#ERASMO40

Valdevies, 'Con Iacovone, forse saremmo potuti andare in Serie A...'

'Al Taranto segnò la bellezza di 19 gol in 53 partite'
   Emiliano Fraccica

05 Febbraio 2018 - 19:13

Tempo di lettura: 3 minuti

SEI PRATICAMENTE L’ARCHIVIO STORICO DEL TARANTO, TI RICORDI IN QUALI CIRCOSTANZE IACOVONE SBARCÒ A TARANTO?
"Innanzitutto è bene ripercorrere i primi passi di Erasmo nel mondo del calcio. Comincia a giocare nell’Albula Tivoli, poi passerà all’OMI Roma, quella che in seguito diventerà Lupa Frascati. Il suo debutto con l’OMI Roma risale al 29 novembre del 1970. La partita finisce 3 a 0 per l’OMI e il referto racconta di un “belissimo cross di Mazza al 24’ sul quale svettava Iacovone che incornava di testa mettendo in rete”. Diciamo che quando Iacovone venne acquistato dal Taranto dovette aspettare almeno una settimana per giocare al Salinella. Fu infatti acquistato dal Mantova alla fine dell’ottobre del ’76, ma dato che il 31 ottobre il Taranto giocava a Novara Erasmo andò direttamente lì a raggiungere i nuovi compagni di squadra. Fu un acquisto fortemente voluto dal presidente Fico, Iacovone era ambito da diversi club, ma riuscì a convincerlo. Contro il Novara la partita finì 1 a 1, e il gol del Taranto, manco a dirlo, fu segnato dal nuovo acquisto Erasmo Iacovone".

QUANTO TEMPO IMPIEGÒ PER ENTRARE NEL CUORE DEI TIFOSI?
"Secondo me ci entrò sin dalla prima settimana. A Taranto non lo avevano ancora visto e già sbagliavano il suo cognome (alcuni lo chiamavano Iacovoni, altri Jacovone), ma il gol all’esordio contro il Novara, e poi la marcatura in casa contro il Lecce fecero innamorare subito la tifoseria di lui. Era sempre allegro, si sapeva far amare, mai stato sopra le righe. Fu espulso una sola volta, ma in quel caso fu l’arbitro a fare confusione, il cartellino rosso infatti sarebbe dovuto andare a un suo compagno di squadra. Al Taranto segnò la bellezza di 19 gol in 53 partite, una media di quasi un gol ogni tre partite, tantissimo per quell’epoca, gli anni ’70, di calcio difensivista e di attacchi sterili".

COSA RICORDI DI QUEL 6 FEBBRAIO?
"Ricordo la notizia, noi eravamo a scuola. Eravamo increduli. Cercando di saperne di più e non avendo cellulari, spingemmo per andare in presidenza per fare qualche telefonata. Taranto restò scossa dall’evento, in quel momento tutta la città stava vivendo il sogno della possibile promozione in Serie A, sogno che rimase tale anche e soprattutto per questo tragico evento. Prima dell’incidente i rossoblu erano a un punto dal terzo posto, Erasmo era capocannoniere della Serie B. Probabilmente con Iacovone ancora con noi ce l’avremmo fatta ad arrivare in Serie A, Erasmo sarebbe stato acquistato da qualche squadra blasonata e con i soldi della sua cessione il Taranto avrebbe avuto i mezzi per puntare a una tranquilla salvezza nella massima serie. Ma tutto questo possiamo solo immaginarlo".

COME SI ARRIVÒ AL CAMBIO DEL NOME DELLO STADIO?
"Venne deciso qualche giorno dopo dal presidente Fico, ci fu una riunione della commissione comunale e la scelta venne approvata all’unanimità. Non fu secondo me un gesto di pura emotività, bensì un enorme segno di identificazione dei tifosi".

QUANTO CONTA ANCORA IL RICORDO DI ERASMO PER LE NUOVE GENERAZIONI?
"Credo che tanta gente che non l’abbia visto giocare sia comunque attaccata al mito di Erasmo, si chiede a quelli più anziani perché lo stadio sia dedicato a lui, ed è sempre un piacere riascoltare la sua storia. In questo momento storico si sono però persi tanti tifosi: i giovani sono attirati dalla Serie A, dal calcio internazionale. C’è da dire che quarant’anni fa si aspettava la domenica per andare a vedere LA partita, ora grazie allo spezzatino di partite ogni giorno in tv si può vedere un match diverso. Contro il Cerignola per esempio c’erano 8000 persone ma non tutti sono tifosi abituali, è stato il prezzo ribassato ad attirarli".

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