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Roberto Orlando |
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Chi lo segue sui social sa che un pezzo del cuore di Luca Brunetti è rimasto legato a Taranto. L'ex difensore rossoblù, 130 presenze in quattro stagioni e 10 gol, segue il Taranto e nelle sue foto c'è sempre o la maglia rossoblù o quella delle rondinelle del Brescia, altra squadra alla quale è rimasto legato. Lo abbiamo voluto salutare, ricordargli che oggi c'è Pescara - Taranto e che, anche se non ce n'era bisogno, quando si dice Pescara i tifosi del Taranto pensano subito a lui e al suo incredibile gol di trent'anni fa.
Sempre cordiale, abbiamo fatto due chiacchiere con Luca mentre passeggiava per le vie della splendida Marina di Cecina, che "non avrà il mare di Taranto", come ci ha detto, ma è un luogo bellissimo. Confermiamo per esperienza diretta.
Luca, tu lo sai cosa significa Pescara - Taranto per i nostri tifosi?
Innanzitutto voglio dirti qual è il mio sogno: il giorno che il Taranto verrà promosso in serie B io sarò a Taranto, perché voglio esserci in mezzo ai tifosi. E ora ti parlo della partita: quel giorno meritavamo di vincere, loro hanno pareggiato con un rigore regalato. Se non sbaglio Pagano si butta a terra in area, tra Zaffaroni e un altro nostro difensore e l'arbitro fischia. Eravamo in vantaggio, è stata un'ingiustizia.
Noto che te la ricordi bene quella partita. Ci racconti del gol?
E chi se la scorda? Io marcavo Bivi (quell'anno 12 reti con gli Adriatici). L'azione del gol me la ricordo bene, io vado per spazzare, pensavo che mi contrastassero e quindi vado con tutto il peso sulla palla. Penso che saranno stati 70-75 metri, in quegli anni i campi erano un po' più lunghi di adesso, anche 116 metri. Poi, in quegli anni si stava provando questo nuovo pallone, della MITRE, più leggero degli altri, quindi partì questo bolide che scavalcò Torresin.
Dicesti che avevi visto il portiere fuori dai pali...
E si, me la tirai un po'. Adesso a distanza di trent'anni lo posso dire, sono stato un po' "Pinocchio"...
A distanza di tempo, però segui sempre e attivamente il Taranto.
Si, le mie squadre del cuore sono Taranto e poi Brescia. Sono stato davvero bene, ho dato tanto e la gente anche mi ha dato tanto. Ancora oggi, trent'anni dopo, la gente mi chiama, si vede che in città mi vogliono bene.
Hai addirittura difeso la città per quelle dichiarazioni un po' "incaute" del tuo ex compagno di squadra Franco Lerda...
Con Franco abbiamo giocato insieme anche a Brescia, quindi ci conosciamo bene. Avrebbe dovuto essere più giusto nella critica, ma anche se fosse, quando si deve trovare una scusa non bisogna mai offendere una città che ti ha dato da mangiare. Si può criticare, certo, ma le cose si possono dire in mille modi. Lui ha scelto il peggiore.
Parliamo del Taranto di oggi?
Io voglio lanciare un messaggio: questa squadra ha bisogno della vicinanza del pubblico, che tutti remino dalla stessa parte. La squadra è giovane, ha tanti limiti e di certo deve lottare per la salvezza. Ma quando noti che si sacrificano, cercano di dare il meglio, occorre soltanto fargli sentire la vicinanza. Quest'anno è dura, ma è fondamentale per Taranto mantenere la categoria.