
Ezio Capuano - foto Luca Barone
Ezio Capuano - foto Luca Barone
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Corriere dello Sport |
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Ezio Capuano, il Taranto ricomincia da lei: contratto triennale e mansioni ampliate. È la grande chance della sua carriera?
«Io sono fiero di quanto realizzato nel mondo del calcio: avrei potuto allenare in altre categorie, ma ho pagato a caro prezzo il mio carattere. Orgogliosamente, però, non ho mai barattato, e mai lo farò, la mia libertà per un contratto: non sono uno yesman, altrimenti sarei rimasto sereno nella mia Pescopagano. Quello di Taranto, più che una chance, è un riscatto: fui esonerato nel 2001 a -1 dal primo posto, sono tornato prendendo tra le mani una squadra che tutti davano per retrocessa e invece, con lavoro e serietà, abbiamo sfiorato perfino i playoff. Ora si apre un ciclo triennale: da giorni sono in giro per l'Italia con l'intento di costruire una squadra simpatica, puntellata a dovere in alcuni reparti e rimpinguata con profili under provenienti dai settori giovanili più importanti d'Italia. Non prometto né la B, né la Champions, ma faremo di tutto per migliorare il risultato dello scorso campionato».
Mister, per un solo momento ha temuto di non riuscire a salvare il Taranto?
«I momenti incriminati sono stati due. Dopo la sconfitta di Foggia dissi che ce l'avrei fatta assumendomi una grande responsabilità in quell'istante e anche dopo il ko interno contro il Picerno ebbi paura di non farcela. Ma la paura convive con il coraggio e io ho avuto coraggio e l'ho sconfitta. Non solo ci siamo salvati in anticipo, ma avremmo meritato di disputare gli spareggi. Adesso bisogna cancellare il passato e prefissarsi di migliorare».
Diversi pezzi pregiati in organico, su tutti Antonini, Vannucchi e Bifulco: qual è la loro situazione?
«Sono tutti incedibili, per noi rappresentano i pilastri attorno ai quali costruire il Taranto del futuro. È chiaro, non dipende soltanto da noi: dinanzi a una buona offerta, la stessa verrebbe valutata. Prendo l'esempio di Antonini: andrà via in caso gli si presentasse la grande chance della vita, ma non lo cediamo mica al primo acquirente. In più, siamo a lavoro per riportare Tommasini a Taranto, anche se sarà determinante il parere del Pisa».
Calciatori in scadenza, ad esempio Formiconi, altri legati in maniera pluriennale: in che modo agirete?
«Ogni calciatore del Taranto dello scorso campionato meriterebbe un triennale, ma in Lega Pro esiste una lista e bisogna tenere conto anche del minutaggio, parametro di fondamentale importanza per una società. A quel punto sei dinanzi a un bivio: o ragioni col cuore o con razionalità. E il cuore, purtroppo, va lasciato da parte: non puoi sbagliare nulla e sei costretto a fare delle scelte legate anche all'aspetto anagrafi co. Al momento siamo alla ricerca di profili classe '03 e '04 da assemblare al meglio nel gruppo».
E per quanto riguarda i calciatori rientranti dai prestiti? Sul tavolo anche diverse situazioni particolarmente annose.
«Se con alcuni di loro (Infantino e Guida, ndr) non si giungerà alla risoluzione dei rispettivi contratti, non faranno parte della lista e rimarranno ai margini del progetto. Discorso differente, invece, per La Monica. Ci tengo a chiarire che è stato il calciatore a voler andare via a gennaio perché altrove avrebbe trovato maggiore spazio, ma lui gode della mia stima illimitata e in più è anche under».
Quest'anno ritiene di aver valorizzato qualche calciatore del Taranto?
«Ho ripercorso un po' quanto fatto ad Arezzo dove lanciai gente come Monaco e Tremolada: spesso, però, vengo riconosciuto soltanto come il mentore di Parisi che oggi ha un valore di 25 milioni di euro. A Taranto, credo di aver dato lustro a molti calciatori: Mastromonaco rappresenta la mia vittoria più grande perché l'ho rigenerato, ma hanno fatto bene anche diversi under come Mazza e lo stesso Evangelisti. Vincere con squadre che costano una miriade di soldi è semplice, noi vogliamo programmare con idee e competenza provando a pareggiare l'aspetto economico/finanziario di altre realtà».
Mister, per lei anche la mansione di responsabile dell'area tecnica: sfida affascinante, ma anche molto impegnativa.
«Ci tengo a sottolineare, però, che non sarò da solo nel compito: ci sono diversi miei collaboratori fi dati che mi stanno dando una grossa mano e che continueranno a farlo. Per me è un onore senza ombra di dubbio e di questo ringrazio la proprietà e il presidente Giove».
A proposito, ci parli del presidente: profilo, ultimamente, poco mediatico, ma al timone del Taranto dal 2017.
«Il presidente Giove è un tifosissimo del Taranto e per questi colori darebbe tutto. Io credo che i risultati, nel calcio, non lascino spazio a particolari approfondimenti: una piazza come Taranto merita altri palcoscenici e questo è fuori discussione, ma è innegabile che questa proprietà stia facendo bene. Non me la sono sentita di abbandonarlo, anche se c'era una società che mi voleva fortemente. Ho deciso, invece, di rimanere e di avviare questo progetto a largo respiro».
Avete già individuato il futuro direttore sportivo?
«Abbiamo le idee chiarissime e al momento opportuno le renderemo note. Sicuramente sarà un profilo che dovrà dimostrare di avere voglia e coraggio e che dovrà contribuire a portare il Taranto in alto».
Novità, invece, sul ritiro precampionato?
«Nei giorni scorsi abbiamo bloccato una location importante e fissato anche una serie di amichevoli, ma non voglio anticipare nulla. Sarà il presidente a farlo a stretto giro, probabilmente nel corso di una conferenza stampa».
Mister, per concludere: quale messaggio si sente di lanciare alla città di Taranto in vista della prossima stagione?
«Io ho un solo obiettivo: far sì che Taranto venga fuori da questo anonimato calcistico che attanaglia la città ormai da anni. Ai tifosi chiedo di valutare il nostro lavoro e di decidere di conseguenza se supportarci oppure no. Mentre la mia più grande ambizione è vedere la curva piena: ho fiducia e sono sicuro che prima o poi la gente di Taranto mi accontenterà».
Fonte: Corriere dello Sport - Vito Di Noi