SPORT E COVID

Lo sport chiude per COVID, viaggio tra le realtà tarantine: la Piscina Meridiana

Cosa significa chiudere gli impianti sportivi. Intervista ai protagonisti
   Redazione MRB.it

05 Novembre 2020 - 10:00

Tempo di lettura: 5 minuti

Chiudere ogni attività sportiva non significa soltanto non consentire più a tanti fruitori, amatori o meno, di esercitare la pratica sportiva. Ma non solo: oltre alla “sofferenza” delle migliaia di sportivi per il mancato appuntamento con lo svago (o con la salute in alcuni casi) c’è da aggiungere quella dei proprietari e dei gestori dei tanti impianti sportivi cittadini che in questo sciagurato 2020 stanno anch’essi pagando lo scotto del COVID-19.

Abbiamo voluto capire da vicino cosa è successo in questi mesi e abbiamo avvicinato una struttura altamente sensibile a questa crisi, la piscina. Nella fattispecie, abbiamo sentito i proprietari e gestori della piscina Meridiana di Taranto, una delle strutture natatorie principali della provincia che annovera, tra i suoi “frequentatori”, anche la nuotatrice tarantina, stella internazionale, Benedetta Pilato.

Allora, cosa è successo da marzo ad oggi?
Siamo andati avanti in attesa della riapertura, gli impianti non sono stati fermati: gli impianti di ricircolo dell’aria e le vasche sono state mantenute in funzione. La riapertura di maggio è stata vissuta in maniera ansiosa perché si riapriva al buio. Calcolare gli utenti, le superfici degli spogliatoi, delle vasche, gli adesivi, prevedere addirittura i bidoncini per lo smaltimento dei rifiuti tipo guanti e mascherine, rivedere il layout delle strutture… per esempio, abbiamo tolto gran parte degli appendini. Un lavoraccio. E poi c’è stata la formazione del personale: analisi delle acque ogni due ore, per esempio. Da parte del nostro personale c’è stata la massima attenzione alla fase di controllo che tutto fosse in regola, compreso il dialogo con l’utenza. C’è chi è stato attento, altri un po’ meno, magari i ragazzini sono quelli che ascoltano e seguono di meno le regole.

Si lavora in autocontrollo ma ci sono stati anche i controlli degli ispettori, secondo quanto aveva previsto il Governo.
Abbiamo avuto il controllo dei NAS poche settimane fa: una ispezione di tutte le strutture per controllare che tutte avessero ottemperato alle norme in vigore. Temevamo ma allo stesso tempo volevamo questo controllo, dal quale ne siamo usciti con tutti voti positivi su tutti gli aspetti. Abbiamo avuto le conferme dai nostri utenti sulla bontà del nostro lavoro, della sicurezza sul protocollo anti-COVID. Il nostro lavoro è stato ripagato da tutti.
Una parentesi: per la disinfezione di una piscina, tra cloro e alcool, questi luoghi sono uno dei luoghi più sicuri dove andare. I parametri con l’ultimo decreto si sono anche alzati, quindi ancor più la piscina è un luogo sicuro.

Riaprire la stagione a fine agosto, tra iscrizioni e rimborsi. Come è andata?
La nostra segreteria ha lavorato tantissimo, confrontandosi con una utenza che a volte non ha capito cosa stava succedendo. C’è chi si è sfogata con noi pensando che le decisioni sui voucher fossero le nostre, come se la piscina volesse intascare illecitamente i loro soldi. Molti sono stati comprensibili invece, perché questa situazione ha colpito tutti e in quel frangente occorreva rimodulare scelte e possibilità. Abbiamo dovuto tagliare le iscrizioni per rispettare le normative, abbiamo fatto i salti mortali. Forse qualcuno non sa cosa c’è dietro la gestione di un impianto natatorio e pensa che sia tutto facile.

Le spese di gestione di una piscina non sono quelle di una palestra, a voler fare un esempio.
Abbiamo affrontato, e affrontiamo, tantissime spese e adesso che il Governo parla di ristori la nostra aspettativa è intorno ad un rimborso di almeno 200 mila euro. Una attività come la nostra deve sapersi sostenere e avere la forza per restare aperti. Noi siamo privati, andiamo avanti perché abbiamo una gestione a livello familiare. Ad oggi sono poche le piscine aperte in Puglia. Il personale è addirittura aumentato per garantire il rispetto delle normative, per non parlare del controllo a bordo vasca. Le vasche sono in funzione, gli impianti anche. Per avere l’acqua calda non c’è una caldaia di casa…

Le nuove normative hanno costretto a ridurre il numero degli utenti?
L’utenza si è ridotta tra il 55 e il 65% ma nonostante questo abbiamo anche lasciato i prezzi invariati. Avevamo all’inizio inserito i pacchetti mensili e trimestrali, anche alla luce dei voucher che dovevamo rimborsare, situazione che per noi era un debito da onorare. La richiesta per l’abbonamento annuale c’è stata quasi da tutti gli utenti, per noi è anche un investimento e l’abbiamo dovuto ripristinare. Ora è tutto fermo e andiamo avanti solo con l’agonistica nazionale, l’unica attività prevista. Abbiamo 50-60 ragazzi, compresi quelli delle altre piscine che ce lo hanno chiesto. Abbiamo chiesto però un contributo alle famiglie, giusto per riuscire a pagare le utenze.

Le persone sono rimaste esterrefatte dalla chiusura delle piscine, anche perché per molti la vasca è un momento dove, per necessità fisica e/o psicologica, si sta meglio. Chi frequenta le piscine sente la mancanza dell’attività durante l’estate e questa chiusura sta facendo soffrire un po’ tutti. Un disagio generale non solo per noi.



A fine intervista abbiamo fatto un giro all’interno della struttura, dove il caratteristico odore di cloro ci ha dato quel senso di operatività della struttura. Il silenzio del piano vasca è però irreale, spezzato soltanto dalle pompe in funzione. L’incertezza del periodo si sente, si percepisce: il sentimento di navigare a vista, di non poter programmare il futuro colpisce tantissime attività commerciali e le aziende, comprese quelle dello sport. Da domani un nuovo DPCM “condizionerà” le vite di tutti. Sarebbe retorico scontato e banale parlare di speranze e di disciplina da tenere, ma davanti all’impotenza di convivere con un nemico subdolo, l’unica certezza è proprio il rispetto delle regole. Tutte.

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