Redazione MRB.it | |
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Un'altra stagione conclusasi con un sogno infranto proprio sul più bello è quella vissuta nel 1982/83.
Bonfrate torna ad essere presidente del sodalizio rossoblu ma anche in questa stagione (triste leit motif di tanti campionati in riva allo Jonio) la crisi societaria influisce negativamente sull'andamento del torneo.
Il Taranto lotta comunque contro le antagoniste Empoli, Pescara (che saranno promosse) e contro la Campania Puteolana del tignoso bomber Orazio Sorbello.
Difficile da dimenticare per i cuori rossoblu quell'ultima giornata al "Vestuti" di Salerno, sia per la eufemisticamente poco amichevole accoglienza riservata ai nostri tifosi, ma soprattutto per l'esito finale del match e del campionato, con il Taranto costretto allo 0-0 da un arbitraggio scandaloso che consenti al sig. Coppetelli di Tivoli di rientrare tra i personaggi (ancora oggi) più vituperati nel capoluogo jonico.
Ecco quindi che nonostante la lunga imbattibilità, quella serie di pareggi nello sprint finale frenò i rossoblu proprio sotto lo striscione del traguardo.
Squadra ricca di talento, esperienza e personalità quella affidata al "sergente di ferro" Lauro Toneatto.
Tra i pali il fortissimo Maurizio Rossi; in difesa l'esperienza di Castagnini, nonché quella di Pighin e Bacci (arrivati successivamente) completavano un reparto nel quale Falcetta si integrava con la sua grinta e velocità.
Sgarbossa e Barlassina la dorsale di un centrocampo nel quale si alternavano anche Acanfora e l'incursore Pietro Biagini, nonché l'estrosa ala Giuseppe Novellino.
In avanti Chimenti trasformava in oro ogni calcio piazzato, segnando su punizione con una spaventosa semplicità e regolarità. Forse proprio in quel reparto mancò ai rossoblu l'apporto di una spalla al centravanti barese; che doveva essere Vanni Moscon, infortunato praticamente per quasi tutta la stagione e sostituito di volta in volta, ma con risultati poco positivi, dai vari Tatti, Righi e Bertinato (indimenticabile un suo gol contro la Ternana realizzato di testa...praticamente rasoterra).
Assoluto protagonista di quella stagione fu però proprio il mister Toneatto al quale il soprannome "sergente di ferro" calzava decisamente a pennello.
Oltre al saper gestire lo spogliatoio in una situazione societaria poco favorevole, una chiara dimostrazione del suo modo di essere si ebbe in un Taranto-Rende: Novellino (reduce da un gioco di prestigio con il quale aveva fornito a Biagini l'assist per il gol vittoria a Caserta) stava facendo letteralmente ammattire il malcapitato terzino calabrese; dopo l'ennesimo fallo subito, il nr 7 rossoblu fa roteare la palla verso l'avversario in senso di scherno, come a dire:
"Eccola, se la vuoi vedere...è questa!"
Suo malgrado, però, la scena avviene proprio davanti alla sua panchina dalla quale Toneatto si alza per avvicinarsi al suo giocatore e rifilargli quello che, dalle nostre parti, si definisce..."nu cuppe cuppe", fragoroso ed utile per ricordare allo stesso Novellino quanto il rispetto dell'avversario fosse fondamentale.
Ma Toneatto, con il suo calcio assolutamente spartano, non si fa ricordare solo per l'aver avuto polso e carisma nel condurre la squadra; ricordo infatti quando affidava ad Acanfora (centrocampista centrale) la maglia nr 7, all'epoca appannaggio di un'ala pura; un accorgimento tattico poco usuale all'epoca ma che nel calcio attuale, (nel quale gli "esterni" hanno preso il posto delle "ali" e a centrocampo si gioca spesso "a 3") è ormai consuetudine.
Altri aneddoti di quella stagione affiorano tra i ricordi; come quando sotto la pioggia incessante, durante Taranto-Empoli coloro che erano in campo raccontano che Chimenti chiese palla a Barlassina esclamando: "dammela...chè mi deve dare il rigore"!
E, ricevuta palla sul limite, il "Vituccio dello Iacovone" il rigore se lo procurò davvero portando il Taranto sul 2-1, poi vanificato dal pareggio dei toscani con tale Piccioni, anch'egli facilmente "imprecabile" dai tifosi tarantini.
Impresso nella mente anche quanto accadde in Taranto-Pescara: una partita in costante proiezione offensiva che il Taranto rischiava di perdere a causa di un goffo pasticcio difensivo frutto di una incomprensione tra il portiere Rossi ed il fluidificante Castagnini.
A quel punto e ad una manciata di minuti dalla fine, Lorenzo Barlassina si produce in una serpentina conclusa con un tiro da fuori area, centrale ma potentissimo, che sorprende il portiere abruzzese Bartolini; esultanza incontenibile sotto la Curva Sud e al suo rientro in campo il goleador viene avvicinato dall'arbitro che però non vuole ammonirlo, bensì gli stringe la mano per complimentarsi...Quando il calcio diventa poesia!
Insomma una stagione ricca di piacevoli ricordi che avrebbe meritato un finale diverso.
Ciò che accadde, invece, l'anno successivo con una promozione forse inattesa.
Poche stelle e molti giovani di valore nel Taranto del Cavalier Pignatelli; da Bertazzon a Formoso ma soprattutto Giorgio Carrer e quei rimpianti per una carriera spezzata dall'intervento killer di Marco Brilli, roccioso (eufemismo) difensore del Cosenza.
Ma quello non fu, ovviamente, un Taranto dei mancati "carpe diem" anzi, riusci a rendere realtà un sogno quasi proibito...Anche grazie a Sant Antonio!!!