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Specchio riflesso

L'appuntamento infrasettimanale con 'In Tifo Veritas' è, per ovvi motivi...
   Marcello Fumarola

23 Marzo 2017 - 13:15

Tempo di lettura: 3 minuti

L'appuntamento infrasettimanale con "In Tifo Veritas" è, per ovvi motivi, un pò particolare e decisamente condizionato dall'ultimo traumatico evento. A dire il vero non ci sarebbe la serenità, l'idoneo stato d'animo e soprattutto la voglia di commentare il momento attuale e, in particolare, quanto accaduto ieri pomeriggio allo Iacovone. Facile sarebbe ora ribadire che quel duro comunicato emesso domenica sera dalla società (peraltro, chissà perché, anche "a nome" dei tifosi e della città intera...) si poteva e si doveva evitare.

Credo basti ed avanzi, in tal senso, il severo giudizio espresso in merito dallo stesso presidente Gravina, nonché le parole del rappresentante AIC, Calcagno. Facile ora, dopo l'aggressione, condannare quel comunicato di cui pochi avevano, sempre sino a ieri pomeriggio, rimarcato l'inopportunità. Ancor più facile fare i moralizzatori, chiedere di abbassare i toni, addossare responsabilità a destra e a manca. Tanti estemporanei saggi e sermonisti dovrebbero forse ripassare la parabola della pagliuzza e della trave. Ma oggi, anche questo importa ben poco.

Chi si è reso protagonista di tale violenza, se mai abbia potuto pensare che in questo modo si sarebbe risolto qualcosa, sappia invece che si è riusciti soltanto ad infangare (ulteriormente?) la nomea della tifoseria rossoblu e realizzare l'autolesionistico obiettivo di creare alibi a tutti coloro che ne avevano (eventualmente) bisogno. Il silenzio è, forse, al momento, la soluzione migliore; in attesa non so neanche più di chi o di cosa, forse della parola fine. Perché il calcio a Taranto rispecchia sempre più tristemente la realtà cittadina: rassegnazione, diffidenza, mancanza di confronto e quindi di crescita, entusiasmo zero, rispetto e senso civico sconosciuto. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, certo, ma sicuramente in proporzione al ruolo rivestito e alle azioni condotte durante tutta la stagione. Tutti, dai giocatori alla società, dalla fondazione ai tifosi (dei quali orgogliosamente faccio parte) per arrivare a chi ha agito (?) ieri.

Resta l'anomalia di quel comunicato al quale ha fatto seguito un'aggressione della quale arrivano versioni contrastanti; alcune molto meno catastrofiche di quanto inizialmente riportato (si passa dalle mazze e coltelli delle prime notizie agli schiaffi e spintoni delle successive)... ma anche questo, capirete, conta davvero poco. Conta molto più, a mio avviso, la decisione di non giocare domenica. Sicuramente una sconfitta per tutti.

Qualcuno mi ha fatto anche notare che dopo un analogo episodio, lo scorso anno a Foggia, la squadra ha reagito vincendo la Coppa Italia di categoria e fallendo di un soffio la promozione. Ma Taranto non è Foggia e lo abbiamo potuto purtroppo constatare già 4 o 5 anni fa, quando nella città dauna si centrò l'obiettivo ripescaggio. E forse è solo la rabbia del momento, lo sconforto, il forte senso di vuoto a farmi scrivere questo, ma per quanto mi riguarda, a queste condizioni, possiamo anche non giocare più, perché di gioco non c'è proprio più nulla.

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