Redazione MRB.it | |
|
Tempo di lettura: 2 minuti
Ore cruciali per la riforma del calcio italiano. La generale concordanza sulla riduzione delle squadre professionistiche, attualmente 100, è lo scopo da perseguire. Al contempo, però, occorrerà valutare tantissimi fattori, dentro e fuori il mondo del calcio, per giungere ad una soluzione definitiva, funzionale e che accontenti tutti.
Tra le ipotesi di riforma sembra che possa essere davvero presa in considerazione una serie A a 20 squadre e una serie B a 40, suddivisa in due gironi: realtà già vissuta negli anni ’30 e nel dopoguerra, che porterebbe così due soli livelli del calcio a garantire lo status di professionista e una fetta più congrua dei proventi dei diritti televisivi.
Sotto, la serie C a tre gironi da venti squadre, con la gestione a cura LND: dilettantismo come status dei calciatori e defiscalizzazione, peculiarità che permetterebbero, secondo i sostenitori di questa riforma, una maggiore sostenibilità delle società di terza serie.
Come scegliere le società partecipanti alla nuova serie B e alla serie C? Attingendo, per graduatoria di merito e dal rispetto dei criteri economici e strutturali, dalla serie C; allo stesso modo per coprire i posti disponibili in serie C (che, salvo defezioni, dovrebbero essere 11). In questo modo si spegnerebbero tanti focolai di protesta, come per esempio la querelle sulla quarta da promuovere in B, o come la graduatoria della serie D per i ripescaggi in C.
Il nuovo format prevedrebbe quattro retrocessioni dalla serie A e due promozioni per ogni girone di B (una diretta, la seconda dai playoff). Sei retrocessioni dalla B e due promozioni per girone dalla C (una diretta, la seconda dai playoff). sempre 9 le retrocessioni in D, tre dirette e sei dai playout.