
Foto Luca Barone
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Quotidiano di Puglia |
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C'è più da soffrire che da capire. Il Taranto
è ormai decifrato dopo undici giornate, due allenatori ed una media
punti appena sopra l'attuale quota salvezza, attribuibile al pragmatismo
di Capuano. Gli infortuni affaticano il percorso, lo privano di
alternative spendibili più a far rifiatare il gruppo che a variarne lo
scarno repertorio tecnico.
Non è un
aspetto di poco conto, se si considera che dal mercato dei disoccupati è
arrivato quanto possibile e che occorrerà attendere la finestra di
gennaio per intervenire in modo serio. Fare legna col poco a
disposizione è mestiere nel quale l'allenatore è abile. Fin quando alle
sue esternazioni la squadra risponderà con l'applicazione vista sinora.
Il rammarico puntuto con cui il trainer ha commentato la palla persa da
Guida (giocata da circo Orfei) andrà verificata con la risposta sul
campo del giocatore nelle prossime uscite. Non è l'errata gestione della
sfera a spostare il vero bilancino del giudizio. Guida, alla sua prima
esperienza nel professionismo, era in calo fisiologico già da diverse
partite. Una regressione comprensibile, fisica e di apporto alla
squadra. Ma è un calciatore che va recuperato alla causa, perché non c'è
molto altro nell'espressione offensiva del Taranto se non qualche
guizzo del fantasista, qualche sua conclusione o dribbling e qualche suo
movimento a legare il gioco, stando vicino all'area avversaria. C'è
poco altro da segnalare.
Il Taranto fa
fatica anche solo ad avvicinarsi all'area avversaria, figurarsi a
riempirla. Resta da stabilire se questa povertà nella fase di possesso
sia dovuta alle tante assenze ed alla necessità di focalizzarsi sui
punti, ovvero se sia causa di una insufficienza diffusa nelle qualità
tecniche della rosa oppure ancora se il percorso di Capuano debba
completarsi proprio con un lavoro specifico sulla produzione offensiva.
Si tratta di un concorso di cause come quelle elencate. Senza Raicevic
(infortunio lungo), Tommasini e Panattoni nel pacchetto delle prime
punte, non è facile aspettarsi tanto di più o qualcosa di meglio di
quanto si veda ora. Ciò detto si torna alla considerazione iniziale: per
proseguire in un cammino di punti (anche pochi ma buoni), la formazione
tarantina non può che continuare ad esaltarsi nella sofferenza, a
contenere, a pressare, a sfinirsi anche solo per un pareggio. Non c'è
contesto differente possibile. Ma anche per esprimersi nel sacrificio,
occorre avere gambe ed energia. Ed allenarsi su campi che non siano un
pericolo costante per muscoli e tendini.
Tranne Provenzano (ernia), la
sfilza di infortuni è raccapricciante. De Maria, Brandi, Diaby,
Labriola, Panattoni, Raicevic, Tommasini, Ferrara, Antonini: sono tutti
quelli colpiti nell'ultimo mese e mezzo da guai di varia natura e che
pur giocando, in alcuni casi, lo fanno grazie ad antidolorifici ed al
culmine di settimane di mancati allenamenti.
Il
tecnico ha evidenziato la gravità della situazione, ma spetta alla
società interrogarsi su cosa fare per prevenire e migliorare questo
andazzo. Che non è nuovo, basti pensare ai tanti infortuni dello scorso
anno. Non a caso il club ieri ha comunicato che il Comune ha avviato gli
interventi di semina sul manto erboso dello Iacovone, con la speranza
che già per il prossimo match interno con la Viterbese del 13 novembre,
il campo sia più giocabile e meno pericoloso.
Fonte: Quotidiano di Puglia