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Marino: 'Situazione fuori dal normale. Per giocare nel Taranto ci vuole personalità'

Intervista all'ex tecnico del Taranto
   Cosimo Palumbo

29 Marzo 2020 - 08:00

Tempo di lettura: 3 minuti

Oggi noi di MondoRossoBlù.it abbiamo intervistato Raimondo Marino, ex allenatore del Taranto. Il coach di Messina ha guidato nella stagione 2004-2005 la formazione Berretti e, successivamente, durante l'annata 2005-2006 la prima squadra, ottenendo 8 vittorie, 7 pareggi e 6 sconfitte in 21 panchine.

Stiamo affrontando un periodo complicato che ci vede nel mezzo di una pandemia, cosa pensa di questa situazione?
Non è facile. Credo che un pò di responsabilità ce l'abbia anche il governo, in quanto sapeva a cosa andavamo incontro e hanno sottovalutato il tutto. Adesso chi ne sta ripagando di più sono gli anziani e i dottori e, considerando che si poteva agire anticipatamente, non è normale che debba morire cosi tanta gente. Le restrizioni attuali dovevano prenderle prima, ci sono persone e ospedali che adesso sono in difficoltà, mi auguro che il governo intervenga e aiuti tutti quanti.

Dopo aver provato a disputare vari eventi a porte chiuse, lo sport italiano ha deciso di sospendere le proprie attività. Per quanto riguarda gli eventi calcistici, come giudica l'operato della Federazioni prima di ricorrere al blocco?
Avrei sospeso tutto subito, i calciatori non sono robot, non sonno immuni e rischiano di essere contagiati. Purtroppo dietro ci sono vari interessi e qualche società non voleva e non vuole avere delle perdite, ho letto che qualcuno vuole tagliare gli stipendi ai calciatori; io credo che non sia giusto essendo comunque un lavoro, al massimo può essere il calciatore che, di sua spontanea volontà, va a ridursi l'ingaggio.

Crede che il calcio ripartirà nei prossimi mesi?
Dicono che ci sia la possibilità di giocare tra Giugno e Luglio, staremo a vedere. Personalmente opterei per i play off e play out, è difficile far giocare tutti e recuperare ogni partita, poi ovviamente dipende da quando si potrà ripartire. Adesso la priorità è la salute.

Lei ha avuto un passato sulla panchina rossoblù, che ricordi ha di quell'esperienza?
Su alcuni aspetti positivi, su altri, invece, poteva andare diversamente. Ci sono stati dei contrasti con alcune persone, tra cui anche dirigenti. Non era e non è facile fare calcio a Taranto, è un ambiente che ti mette pressioni e bisogna avere la giusta personalità.

Tornando al presente, che parere ha sul Taranto di oggi?
Peccato per la situazione che si è creata in quanto sulla carta è veramente una buona squadra. Il problema, come detto in precedenza, è che bisogna avere una certa personalità per indossare la maglia rossoblù e, evidentemente, in rosa, quest'anno, c'è qualche ragazzo che non ne ha abbastanza e dopo qualche fischio fatica a reagire. Credo che prima di iniziare a criticare bisogna dar del tempo e non creare tensioni sin da subito. Le somme vanno sempre tirate a fine campionato, non dopo qualche giornata, bisogna farlo per il bene del Taranto.

Un saluto ai nostri lettori.
Un abbraccio ai vostri lettori e alla città di Taranto, di cui mi sento parte. Ho tanti amici, io ho allenato e mio figlio ha anche giocato. Voglio dire ai tifosi di stare vicini alla squadra anche in momenti di difficoltà come questo, soprattutto in periodi cosi particolari bisogna esserci.

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