UN POMERIGGIO AL MUSEO

Il museo del Milan: viaggio tra i successi rossoneri

Una nuova rubrica per raccontare i musei del calcio
   Redazione MRB.it

10 Aprile 2020 - 15:00

Tempo di lettura: 4 minuti

Prima ancora di varcarne la sacra soglia, l'emozione ti assale ed è pronta a metterti al tappeto con un gancio diretto degno di Rocky Balboa.
Pensi a quando sarai dentro e alla Storia che potrai ammirare con devozione direttamente attraverso i tuoi sensi, senza pendere dalla labbra di nessuno o dalle pagine di un buon libro. Con il capo leggermente chino e gli occhi già ebbri di felicità ti accorgi di non essere più colpito dal sole, perché sei arrivato a destinazione. Alzi il capo verso l'alto e davanti, a farti ombra, c'è una strana struttura trapezoidale. A quel punto scruti il gigantesco palazzo dall'alto verso il basso ed è allora che puoi leggere a chiare lettere "Benvenuti a Casa Milan".

Sei nella casa del Diavolo, ma la puzza di zolfo non si percepisce affatto. Non è l'Inferno, anche se la metafora calzerebbe alla perfezione, ma è il Paradiso; ti accorgi di avere ancora a che fare con gli uomini solo perché, molto umanamente, c'è un biglietto da pagare. Si tratta del prezzo della gloria.
Quasi impietrito dall'accecante luce diffusa dalle vittorie ottenute dal Milan in 121 anni di storia, cominci a camminare come se fossi sotto ipnosi, ma Giucas Casella non ha alcuna colpa. Lo sguardo cade su un cuoio ruvido e vecchio di cento anni; le corpose cuciture farebbero accapponare la pelle e all'epoca anche la fronte dei calciatori pronti a colpirlo di testa. I primi calci del Milan, fondato dal britannico Herbert Kilpin, furono tirati su campi di gioco che, al giorno d'oggi, si vedono solo dalla Promozione in giù. Maglie, scarpini e giornali vecchi di decine e decine di anni sono lì per farsi guardare. Sei rapito dai titoloni: "Milan campione", Milan la Coppa è tua", Milan, ecco lo scudetto". Fa effetto leggerlo; l'abitudine si è maledettamente persa, spazzata via da un cambio generazionale e da scellerate politiche societarie che hanno tenuto conto solo dei bilanci e non dei sentimenti, ma è legge dell'imprenditoria e non della poesia o della filosofia.

Pur non volendo sul volto hai un perpetuo sorriso stampato sul volto che, in altro contesto, ti farebbero reputare uno sciocco. Senti altri visitatori parlare. Uno dice "Nelle finali di Coppa dei Campioni vinte, il Milan ha sempre giocato con la maglia bianca". Ti verrebbe voglia di correggerlo e dirgli "No, sei. Tutte tranne la prima nel 1963, domandalo ad Altafini se non mi credi". E intanto immagini Gunnar Nordahl, Gianni Rivera e Nils Liedholm che fanno l'occhiolino per darti ragione.

Forse sarebbe meglio lasciare stare. Viene facile perché l'attenzione è subito rapita da un elicottero stilizzato, che fa bella mostra di sé in un angolo, laddove l'esposizione cambia direzione. L'associazione è immediata con Silvio Berlusconi. Ti soffermi e lo vedi scendere dall'elicottero nel luglio 1986 assieme alla squadra, accolti dal tifo festante all'Arena Civica. Ripensi subito alla magnifica cavalcata berlusconiana: è allora che ti investe in pieno la malinconia dei giorni della tua gioventù quando il Paradiso l'hai vissuto veramente. Giovanni Galli, Tassotti, Filippo Galli, Baresi, Maldini, Donadoni, Ancelotti, Colombo, Evani, Gullit Van Basten, allenatore Sacchi. Verrebbe voglia di piangere, ma ci sarà tempo, la visita riserva ancora forti emozioni.

La regina delle sale contiene tutte i trofei conquistati, disposti a cerchio per abbracciarti, mentre al centro campeggia una gigantesca riproduzione della Coppa dalle grandi orecchie. Sei a Casa Milan devi per forza piangere. Si spengono le luci e al centro del soffitto si apre un occhio che, come la Grande Berta, spara proiettili strappalacrime che ti colpiscono direttamente al cuore. Vedi il Milan superare il Benfica di Eusebio e l'Ajax di Johan Cruijff e diventare campione d'Europa. Cesare Maldini, Nereo Rocco e Gianni Rivera piombano sulla scena per alzare la Coppa dei Campioni e tu con loro. Eccoli i tre olandesi, poi Massaro che stritola il Barcellona di Romario.

Immagini in bianco e nero e a colori, il Milan è un continuum di successi, uno tsunami di gioie e il tuffo al cuore c'è tutto. Tre minuti e mezzo, che ricorderai per sempre e ti renderanno fiero nonostante le difficoltà. Gli altri non lo capiranno mai.


Articolo a cura del giornalista e scrittore Giuseppe Di Cera

Autore dei libri:
1001 storie e curiosità sul Grande Milan
I campioni che hanno fatto grande il Milan
Il romanzo del grande Milan
Il Milan dalla A alla Z
Forse non tutti sanno che il grande Milan
Le 101 partite che hanno fatto grande il Milan
La storia del Milan in 501 domande e risposte

Il suo prossimo librò sarà "Capitani e Bandiere"

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