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Dal sogno di Carelli all'incubo della terza serie

Viaggio tra gli anni calcistici 1979/80 e 1980/81
   Redazione MRB.it

24 Aprile 2020 - 15:00

Tempo di lettura: 3 minuti

Nel nostro viaggio attraverso le stagioni che avrebbero potuto "far diventare grande" il Taranto, oggi andiamo ad analizzare non uno ma due campionati strettamente (e tristemente) tra loro collegati.
Parliamo degli "anni calcistici" 1979/80 ed 80/81.
Nell'estate del '79 lo storico presidente Giovanni Fico cede il pacchetto di maggioranza all'ambizioso (ed innamorato) imprenditore tarantino Donato Carelli che, da subito, non lesina sforzi economici per costruire una rosa più che competitiva; arrivano giocatori del calibro dei centrocampisti Massimelli, Peppino Pavone, D'Angelo, dell'attaccante Renzo Rossi, ma l'investimento più importante (700 milioni di lire) Carelli lo compie per accaparrarsi 3 giocatori provenienti dalla serie A e che due stagioni precedenti avevano contribuito alla imperiosa cavalcata dell'Ascoli, dominatore del campionato cadetto.
Si tratta del difensore Gaetano Legnaro, del centravanti Giovanni Quadri e dell'ala destra Giovanni Roccotelli.
In una stagione alquanto deludente, nella quale cambia anche la guida tecnica con mister Seghedoni che subentra a Capelli, il Taranto acciuffa la salvezza con due fondamentali vittorie esterne a Pisa e a Terni.
Il gol di Pisa arrivò dopo pochi secondi (il portiere pisano Ciappi, poi passato in rossoblu, raccontava di non aver fatto nemmeno in tempo a "mettersi i guanti") "grazie" ad una clamorosa autorete del difensore toscano Miele e scaturì proprio da un cross del nostro sgusciante nr. 7 Giovanni Roccotelli, giocatore rimasto nei ricordi dei tifosi per la velocità con la quale si portava avanti il pallone sulla fascia per poi crossare utilizzando, spesso e volentieri, la cosiddetta "rabona".
E in tema di aneddoti, quando "el pibe de oro" si esibì in questo gesto tecnico per la prima volta in Italia, l'allora commentatore Mediaset Roberto Bettega volle precisare che in Italia vi era già un giocatore che ne faceva una sua precipua caratteristica di gioco: costui era proprio Giovanni Roccotelli.

La stagione che nel progetto di Carelli doveva essere foriera di successi, ebbe invece un epilogo ancor più traumatico a seguito del coinvolgimento del Taranto nello scandalo scommesse.
Un suo giocatore (Massimelli) squalificato per 3 anni e 5 punti di penalizzazione per i rossoblu da scontare nel campionato successivo.

Stagione 1980/81 che vede l'arrivo di una nuova coppia d'attacco composta da Bortolo Mutti e dal velocissimo Mirko Fabbri (capace di un 11'2'' sui 100 metri ed il cui grave infortunio influì pesantemente sull'esito del campionato), del difensore Franco Falcetta, della barbuta mezz'ala ex Pisa Cannata, dell'attaccante Chiarenza (al quale Seghedoni cambiò ruolo arretrandolo sulla linea difensiva e "costruendogli" una nuova carriera che lo portò a giocare in serie A) e dei promettenti Guglielmo Ferrante (centrocampista) e Nicola Cassano (attaccante esterno, di cui parleremo piacevolmente in seguito).

La penalizzazione risulterà decisiva (il Taranto realizzerà 30 punti con la salvezza a quota 34) e porterà ad un'amara retrocessione figlia anche dei problemi societari (Carelli aveva lasciato al presidente Greco al quale a sua volta subentrò Giovanni Bonfrate) e della crisi tecnica concretizzatasi con le dimissioni di Seghedoni alla 24a giornata.
Ma di quella stagione rimane il ricordo indelebile della clamorosa e roboante vittoria ottenuta contro la "nobile decaduta" Milan il 7 dicembre 1980 alla 13a giornata.
Un perentorio 3-0 con quel "Mutti-Cassano-Mutti" che risuonava, come dolce ritornello, in ogni angolo della città.
E anche qui, un indimenticabile aneddoto da ricordare: con la nazionale impegnata a Lussemburgo, Paolo Valenti apre il suo 90 minuto dedicato alla serie B esclamando: "ora vi mostriamo un bel gol"!

Ed è proprio il 2-0 del Taranto, realizzato dall'estroso Nicola Cassano che con tre finte consecutive (sinistra-destra-sinistra) "mette a sedere" tale Franco Baresi (situazione più unica che rara) e finalizza la sua ubriacante serpentina con un rasoterra sul primo palo per il tripudio di uno Iacovone gremito in ogni ordine di posto (e anche più).

Successo storico che però rimane fine a se stesso, unico bagliore in una stagione che aveva trasformato il sogno dello sfortunato Donato Carelli in un brutto incubo sportivo.

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