L'EDITORIALE DEL DIRETTORE

La rivendicazione del ruolo del giornalista

Non si scrive per compiacere. Il giornalismo è una vocazione al civismo
   Roberto Orlando

20 Luglio 2022 - 09:30

Tempo di lettura: 2 minuti

Oltre venti anni fa il maestro Franco Battiato cantava che viviamo strani giorni. E in effetti la confusione sotto il cielo è tanta. Basta vedere che la gente si sorprende che una suora si comporti da suora e blocchi due ragazze che si baciano tra loro. In una società liquida si fa ormai fatica a riconoscere le figure nette, perché diventa difficile riconoscere qualcuno per quello che è. E anche il ruolo del giornalista e del giornale vivono in questo caos. Perché il giornalista si è vestito spesso da tifoso, come a dire "io sono uno di voi", annullando la distanza tra chi tifa e chi scrive, tra chi ragiona di pancia e chi, invece, deve ragionare anche di testa, tra chi si può permettere di esprimere un giudizio di parte e chi, invece, dovrebbe mettere nelle condizioni il lettore di elaborare una propria riflessione.

A Taranto poi, la situazione è ancora più complicata. Perché negli ultimi cinque anni si è vissuta la dicotomia dell'essere a favore o contro il presidente Giove e in mezzo a questa polarizzazione ci sono finiti dentro anche i giornali. Anche se, aperta e chiusa parentesi, qualcuno è stato tirato dentro alla baruffa perché qualcun altro potesse dare senso alla sua esistenza. "O con me o contro di me".

In questo circolo vizioso, quindi, ogni notizia viene caricata dal lettore di più senso di quello che in realtà porta. Ci si lamenta che non ci sono più i giornalisti di una volta. Ma forse, in verità, non li si riconosce più. Perché anche quando si da una notizia, organizzata e confezionata secondo i canoni del giornalismo (ricerca e fondatezza delle fonti ed elaborazione del testo), nasce sempre il pretesto per sminuirla, sconfessarla, renderla in qualche modo partigiana. Perché si pensa erroneamente che un giornalista scrive come può scrivere qualsiasi tifoso. Soprattutto per quei giornali che vivono per la maggiore sui social.

Succede così che anche la notizia del presunto interessamento da parte del Gruppo Gabetti (non l'agenzia immobiliare come crede qualcuno), smentita nel pomeriggio di ieri dagli stessi interessati, non venga riconosciuta in quanto tale. Perché si pensa che venga data perché si è contro, perché si voglia aizzare il popolo contro il presidente Giove. Niente di più sbagliato. Le fazioni a noi non piacciono, non apparteniamo a nessuno se non ai nostri lettori e alla nostra professionalità. Liberamente, chiunque può andare a leggere le notizie che più gli aggradano dove vuole. Così come, liberamente, come deontologia vuole, se vogliamo e possiamo pubblicare una notizia, lo faremo. Nel rispetto di tutti. Buona lettura.

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