
foto Luca Barone
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Quotidiano di Puglia |
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E’ un’agonia il girone
di ritorno del Taranto. La
sconfitta interna di ieri ad
opera del Picerno, punteggiata
dai fischi sonori dei pochi intimi dello “Iacovone”, ha certificato una volta di più
un’involuzione che la classifica
non descrive (ancora), ma che
nelle prestazioni, nei numeri e
nelle preoccupazioni accende
una serie copiosa di segnali di
allerta. La zona pericolo è
quattro punti sotto, tuttavia è
nel non gioco e nella regressione della squadra di mister
Capuano che l’incedere agonizzante è ormai manifesto.
Non si scorge alcunché che
possa far pensare ad un ritorno alla vittoria ed al gol: un
solo successo ed una rete soltanto in dodici partite sono
l’assioma evidente di una crisi
tecnica e tattica sotto gli occhi
di tutti. Col Picerno poi, l’arrendevolezza diffusa nello sviluppo della manovra, la
confusione nelle scelte e la pochezza complessiva hanno
chiuso il cerchio di un lungo
periodo di declino, in netta
contrapposizione alle aspettative della vigilia della partita di
ieri che Capuano incautamente aveva alzato.
Nel preparare il match qualche assente
e scelte erroneamente ragionate disegnano il Taranto: Mastromonaco va interno in
mediana con Formiconi a destra e Manetta in difesa, il resto
è laconicamente uguale a sempre; il 4-2-3-1 del Picerno è
quello delle ultime esibizioni,
senza lo squalificato Pagliai e
con il suo sostituto, Novella,
che si fa male dopo appena 10’.
L’avvio di gara (primi 16’) è a
guizzi reciproci: gli ionici protestano dopo 80 secondi per
un contatto in area tra Gonnelli e Tommasini. Sui calci da
fermo contro, i rossoblù sono
poco reattivi, quasi passivi: al
15’ Vannucchi blocca sulla
zampata di Ferrani dagli sviluppi d’angolo. Mentre sul capovolgimento di fronte
Mastromonaco crossa e Tommasini, di testa, sorvola la traversa. Da questo momento in
poi il Picerno prende in mano
la prima frazione: ha dominio
nel possesso, nella tecnica,
nelle giocate, nell’aggressività,
in tutto insomma. Il Taranto
resta piccolo e fragile nella
propria metà campo, rifugiandosi nelle inutili palle lunghe
che ormai lo caratterizzano.
Gli ospiti arrivano facilmente
sulla trequarti locale perché
non c’è pressing sui loro portatori di palla: Esposito spara
un destro largo al 17’. Tuttavia
il vantaggio lucano si materializza banalmente su un corner
calciato teso da Esposito al 27’
e ribadito in rete da Kouda, sul
quale la marcatura a uomo di
Formiconi è molle ed intempestiva. Lo 0 a 1 annichilisce
gambe e mente dei tarantini,
così il sinistro violento di
Guerra necessita del miglior Vannucchi per non finire nel
sacco. L’ultimo quarto d’ora del
primo tempo, sponda ionica, è
davvero inconcludente e deficitario. Ad inizio ripresa: fuori
Formiconi, dentro Diaby e Mastromonaco va sulla fascia.
Poco dopo con l’ingresso di
Nocciolini al posto di Romano,
Capuano tenta la carta del 3-4-1-2, bocciando al contempo
l’approccio di Diaby favorendo
l’innesto di Labriola: labile il
confine tra lettura e confusione, appunto. Il secondo
tempo è didascalico: il maggior
possesso tarantino è sterile,
povero, sotto-ritmo, di una impressionante povertà di contenuti. Al Picerno basta
difendersi con ordine, palleggiare quando serve, rimanendo nel pieno controllo della
contesa. Un paio di colpi di
testa di Diaby e Tommasini
sono davvero poca cosa, come
poca roba è diventato il Taranto da gennaio in poi. Mercoledì si va a Viterbo a cercare
un’impresa: perché con altri
passi falsi e con la medesima
avaria tattica e tecnica, quella
rossoblù è una squadra destinata ad avvitarsi pericolosamente verso il basso.
Fonte: Quotidiano di Puglia