Roberto Orlando | |
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Certo, è frustrante che ogni volta che il Taranto deve dare la zampata sul campionato, stecca. Ricorda una battuta di Gioele Dix su una certa squadra nerazzurra, che perde sempre, e quando vince non convince e quando vince e convince la domenica dopo perde… Una eventuale vittoria col Casarano avrebbe significato dimostrare di esserci, di essere forti, alzare la voce nei confronti con le dirette concorrenti. E invece il pareggio di ieri contro un discreto Casarano ha ributtato la parte dei tifosi nello sconforto.
Eppure, partendo sempre dal presupposto che il Taranto non ha mai dichiarato di voler vincere il campionato, oggi leggiamo la classifica e vediamo che il primo posto è dei rossoblù, e non accadeva da tanto tempo di permanere almeno tre giornate al vertice della graduatoria. E allora, di cosa ci si lamenta? Né Giove né Montervino hanno mai detto che il Taranto debba vincere questa serie D...
Vedendo la partita, ieri, il Taranto si è mostrato superiore alla corazzata Casarano, convalescente dopo l’esonero di Feola e alla ricerca di identità e continuità con Orlandi in panca. I rossozzurri sono una ottima raccolta di figurine panini, con nomi di spessore per la quarta serie e la voglia, sbandierata, di tornare tra i professionisti. Eppure ieri, ai punti, avrebbe vinto il Taranto. Più convinto, più organizzato, meglio messo in campo. Laterza, che ieri è tornato al 4-2-3-1, ha saputo leggere la partita al volo e dato scacco all’attacco salentino, annullandolo.
Tutto ciò al prezzo di chiedere a Tissone di sacrificarsi e giocare nuovamente in un ruolo non suo, un ruolo che non permette all’argentino di esprimersi al meglio. Potremmo stare ore a dividerci sul perché sia stato scelto Diaby in mezzo al campo dopo le ultime opache prove contro Bitonto e Puteolana (eppure, alla fine, il ragazzo ha sfoderato una prova soddisfacente); idem, potremmo passare le nottate a chiederci perché Santarpia, in rete da tre partite consecutivamente, sia stato relegato in panca. Perché il 4-2-3-1 anziché il 4-3-3… la contestabilità del calcio è il suo stesso sale…
Sul banco degli imputati ci è salito nuovamente anche un altro argentino, Diaz, che ieri non ha propriamente brillato. Quando il Taranto non segna è colpa di Diaz, l’equazione ormai è questa. Ma sostenere il peso dell’attacco da soli, spalle alla porta, significa non vederla mai, per lo più quando palle giocabili non ne arrivano… soprattutto quando di fronte non c’è l’ultima in classifica ma la seconda forza del campionato, la squadra costruita per vincere. Non sparerei sul pianista, insomma…
Da ieri, ufficialmente, Laterza non è più un bravo allenatore per i motivi sopra elencati, e naturalmente ad esprimere il verdetto è l’atavica frustrazione della comunità sportiva tarantina, sempre permeabile agli sbalzi d’umore. Come sempre, basta una vittoria per esaltare i cuori rossoblù così come basta un pareggio casalingo per generare polemiche e bocciature definitive. Non è così che funziona, perdonatemi. Il Taranto è primo in classifica, mercoledì deve affrontare un’altra partita spinosa (contro il Molfetta) e già si sta buttando l’acqua sporca con tutto il bambino?
Su tanti argomenti, non solo tecnici, verrà il momento in cui si tireranno le somme, ma adesso è il momento di sostenere la squadra. L’attenzione c’è su tutti i fronti, anche se non diventano argomento di cronaca. Sono certo che ieri il Taranto ha mostrato al Casarano di essere più forte per voglia e volontà, e credo che in Salento i rossoblù appaiano negli incubi di tanti proprio per questo. Se ieri il distacco non c’è stato in classifica, stiamone certi, si è mostrato nell’essere squadra. Laterza resta il valido capitano di questa nave, che tra due giorni deve mostrare nuovamente di esserci, contro un avversario rognoso. I recuperi si devono giocare e si devono vincere. Vale per il Taranto, vale per il Casarano. E a fine stagione, come si dice, faremo i biglietti. Pianista, continua a suonare.