CALCIO

Hubner: ''Taranto, grande piazza calorosa''

Intervista esclusiva all'ex attaccante Dario Hubner
   Anthony Carrano

20 Ottobre 2022 - 12:00

Tempo di lettura: 5 minuti

Oltre 300 gol segnati in carriera di cui più di 100 in Serie A. Soprannominato il bomber di provincia, per tutti il ''Bisonte'' in grado di vincere la classifica marcatori di Serie A, B e C1 senza mai giocare in una grande squadra, Dario Hubner si racconta in esclusiva ai microfoni di MondoRossoBlù.it.

Partiamo dai suoi primi passi, il sogno nel cassetto di quel bambino nato a Muggia è stato sempre quello di giocare a calcio?
" Da bambino non ho mai pensato che un giorno avrei giocato in Serie A. Sapevo che era difficile se non impossibile calcare campi importanti, per cui giocavo con la spensieratezza di chi voleva divertirsi insieme agli amici".

Oltre 300 gol in carriera e tante emozioni vissute, qual è il momento più bello della sua vita calcistica?
"Indubbiamente il momento più bello dopo tanti anni di gavetta è stato quello del debutto in Serie A. Arrivare a 30 anni a giocare nella massima serie, per me è stato un momento particolare. Da bambino ci speravo, a piccoli passi vedevo che questo sogno poteva concretizzarsi e alla fine ce l'ho fatta. Debuttare al San Siro, segnare davanti a 80mila spettatori nel giorno della prima partita di Ronaldo in Italia è stata un'emozione unica".

Il ricordo invece meno piacevole che ancora oggi a distanza di tempo la fa rammaricare?
"I momenti più brutti della mia carriera sono state tutte le retrocessioni subite. Quando ci metti il cuore giocando un campionato che poi ti fa scendere nella categoria inferiore è sicuramente una cosa negaiva, una realtà brutta che ti porti dentro".

Lei ha giocato con tanti campioni, uno di questi è stato Roberto Baggio. Quale ricordo ha oggi del divin codino?
"Roberto è un ragazzo eccezionale, una persona semplice che va d'accordo con tutti, se fai baruffa con Baggio è perchè hai tu qualche problema, impossibile arrabbiarsi con lui perchè è sempre allegro, una persona stupenda. Mi ricordo come se fosse ieri quando ogni venerdi provavamo le punizioni, era un piacere ammirare Roberto. Mi sdraiavo nel campo e lo guardavo mentre tirava, incredibile su 10 che ne calciava non ne sbagliava neanche una, allucinante".

Tra i tanti allenatori che hanno avuto la fortuna di averla in squadra, ce stato anche un certo Carlo Mazzone. Ha un aneddoto da raccontare circa il suo rapporto con il tecnico romano?
"Ricordo con il mister quando eravamo a Brescia, ero il capitano e il giorno in cui arrivò Baggio sapevo benissimo che dovevo lasciare la fascia a Roberto perchè giustamente era stato il protagonista della Serie A, era un grande campione, ragion per cui gli arbitri sicuramente con lui avrebbero avuto approcci differenti. Un giorno andai da Mazzone e gli dissi che era giusto che il capitano lo facesse Baggio però i rigori li dovevo battere io. Il mister mi rispose sorridendomi e rassicurandomi che la fascia la davamo a Baggio e tutti i rigori li calciavo io".

Nel calcio di oggi fatto da spese folli per calciatori a volte anche sopravvalutati, quale sarebbe stato il costo di Dario Hubner?
"Mah, non lo so perchè le quote di oggi sono un pò particolari. Ai miei tempi per diventare un giocatore che costava tanto, dovevi dimostrare di segnare almeno per 4/5 anni di fila, oggi invece basta un campionato o addirittura sei mesi per andare subito in nazionale. E' un calcio diverso dove a volte contano più social e giornali che il campo".

La differenza tra il calcio di oggi e quello dove giocava lei?
"Questa è una bella domanda (sorride), sicuramente è un calcio diverso a quello di una volta che era composto da una squadra di amici e da un presidente che gli volevi bene nonostante il ruolo che ricopriva. Nel calcio di un tempo contavano di più i rapporti umani, gente come Corioni o Lugaresi li paragonavo a dei secondi padri, erano i miei presidenti ma soprattutto persone a cui volevo bene. Quando giocavo e segnavo ero contento anche per loro perchè sapevo benissimo che soffrivano e che facevano sacrifici economici, davvero delle persone splendide".

Il 13 Giugno 1993 lei giocò con la maglia del Cesena nell'ultima gara della storia del Taranto in Serie B. Ricorda qualche particolare di quella gara o della stagione vissuta?
" Di quella gara in particolare mi ricordo che giocava nel Taranto Ciro Muro e che purtroppo loro fallirono dopo quel campionato. Quando sono venuto a giocare in Puglia nel girone di andata, ricordo lo stadio un pò vecchiotto ma molto bello".

Conosce il blasone del Taranto e il calore della sua tifoseria?
"Taranto è una grande città del sud, sempre stata una bella piazza, mi dispiace sinceramente che in questi ultimi anni sia sparita dal calcio che conta. Ricordo la tifoseria bella calda, una squadra che purtroppo è sparita dal vero calcio per troppi anni. Al giorno d'oggi bisogna avere la fortuna di trovare una proprietà che ha voglia di buttare soldi nel calcio, perchè purtroppo riuscire a mantenere economicamente di questi tempi una squadra di Serie C o di Serie B è davvero molto difficile". 

Ora lei di cosa si occupa e quali prospettive ha per il suo futuro?
"Sono un pensionato, vado a funghi e mi piace pescare. Sono fuori solo parzialmente dal mondo del calcio perchè con l'ex presidente del Mantova Lori, gestiamo un accademia e una squadra di ragazzini disabili, sono contenti di vedermi e io mi diverto con loro".

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