
foto Roberto Orlando
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Roberto Orlando |
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Poco meno di un anno alla cerimonia di consegna del nuovo stadio Iacovone da parte del Commissario ai Giochi Massimo Ferrarese, che con puntualità pubblica sui social notizie e foto dell'andamento dei lavori nel cantiere dell'impianto sportivo del rione Salinella. Dopo aver sventrato il primo anello di tutti i settori, smontato le torri faro, la copertura della tribuna, aver iniziato gli scavi delle fondazioni della nuova copertura, trasformando le tribune in un immenso scheletro, c'è qualcosa che ancora resiste: il tabellone luminoso.
L'avveniristico (!) tabellone luminoso fu installato nel 1997 in occasione dei Giochi del Mediterraneo di Bari: l'impianto jonico ospitò nel giugno di quell'anno Grecia – San Marino (4-1), Spagna – Bosnia (0-0) nonché la semifinale Turchia – Grecia (1-0). L'eredità di quei giochi funzionò per qualche altro anno, compagno di domeniche passate tra la serie D e gli ultimi veri sussulti di calcio nel 2004. Che bello che era leggere lì i nomi di Riganò, di De Florio e degli altri marcatori rossoblù, illuminati dai led gialli su fondo nero.
Che poi, di luminoso non c'è più niente almeno dal 2007: anche grazie ad alcuni appassionati che seguono e aggiornano sui lavori dello Iacovone su Facebook, ci si è ricordati che l'ultima volta che il tabellone ha segnato una rete, questa è stata quella di De Liguori all'89' di Taranto – Rende, l'11 giugno 2006. Da allora in poi, dopo nove anni di onorato servizio, nessun segnale di vita per 19 lunghissimi anni. Nessuna formazione ufficiale, nessun cartellino giallo, nessun goal: solo un nero mutismo di un oggetto che è diventato un inutile suppellettile appollaiato in curva sud.
In verità nei primi mesi di presidenza Giove, tra il 2017 e il 2018 ritornò in auge la sua ristrutturazione o sostituzione: fruscio di scopa nuova, alla fine. Tanto che alla fine diventò quasi una barzelletta, l'ossessione di chi vedeva in questa operazione targata Giove-Montella la rinascita calcistica del Taranto. Nelle trasmissioni e sui social ci si chiedeva quando si sarebbe rivisto il nuovo tabellone, dalla società si parlava di dimensioni (3x6, 6x18 e chi più può, la spari più grossa ancora), di prezzi (entro i 40mila euro, così il Comune può fare l'affidamento diretto, dicevano), di tempi di consegna (“a dicembre”… si, ma di quale anno?). E c'era anche chi ci credeva. E intanto, tra alti e bassi del Taranto targato Massimo Giove, il tabellone era ancora lì, nero, spento, immobile, monolitico.
Il nostro pesce d'aprile nel 2020, in piena pandemia, fu quello di far rivivere, per un giorno il tabellone della curva sud. In fondo, un po' tutti ci eravamo affezionati a questo oggetto che nessuna amministrazione comunale è riuscita a resuscitare e nessuna chiacchiera societaria è stata capace di una definitiva rivalsa contro gli avversi Dei.
Veder smontare oggi pezzo per pezzo lo stadio e osservare che il tabellone ancora resiste come il soldato giapponese nella giungla, come l'ultimo dei Mohicani, fa in fondo sorridere. Perché mentre tutto intorno cambia interamente il paesaggio, mentre lo stadio è pronto a diventare il simbolo di una nuova era per l'impianto comunale, c'è un pezzo di passato carico di significato che ancora resiste.
Un po' come il Taranto di Giove, che resiste in attesa della gru (giuridica, probabilmente, in questo caso), che lo butti giù per sempre. Ecco, il contrappasso dantesco. Anzi, giovesco.
Addio tabellone luminoso!