UNA GIORNATA ALLO STADIO

Barcellona, Camp Nou: il tempio dei Blaugrana

Una nuova rubrica per raccontare gli stadi del calcio
   Emiliano Fraccica

03 Aprile 2020 - 15:00

Tempo di lettura: 2 minuti

Sono andato a visitare il Camp Nou di Barcellona l’11 dicembre del 2019. Può sembrare una data come tante, ma il giorno prima i catalani avevano eliminato l’Inter (la squadra per cui tifo) dalla Champions. Insomma, ce l’avevo a morte con Messi e compagnia bella, ma avere la possibilità di andare in uno degli stadi più iconici d’Europa non è cosa di tutti i giorni, e così ne ho varcato la soglia.

L’impatto che può avere una struttura come il Camp Nou è davvero mostruoso, non è stato difficile sentirmi piccolo piccolo di fronte a uno stadio enorme come quello.



Mi sono imbattuto subito nel museo, una grande sala piena di memorabilia, trofei, ma soprattutto storia. I miei occhi si sono riempiti avidamente del racconto di quella creatura che, passo dopo passo, è diventata il Barcellona che oggi tutti conosciamo.

Spiccavano in bella mostra le cinque Champions League vinte, l’ultima delle quali conquistata, e lo dico con un pizzico di goduria, ai danni della Juventus.



Non poteva mancare l’angolo dedicato a Leo Messi, considerato un vero e proprio dio in Catalogna: davanti a una sua gigantografia apparivano luccicanti 5 dei 6 Palloni d’Oro messi in saccoccia (l’ultimo l’aveva vinto solamente nove giorni prima).



Dopodiché il tour è proseguito con l’accesso agli spalti e al terreno di gioco: la solennità del Camp Nou si capisce per davvero in quel momento, quando dai corridoi bui ti si apre la scritta “Mes que un club”, più di una semplice squadra. Calpestare poi la stessa erba su cui in varie epoche hanno camminato e corso mostri sacri del calcio come Crujiff, Maradona, Ronaldinho è semplicemente da pelle d’oca.

Dopo un veloce selfie sulle panchine e aver notato, non senza stupore, che fossero in vendita piccole zolle di terreno o stralci delle reti, risalenti a diverse partite del 2019,  la mia visita è proseguita accedendo alla tribuna stampa, dove ho avuto modo di fare un accurato paragone con quella dello Iacovone (anche se non credo che a Barcellona ci sia qualcuno che, come il signor D’Andria, ti passi il foglio con le formazioni senza che tu glielo avessi chiesto).

Lasciandomi poi gli spalti alle spalle è stata la volta della cosiddetta “zona mista” e della sala delle conferenze stampa, e subito dopo degli spogliatoi. Non ho potuto fare a meno di notare la vasca idromassaggio dove magari, qualche anno fa, Iniesta e Xavi conversavano allegramente dopo aver fatto magie in campo.



Per concludere un salto allo store, giusto per dare un’occhiata dato che i prezzi erano esorbitanti.

Il tour sicuramente è valso quanto speso col biglietto, il mondo Barcellona non poteva avere un tempio diverso dal Camp Nou per celebrare i suoi 110 anni di campioni, vittorie e gloria.

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