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"E così Vito Fasano se n'è, andato. All'improvviso, senza avvertirci. Con
uno dei suoi soliti colpi di testa. E già che orgoglioso com'era non
avrebbe sopportato i nostri sguardi di circostanza. Si Vito era così,
uno orgoglioso, uno tosto, uno con il quale andare d'accordo era davvero
difficile. Però quando trovavi la sintonia giusta e lui si convinceva
che eri la persona giusta, quella con cui poter dialogare perchè capivi
il suo guardare avanti scattava la magia e l'intesa era per sempre.E
allora erano scintille perchè Vito pensava, ideava, progettava,
proponeva e guardava avanti sempre avanti con in testa lo sviluppo della
città. Vito guardava oltre, gettava sempre il cuore oltre la siepe e i
suoi progetti non erano per domani ma per dopodomani.
Vito Fasano era
infatti un imprenditore vero, un visionario che pensava con anni di
anticipo e si buttava a capofitto nella mischia con una generosità senza
pari anche a costo di rompersi l'osso del collo. E un imprenditore se
non rischia che imprenditore è. Era un gladiatore, un lottatore. E anche
se qualche progetto non andava in porto perchè non trovava accoglienza
nelle sedi giuste perchè magari non era capito non si scoraggiava.
Testardamente insisteva fino a convincere l'interlocutore delle sue
ragioni.
Con me, malgrado avessimo lo stesso carattere testardi e
spigolosi, andava come si suol dire a "cazetta" perchè mi considerava un
sindaco sui generis che però aveva come lui il vizio di guardare avanti
e sognare un futuro grande per questa nostra città. Diventò Presidente
del Taranto e come tale mi chiese un contributo per la squadra. Io
ovviamente lo mandai a spigolare come ero solito fare davanti alle
proposte oscene. Un comune non può infatti elargire danaro pubblico ad
una società privata. Lui si adombrò e sulla stampa montò un casino. Ma
dopo il primo scazzo comprese le mie ragioni. Successivamente chiesi
alla Ponteggi Dalmine la ditta costruttrice dello Stadio Iacovone di
affidare il subappalto della costruzione delle opere edili a lui. Si
poteva fare perchè a norma di legge era nella facoltà dell'impresa
affidare il subappalto. "Questo è il mio contributo al Taranto" gli
dissi. Lui ne fu contento perchè capì che da parte mia non si trattava
di disinteresse per la squadra ma di rispetto della legge.
Con i miei
assessori che per ragioni di delega erano costretti ad avere a che fare
con lui, Michele Armentani, Franco De Feis, Alfredo Venturini, Nicola
Melucci era in sintonia e la collaborazione tra Vito e loro ha dato
frutti importanti alla città in termini di realizzazione di opere
pubbliche. Vito Fasano era un creativo, uno che sapeva pensare e pensare
alla grande, si elevava di una spanna sugli altri imprenditori
tarantini per fantasia, creatività, lungimiranza. Davvero un peccato che
se ne sia andato. Avrei voluto vederlo. lo avrei abbracciato forte
forte come si usa tra veri uomini e lo avrei ringraziato per aver
pensato sempre al futuro della città che ha il dovere di annoverarlo tra
i suoi uomini migliori. Ci mancherai Vito. Ci mancheranno i tuoi colpi
di testa, il tuo orgoglio, la tua testardaggine, il tuo essere un
visionario, la tua intelligenza ma in fondo anche la tua umanità e la
dolcezza che nascondevi dietro qual maledetto caratteraccio che esibivi
forse per difenderti. Ciao Vito".