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Il tempo se ne va

'Scusa... che ha fatto il Taranto?', rubrica di Marcello Fumarola
   Marcello Fumarola

04 Dicembre 2017 - 13:18

Tempo di lettura: 6 minuti

Pochi i tifosi al seguito del Taranto nella trasferta di Manfredonia. Gli ormai "soliti" striscioni e qualche sintomatica "pettorina gialla" a fare compagnia ai supporter rossoblu.
Cazzarò schiera Pera/Aleksic coppia offensiva, conferma Rosania in difesa (spesso più lento di "Only you") e al fianco del rientrante Galdean conferma Corso, perché, come sappiamo bene, "sopra la panca la Capua campa". L'esordio dei due nuovi arrivati è rinviato ad altra occasione.
In campo la maglia nera la indossa il Taranto ma dovrebbe essere appannaggio del diciottenne portierino dauno che si chiama Grasso e, per il Taranto, è davvero grasso che cola. Grave la sua incertezza che permette ad Aleksic di segnare il classico "gol dello spogliatoio"; a porta vuota, stavolta quasi impossibile da sbagliare.
Pera si muove bene e serve un assist "a parti invertite" a Corso che purtroppo cincischia e ciabatta sul portiere in disperata uscita.
Il campo di Manfredonia è particolare, soprattutto per le sue dimensioni da "calcio a 8 allargato".
Basta cosi un errore a centrocampo per ritrovarsi con l'avversario pericolosamente al limite dell'area; Rosania ricorre al fallo e sulla conseguente punizione "La Porta cerca la porta" due volte, ma prima la barriera e poi Pellegrino non gli... aprono.
Il Taranto gigioneggia un po' e a Cazzaro questo non va proprio bene. In campo succede ben poco ed il gesto tecnico più bello è proprio quello del mister rossoblu, che al 34simo si esibisce in un colpo di tacco al volo su un pallone arrivato nei pressi della panchina jonica.
Il primo tempo che si chiude evidenzia i limiti di un Manfredonia decisamente senza idee e nemmeno troppo aggressivo. Il Taranto è in controllo (anche troppo) ma sembra non avere lo sprint e la convinzione per trasformare una evidente superiorità tecnica in occasioni da gol.
L'inizio ripresa è a dir poco traumatico per i nostri: sempre il 9 dauno, La Porta, va vicino al pari ma un Pellegrino versione calcio a 5 gli risponde a dovere respingendo in corner. Sul tiro dalla bandierina il direttore di gara concede, pero', un calcio di rigore intravedendo il classico "fallo di confusione"; stavolta La Porta è perfetto nella esecuzione. Forse l'esultanza di qualche giocatore sipontino infastidisce Palumbo che "alza le ali" (ma non solo quelle) e colpisce un avversario sotto gli occhi dell'arbitro che gli mostra il rosso diretto. Punteggio sul pari ma, grazie a Palumbo, "ai punti" vincerebbe Il Taranto. Battute a parte, l'esuberante centrocampista rossoblu dovrebbe seguire solo ed esclusivamente gli insegnamenti (calcistici) del proprio mister; esibirsi in altri sport non farà bene alla sua carriera di calciatore.
Pochi minuti e, ancora su corner, Amendola "doppia" Bilotta in velocità e calcia liberissimo ma Pellegrino è ancora miracoloso. C'è nervosismo e anche D'Aiello rimedia un giallo. Cazzarò inserisce un lottatore come Ancora al posto di Aleksic;
nel frattempo si rischia ancora...e sempre da calcio d'angolo.
Il Taranto "palla a terra" è più forte anche in 10 contro 11 e mette Crucitti solo davanti alla porta al termine di una bellissima manovra; potrebbe concludere ma vede Pera libero al centro e prova a servirlo; il suo raffinato altruismo risulta purtroppo eccessivo ed il Manfredonia si salva in extremis.
È il momento di Pera che punta De Giosa e conquista una preziosa punizione sul vertice destro dell'area di rigore;
per Crucitti è l'occasione del riscatto ed il numero 8 rossoblu non delude: parabola deliziosa e Taranto nuovamente in vantaggio.
La panchina che si riversa in campo per festeggiare il gol è un bel segnale di condivisione e convinzione.
Su una rara (ma grave) incertezza di Pellegrino il Manfredonia realizza il pareggio e la bandierina che si alza a segnalare il fuorigioco è salvifica. Dalle immagini resta qualche dubbio, ma la telecamera non è in linea, il guardalinee invece si e quindi..."w il guardalinee"!
Il Manfredonia preme e crea anche qualcosa, ma più "di nervi" che altro.
Cazzarò fa esordire Favetta che va a sostituire Manuel Pera

Mister Baratto inserisce invece il "suo Genchi" (classe 2000) a mò di spauracchio per la retroguardia rossoblu.
Capitan D'Aiello chiama sovente "la linea" e gli avanti del Manfredonia cadono sistematicamente nella trappola del fuorigioco; sino a quando un altro "colpo di sonno" consente al subentrato Rinaldi (il famoso Rinaldo in campo) di raccogliere un pallone sulla destra, in piena area di rigore, e rimetterlo n mezzo dove capitan De Giosa realizza il pari con un calibrato colpo di testa, a punire una difesa rossoblu impegnata in un inopportuno "1,2,3...Stella!
I gasatissimi giocatori locali difendono il prezioso punto con molta grinta, anche troppa ed i cartellini fioccano. Il Taranto si ripropone pericolosamente sempre su calcio piazzato di Crucitti, ma il tempo a disposizione è davvero poco e finisce così; un punto contro la penultima in classifica e la vetta che cambia padrone ma si allontana ulteriormente; un po' come i nostri che, a fine partita, dimenticano il "terzo tempo" con gli avversari a centrocampo e ritornano (non tutti, però) sui loro passi per il saluto ai tifosi presenti; saluto che non viene certo "cordialmente ricambiato".
Scrivere ora che un Miale negli ultimi minuti poteva essere utile, che qualche sostituzione poteva dare freschezza, lucidità e soprattutto ottimizzare ed anestetizzare i minuti di recupero diventa troppo facile ma è, purtroppo, tristemente vero.
E ripetere il concetto che la rimonta non è ardua solo dal punto di vista matematico, ma soprattutto per le difficoltà di una squadra che troppo spesso sembra specchiarsi e cullarsi nel suo discreto palleggio, ha stancato anche il sottoscritto.
Il Potenza, che domenica scenderà proprio allo Iacovone, conferma la sua crisi e perde il primato; ma nel momento in cui avremmo potuto davvero riaprire il campionato, abbiamo raccolto due punti contro due squadre decisamente modeste ed imbottite di ragazzini. Diverso, ad oggi, il piglio di una Cavese o dello stesso Cerignola.
Il cambiamento, l'inversione di tendenza, sembra un obiettivo rinviato a data da destinarsi sempre rimandabile, in campo come fuori.
Noi continuiamo ad aspettare ma, lasciatemelo dire, il caffè freddo ci piace solo in estate e qui c'è un lungo inverno da affrontare.
Copriamoci bene, che se "cadiamo malati", a Capodanno ci buttano giù dalla finestra.

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