L'ultima volta che l'Italia aveva vinto i Mondiali era il 1982. Negli occhi di un ragazzino dodicenne Bearzot, con la sua pipa, rappresentava il vecchio saggio al quale non avresti comunque potuto dir niente. E quella squadra costruì un successo ai limiti del miracoloso sulle macerie di una contestazione e dello scetticismo generale che portò addirittura al silenzio stampa.
Lippi nel 2006 rappresentò una figura diversa; molto meno saggio ma molto più motivatore.
Un filo lungo 24 anni legava quelle due Nazionali; anche in questo caso si arrivava all'appuntamento con il morale (ma non solo) a pezzi, a seguito dell'ennesimo scandalo abbattutosi sul nostro calcio.
E qualche "luminare del pallone" avrebbe volentieri esonerato il commissario tecnico toscano proprio alla vigilia della competizione.
Anche in questo caso, l'Italia che non ti aspetti ma ancor più...l'Italiano che non ti aspetti:
Fabio Grosso, umile "laterale sinistro" che diventa protagonista con il rigore procurato contro l'Australia, lo splendido gol, a pochi minuti dalla "lotteria dei calci di rigore", segnato proprio in faccia ai tedeschi e l'ultimo, decisivo, penalty in finale a punire l'arroganza francese che, davanti a tanta insolenza, aveva perso la testa (vero Zidane?).
Un trionfo ottenuto partendo, ancora una volta, dalle macerie e non a caso quella Coppa del Mondo viene alzata al cielo da un grande capitano, figlio del Sud, figlio di una terra in cui saper soffrire...diventa un'arte.

"A Berlino che giorno è" cantava Garbo quando i figli di Bearzot trionfarono in Spagna.
9 luglio 2006, a Berlino è un giorno azzurro; è il giorno dell'Italia... Campione del Mondo!