
Foto Luca Barone
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Quotidiano di Puglia |
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Forse il timore è quello di fare il passo più lungo della gamba o di scoprirsi troppo tirando avanti la coperta. I luoghi comuni sul Taranto si sprecano in questo girone di ritorno, che senza dubbio ha frenato sinora gli entusiasmi che l'impresa dell'andata (dall'ultimo posto alla zona play-off) aveva generato soprattutto tra calciatori, società e staff. Era una squadra che vinceva, quella, soprattutto in casa e che sul finire del 2022 era riuscita ad impattare (segnando) col Crotone in casa e ad espugnare Pescara, tanto per fare due esempi. Era un gruppo che si batteva contro i tanti infortuni, con le energie spremute al massimo e qualche episodio arbitrale anche allora avverso. Dopo gennaio le condizioni sono cambiate: la rosa è nettamente più ampia, le direzioni di gara ancora discutibili, ma certamente l'organico con tante varianti in più. Eppure il Taranto non segna e non vince: un solo successo nelle undici partite del girone di ritorno, un solo gol realizzato nello stesso arco di gare e dieci punti, con una media di 0,91 ed una fatica tremenda per galleggiare senza problemi.
Un'altra storia il girone di andata: 26 punti in 17 partite, media 1,53, con infortuni a iosa, uno stuolo di elementi poi finiti sul mercato e la fatica di rincorrere l'ossigeno del centro-classifica. Un vero e proprio paradosso, del quale si sono analizzati ormai quasi tutti gli aspetti tecnici ed emotivi e di cui non sembra venirne a capo il tecnico ed i suoi calciatori. Colpa, per modo di dire, anche delle inseguitrici che meglio non riescono a fare (tranne il Messina che partiva da ultimo e derelitto però) e colpa pure di chi staziona in zona play-off (appena un punto sopra a dove sta il Taranto) che pare aspettare il guizzo in avanti dei rossoblù, senza che ciò avvenga.
E così l'ambiente, già freddo e rinunciatario per effetto della contestazione nei confronti della proprietà, non riesce a capacitarsi di come si possa andare avanti così, senza ambizioni, accontentandosi di ottime prestazioni difensive, di punti preziosi ma in fondo senza sussulti in grado di scaldare gli occhi e la prospettiva. Né si può dar torto a quello che rivendica Capuano, a cui è stato chiesto di salvare la squadra dopo un avvio disastroso che faceva presagire il peggio ed a piccoli passi ci sta riuscendo, nel pieno rispetto del mandato assegnatogli. Ed allora finché la quota punti non metterà davvero al sicuro il Taranto, occorrerà tirare dritto senza curarsi di nulla se non della salvezza.
Che siano "futuribili", come direbbe il tecnico, gli ingaggi di Crecco, Nocciolini, Boccadamo, Canalicchio, Sciacca, Semprini o Citarella (sono per evidenziarne alcuni che giocano poco o proprio nulla) lo si capirà a fine stagione, quando occorrerà capire come e con chi ripartire, ragionando su quale budget stanziare e su quali nuovi obiettivi focalizzarsi. Oggi dei nuovi arrivati a gennaio giocano davvero in pochi: Bifulco, Crecco (prima dell'infortunio), gli spezzoni di Rossetti e Semprini e più o meno nessun altro. Domenica arriva il Picerno e sarà un'altra sfida difficile. Chissà che il gol non torni a fare capolino.
Fonte: Quotidiano di Puglia