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Angelica Grippa |
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Ermanno Pieroni è stato direttore sportivo di un Taranto che vedeva allora Carelli presidente, figura di spicco nel panorama tarantino. Ha ottenuto grandi risultati anche in altre piazze importanti, come Messina e Perugia, portando quest'ultima persino in Europa. Con Il Taranto ha vinto un campionato di Serie C e ha sfiorato la Serie B, perdendo ai play-off in quella partita maledetta con il Catania che ha segnato le sue sorti, tanto quanto quelle dell'intera società. A lui subentrò Blasi e si aprì una nuova era. Apprendiamo i progetti di un uomo dal gran carisma tra ferite e desideri per il futuro, una mera confessione ai microfoni di MRB.it.
Entriamo subito nella vivo dell'intervista, ciò che più ci sta a cuore, voci di corridoio a Taranto parlano di supporto a Massimo Giove da parte di Ermanno Pieroni, cosa c'è di vero?
"Intanto la ringrazio dell'occasione che mi da per chiarire bene la mia posizione. Intendo assolutamente smentire che ci possa essere qualsiasi collegamento, in quanto ho dichiarato che avrei fatto ritorno a Taranto una volta risolte le questioni legate a problemi patrimoniali. Ora entriamo nello specifico, dopo 12 anni ho vinto forse una delle battaglie più importanti della mia vita. La corte d'appello di Ancona, tribunale fallimentare, ha revocato quella che era un'ingiusta sentenza di fallimento decretata nel 2005 alla mia persona fisica. A seguito di questo all'epoca ho perso l'intero mio patrimonio, ben 7 immobili di proprietà, conti correnti, la barca, oltre a tutti i danni a livello professionale e a livello mediatico che ho subito. Adesso finalmente, anche se dopo tanto tempo, ci sono stati giudici onesti che hanno riconosciuto che all'epoca quella sentenza era iniqua. Questo ha come conseguenza che tutto ciò che era all'epoca il mio patrimonio dev'essere restituito. Detto questo, quando ho dichiarato che la vicenda Taranto mi è rimasta sempre nel cuore e non lo posso nascondere, che è ne rimarrò sempre legato, in primis perché ci vivono i miei figli, Luciano ed Edoardo, secondo per essere stato ammaliato e conquistato da questa città. Qui ho trascorso momenti meravigliosi e finali molto onerosi e difficili, ma sottolineo che pur di scrivere il Taranto alla Lega Pro nel lontano 1 luglio 2004, il sottoscritto ha fatto un grande sacrificio economico. Ho versato nelle tasche del Taranto 1 milione e 200mila euro cash ed ho rinunciato alle proprie anticipazioni personali per fare la ricapitalizzazione e coprire le perdite di bilancio che erano ben 2 milioni e 300mila euro. Versate da me e dalla società fiduciaria, Reseco, che è tarantina, dove ho avuto la fortuna di conoscere una grande professionista come il ragionier Locascio che può testimoniare quello che fu il mio sacrificio. Riassumendo, nel Taranto non ho messo solo il cuore, la competenza calcistica, ho messo ben 6 milioni di euro. Dopo questo sacrificio compiuto il 12 luglio 2004 a distanza di 3 mesi la società mi è stata sottratta per il fallimento a seguito della vicenda Ancona calcio, e chi se lo è aggiudicato lo ha preso pulito senza un euro di debito a 250mila euro. Aggiungo che è stato anche bravo perché ha fatto dei risultati sul campo, anzi Blasi è stato bravissimo poiché capace di venderlo in seguito a 3 milioni di euro, se non erro, a D'Addario. Fatta questa precisazione e tornando alla domanda, le dico che ci sarà il momento in cui Ermanno Pieroni tornerà a prendere quello che sento ancora in parte suo, al di là del puro discorso patrimoniale, è una scommessa con me stesso. Arriverà il giorno in cui sarà possibile, e sottolineo che non è ora, poiché non ho nessuna partecipazione nel presente in questa società. Ho colto la palla al balzo quando su facebook citavano le dieci città importanti d'Italia che non hanno mai avuto la Serie A, e da qui son partito per dire che sarebbe una bellissima scommessa per me se un giorno guidando il Taranto si realizzasse. Così è nato un grande dibattito, non le nascondo che in questi giorni mi hanno chiamato decine di persone, essendo stato Giove il presidente del mio Taranto, in cui ero azionista di maggioranza con il 60%. In quel periodo lui aveva il 10% e nonostante questo gli ho dato la possibilità di fare il presidente. Quindi all'epoca c'è stata questa collaborazione che oggi non c'è, posso solo dire forza Taranto e fargli un grande in bocca al lupo perché sono i risultati che mi stanno a cuore. Ma io non ho assolutamente nessun rapporto economico né presente e ne progetti futuri con Giove".
Ma quali sono i rapporti attuali con Massimo Giove?
"Non lo sento da anni, e non conosco la sua situazione professionale. Sono passati tantissimi anni e non ho mantenuto alcun rapporto con lui".
Ma se Massimo Giove dovesse richiedere un suo aiuto, la sua risposta sarebbe positiva?
"Le ho già risposto indirettamente, quando sarò pronto entrerò in pista e tornerò a prendermi questa rivincita sportiva. Ho avuto una grande perdita economica, e negli ultimi due anni io per amore del Taranto non l'ho abbandonato e pur essendo ancora proprietario del solo 60% ho fatto fronte solo io alle ingenti spese necessarie. Oggi io non son pronto per affrontare in maniere seria qualsiasi discorso di acquisizione di società calcistica. Il giorno in cui avrò le spalle coperte economicamente parlando, poiché il danno che ho subito è stato gravissimo, e solo rientrando in possesso di quello che era mio, mi potrò rimettere seduto, e vagliare le possibilità che mi saranno offerte. In tutto questo è normale che Taranto rappresenti una scommessa che valuterei in primis".
Quindi ci sta dicendo che fra i suoi sogni c'è quello di riportare il Taranto ai livelli che gli spettano, o meglio che spettano ad una città così importante?
"Si, è proprio così. Mi auguro possa succedere, dove non sono riuscito all'epoca. Il discorso si interruppe su un'ingiusta promozione del Catania ai danni del Taranto calcio. Posso dirle francamente che il Taranto arrivò secondo in classifica nel doppio confronto, meritava il pari anche all'andata. Le faccio notare che a Catania vinsero 1 a 0 ma fu annullato un goal regolarissimo, poi ci fu uno 0-0 al ritorno, una partita non giocata. Credo incise qualcosa in alcuni giocatori del Taranto, non ho le prove, ma sicuramente il giorno che le avrò presenterò io un esposto in tribunale a Taranto. Ci ho provato in tutti questi anni e non le nascondo che qualche sospetto ce l'ho di persone che si son prestate. Ripeto non ho le prove, né mi posso prendere una condanna per calunnia. Ma è una qualcosa che non ho mai lasciato invano, e ho tentato in tutte le maniere di poter arrivare alla verità. Non ci sono ancora riuscito perché nessuno parla, c'è omertà anche fra gli stessi giocatori. Concordo su una questione con la tifoseria tarantina, quel giorno sicuramente non è stata disputata una partita regolare. E' qualcosa che non dimentico, certo è che ha segnato il destino del Taranto. Quell'anno il famoso giugno 2002 se c'era una società che merita la B era proprio il Taranto".
Quindi ai tifosi che serbano ancora rancore per quella famosa finale, cosa vorrebbe dire?
"Il rancore è giusto che ce l'abbiano, ce l'ho anch'io. Se qualcuno mi aiutasse a far luce sulla vicenda incriminata oscura e tenebrosa che non ha solo danneggiato me dal punto di vista professionale, andrei avanti. Le faccio notare che il danno che ho dovuto subire perdendo la Serie B, a livello patrimoniale, non ha prezzo. Ma è stato grande soprattutto il danno che ha ricevuto la società, quel giorno era in festa tutta in rossoblu l'intera città, ricordo i 35.000 tifosi allo stadio e l'arbitraggio alquanto discutibile, ricordo tante situazioni strane, ma ci vogliono prove. Magari ci andrò insieme ai tifosi tarantini in procura a fare la denuncia ma ho bisogno di prove certe, ho anche provato a chiederle ad alcuni calciatori del Taranto che militavano in quella squadra, perché loro per primi dovevano parlare. Cazzarò per me è serio, un bravo ragazzo gli faccio i miei auguri e si è preso un'eredità non molto facile in questo momento. Però Ermanno Pieroni aveva l'interesse al contrario di quello che è successo. Il primo che insinua che sia responsabilità mia solo perché sono stato tesserato per 7 anni con il Perugia gli dico che si sbaglia altamente. L'azienda Taranto era mia, i soldi ce li ho messi io, Gaucci è stato un mio nemico sportivamente parlando, hanno tanto insinuato su di me pur avendo lasciato anni prima il Perugia. Ho investito milioni di euro, immagini se potessi regalare qualcosa a qualcuno. Io ho perso con quella maledetta partita sulla carta 20 milioni di euro, quello che poteva essere il patrimonio di una squadra che milita in B. Sembro sereno ma dentro ho ancora il dente avvelenato per le accuse che qualcuno fuori di senno (scusatemi per l'espressione), ha innescato con chiacchiere da bar senza essersi documentato. Perché in tante occasioni ho dimostrato la validità di ciò che sostengo sui social o altrove anche attaccando lo stesso Gaucci. Tante domande che ho fatto sperando che qualcuno mi querelasse, così in tribunale avrei avuto modo di fare luce, ma nessuno ha dato seguito perché non hanno interessa a farlo. Il Taranto ha passato un brutto momento, con tanti veleni e io mi sono un pò disamorato. Quando lei mette soldi e viene anche contestato ingiustamente, ho tenuto fede agli impegni per la mia etica professionale ma potevo fare come Giove e gli altri soci che si sono dissociati. Parlare è facile ma i fatti hanno dimostrato il contrario. Tengo a dirle una cosa, in quegli anni Ermanno Pieroni, nella sua gestione, ha portato il meglio del meglio nella storia del calcio tarantino degli ultimi 20 anni. Calciatori che hanno militato in Serie A e in B, minimo una decina ed è inutile citarli tutti. Dopo i miei anni di gestione quanti sono stati i calciatori del Taranto che sono giunti alla massima serie, quasi nessuno. Questo per sottolineare anche il livello tecnico del calcio a Taranto di quegli anni, con quanta passione, quanta competenza che gli altri magari non hanno avuto in seguito. Ho regalato a questa città tanto, rimarrò sempre profondamente legato, mi innamorai nel lontano '89 quando arrivai a fare il direttore con il grande presidente Donato Carelli che ricordo con grande affetto. Vincemmo un campionato che fu un record con 48 punti. Nel 2000, pur avendo già la proprietà dell'Ancona, decisi di acquisire i 60% del Taranto. Erano in serie D, mi mossi grazie alle mie grandi amicizie, e ne ho tantissime nel mondo del calcio, e fummo ripescati. Ricordo quando proprio con Massimo Giove tornando da Roma e dalla Federazione in auto ci aspettava una città con 10mila tifosi festanti con il sindaco Di Bello che festeggiò con noi il ritorno del Taranto in C. Da queste mie parole traspare l'amore verso questa città, una meravigliosa e grande città che soffre. Questa maledetta situazione dell'Ilva che non si risolve mai, mi auguro che si possano risolvere tutti i problemi non solo sportivi, perché ci sono quelli molto più importanti".
Un mero giudizio sulla situazione attuale del Taranto calcio.
"Ho imparato una cosa nel calcio, che ci sta da 50 anni, che bisogna avere rispetto delle persone che mettono i soldi, perché senza il mecenatismo di tanti dirigenti il calcio nelle piccole società non avrebbe seguito. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con la dottoressa Zelatore e Antonio Bongiovanni e in alcuni occasioni scendendo a Taranto li ho frequentati e ho mangiato dell'ottimo pesce con loro. Li rispetto a livello professionale e umano, calcisticamente purtroppo i fatti non sono andati a loro favore. Bisogna fare qualcosa, io gli auguro ogni bene, a loro e al Taranto calcio a partire da quest'anno anche con questo straripante Potenza. Bisogna comunque tentare, c'è un campionato intero da disputare".