
foto Luca Barone
foto Luca Barone
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Roberto Orlando |
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Tanto tuonò che piovve. I tifosi del Taranto aspettavano il verdetto del TFN come una sorta di liberazione dal tanto, troppo schifo che ha circondato i colori rossoblù negli ultimi tempi. I rossoblù sono stati esclusi dal campionato di serie C e si chiude così una pagina dolorosa del calcio jonico, la più buia della storia quasi centenaria del pallone rossoblù.
Dove non sono arrivate le contestazioni a mandar via tutto il carrozzone targato Massimo Giove, ci ha pensato il Tribunale Federale; stipendi non pagati, bugie, mille espedienti per sopravvivere, il maledetto orgoglio che acceca e offusca la mente, la terra bruciata attorno allo Iacovone. I tifosi raccolgono le macerie di sette mesi di distruzione totale e di umiliazioni e adesso cercano una nuova ripartenza.
Una ripartenza lontana dai soliti nomi, dalle solite facce, dai soliti cliché visti negli ultimi vent'anni a Taranto. Sullo sfondo, mentre si cercherà di ripartire almeno dall'Eccellenza (e per questo scenario si dovrà anche attendere l'elezione del nuovo Sindaco), il cantiere dello Iacovone. Lo stadio, o più precisamente, lo stadio che verrà, fa già gola a tanti, dagli affaristi ai cialtroni, fino a gruppi seri e capienti, che già hanno subodorato le potenzialità del nuovo impianto cittadino.
Adesso la comunità tarantina tutta deve pretendere la massima serietà attorno al nuovo Taranto. Esigere garanzie, progettualità, professionalità. Non la solita minestra riscaldata di improvvisati salvatori della Patria, oppure vecchie cariatidi che vantano successi e nascondono fallimenti. Taranto ha bisogno di entrare in una dimensione di civiltà e cultura superiore, senza divisionismi, senza parrocchie da accontentare e difendere. L'era Giove ha allontanato le coscienze critiche, accarezzato lacchè ed interessi di botteguccia, tirato l'acqua al suo egoistico mulino. Che sia di esempio per tutto ciò che il calcio non deve essere.
Come l'araba fenice, Taranto rinasci.