CURIOSITÀ

Tutti pazzi per gli screenshot

Un nuovo modo di comunicare prende piede, al confine tra il lecito e il reato
   Redazione MRB.it

31 Maggio 2020 - 09:40

Tempo di lettura: 2 minuti

Quante volte è capitato anche a noi di fare uno screenshot di un articolo, di un post sui social, di un pensiero su una chat per poter condividere in maniera immediata e inequivocabile l’azione comunicativa di una persona con qualcuno? Nelle relazioni umane e di amicizia, d’amore e di tradimenti o di rapporti professionali, ormai tutti preferiamo inviare uno screenshot in una chat o ad una seconda o terza persona per compiere un atto comunicativo dal carattere specifico, diretto, senza l’ambiguità linguistica dovuta dal “riportare” una frase o uno scritto.


Ci sono degli utilizzi certo leciti degli screenshot, soprattutto quando queto diventa il modo più completo per confezionare una notizia su tale personaggio pubblico, fornendo al lettore tutte le informazioni attraverso lo strumento grafico: una storia di instagram, per esempio, un post su Facebook, un tweet. Nelle redazioni giornalistiche si sfrutta questo mezzo proprio in questo modo. E funziona. Ma ci sono altri esempi, meno nobili, dell'utilizzo degli screenshot.

Nei rapporti lavorativi, per esempio, dove fare screenshot diventa pratica sistematica per “farsi belli” agli occhi del capo, a discapito dei colleghi. Un comportamento delatorio da sciacalli per far carriera, per mostrarsi fedeli zerbini. Quante promozioni e licenziamenti sono avvenute per uno screenshot! Quanti rapporti si sono rovinati! Una pratica che ha eccellenti esempi nelle chat dei partiti, dei movimenti e dei gruppi politici: ma tutto ciò non è lontano da nessun mondo dove si "comunica", dal lavoro, all'amicizia.

Mostrare tramite screenshot a qualcun altro cosa Tizio abbia scritto per destare la curiosità o l’interesse di Caio in una chat privata è consuetudine pruriginosa in ogni campo ed è diventato ormai azione quotidiana di molti. Ma il “pettegolezzo” che si svolge sul piano immateriale delle chat, che una volta condiviso può avere una riproduzione pressoché infinita, fa pensare anche a quanto ciò possa essere lesivo dei diritti tutelati.

Dalla garanzia dell’articolo 15 della Costituzione ad altre disposizioni di legge comunitarie e nazionali, è punita la diffusione di conversazione privata da parte di uno dei partecipanti (art. 617-septies C.P.) se questa reca danno alla reputazione e all’immagine altrui. La reclusione è fino a 4 anni. Attenzione, quindi, a condividere screenshot anche solo a titolo informativo, perché la configurazione di un reato è dietro l’angolo.

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