allo stesso tempo. In totale il nostro "Vincenzo rossoblu" ha collezionato 108 presenze, andando in rete in una sola occasione nel 2008/09, senza dimenticare poi, la rete messa a segno in quel di Crotone nella semifinale play-off del 2007/08. Non si potrà mai scordare quella sua grande e sentita esultanza con il pugno chiuso in bocca e quella sua lunga corsa di gioia alla Tardelli. Chi conosce bene il Migliaccio atleta, ricorda anche bene l’ormai famosa trasferta di Pistoia nel quale dopo uno scontro fortuito con un avversario nei primi minuti nel match, si procurò una brutta e fastidiosa ferita sul capo che avrebbe messo fuori causa qualsiasi calciatore. Il buon Vincenzo invece, da grande gladiatore, si alzò in piedi e con una robusta fasciatura dalla forma di un "turbante" disputò l’intero incontro, senza mai fermarsi un istante. Doti importanti, che lo hanno portato a resistere anche nei momenti bui di questo Taranto. Migliaccio non si è mai arreso ed ha sempre giocato con professionalità.
Per questo con l’avvento di D’Addario alla presidenza della compagine rossoblu ionica, mai scelta più felice è stata quella di donargli l’onore di indossare la fascia di capitano di una squadra gloriosa. Un onere che il buon Vincenzo ha ricoperto in modo egregio, un merito riconosciuto anche dai suoi stessi compagni. Migliaccio è stato un capitano silenzioso, ma sempre coraggioso, capace di caricare costantemente i compagni nei momenti più difficili ed anche di riprenderli quando era giusto e quindi doveroso farlo. Viene facile nei modi paragonare lo stile di Migliaccio a quello dei grandi nomi del calcio italiano, come a Scirea, Baresi e Facchetti ad esempio, guardando ai nomi storici, ma rimanendo ai tempi odierni, si può pensare immediatamente a calciatori dai grandi valori umani come Del Piero e Javier Zanetti. Con le dovute proporzioni, il nostro Vincenzo rossoblu, non sfigurerebbe affatto accanto a questi campioni del passato e di oggi. Per tutti questi motivi, dispiace davvero tanto che Vincenzo Migliaccio non vesta più di rossoblu, perché era ormai una bandiera del Taranto. Non è certamente giusto giudicare le scelte tecniche della dirigenza ionica in questo momento e non entriamo certamente nel merito, perché solo il campo darà la sua sentenza. Un uomo come Migliaccio però, avrebbe meritato di vestire ancora di rossoblu e di portare conseguentemente la fascia di capitano al braccio, anche se siamo certi che Prosperi o eventualmente Giorgino, sono meritevoli di questo ruolo alla stessa maniera.
Il nostro vuole essere solo un saluto ad un calciatore che per questa maglia ha dato tanto, senza mai fare alcuna polemica, senza mai dire una parola di troppo, semmai di meno. Caro Vincenzo, noi di "Mondorossoblu.it" ti salutiamo, porgendoti il nostro più sentito “in bocca al lupo”, perché siamo certi che anche in quel di Barletta dimostrerai il tuo valore come calciatore, ma soprattutto come uomo. Sicuramente dopo quel brutto infortunio che ti è capitato nello scorso anno, ti rialzerai e tornerai più forte di prima.
Arrivederci Vincenzo, Taranto ti saluta, resterai per sempre nei nostri cuori rossoblu.