UN POMERIGGIO AL MUSEO

Madrid, Santiago Bernabeu: il tempio del calcio

Una nuova rubrica per raccontare i musei del calcio
   Luigi Boccadamo

24 Marzo 2020 - 15:00

Tempo di lettura: 5 minuti

Tutto ha avuto inizio una sera di marzo, mi trovavo a casa di un carissimo amico, un fratello per me,
e ci siamo detti: "perché non andiamo a Madrid quest’estate?". Detto fatto ci siamo messi al pc ed abbiamo

programmato la nostra piccola vacanza di famiglia. Appena prenotato abbiamo iniziato a programmare con le consorti cosa vedere e come cadenzare le cose da fare nei tre giorni che saremmo rimasti li. È stato in quel frangente che io ed il mio amico all’unisono abbiamo detto che un pomeriggio noi ci saremmo dedicati alla visita del Bernabeu, museo compreso. Ovviamente il pomeriggio tutto per noi non poteva essere gratis si sa che con le donne bisogna sempre scendere a compromessi, tantè anche in questo caso il patto è stato che noi saremmo stati liberi di respirare calcio nel tempio di Espana 82 perché “per tutti noi che l'abbiamo vissuto è stata la più grande emozione calcistica di sempre”, e loro avrebbero avuto shopping libero presso il centro commerciale “El Corte Inlges” vicino allo stadio. Alla passione non si comanda e quindi senza esitare abbiamo accettato il compromesso.


Finalmente vacanza, arrivati a Madrid abbiamo iniziato a visitare tutto il visitabile. Finalmente è il pomeriggio del secondo giorno e come due ragazzini in gita di quinto ci rechiamo al botteghino paghiamo i nostri ticket e ci mettiamo in fila per entrare dall’ingresso 35. Nell’attesa rimaniamo con la testa in su a mirare e rimirare questo tempio del calcio che si erge maestoso, finalmente anche noi potevamo vederlo di persona e scoprire de visu quello che avevamo per anni visto solo attraverso la televisione.

Tocca a noi allora entriamo ed iniziamo un percorso che si snoda tra diversi cantieri aperti per la ristrutturazione in corso di questo stadio, nonostante questo i nostri sguardi iniziano a scrutare tutto ciòche ci circonda. La parte museale prende la maggior parte della gita, la storia di questo club è veramente importante ed è fatta di tantissimi trofei, alcuni dei quali conquistati ahimè anche a danno di club italiani.


Si passa in un percorso che parte dai primi anni del club e tra cimeli vari e trofei si ripercorre oltre un secolo di storia. Non si può rimanere indifferenti davanti a palloni di inizio ‘900 o completi fatti con materiale pesantissimo o ancora scarpe che paragonate alle presenti sembrerebbero più antinfortunistiche che da calcio. L’emozione che si coglie nelle didascalie di oggetti e personaggi è impagabile ed allora anche il costo del ticket precedentemente pagato trova giustificazione. Andando avanti negli anni si arriva a ripercorre gli quelli della propria infanzia e giovinezza ed allora le tante sfide viste contro il Real degli anni 80 -90 dove le giocate di Butragueno detto El Buitre (il giocatore che ha ispirato le mie gesta da ragazzino) e di tanti altri come Sanchez, Michel, Gordillo, Sanchis etc.., provocano dei brividi che pervadono l’animo più profondo del calciofilo medio.

La gita continua e si arriva man mano agli anni nostri e mi rendo conto che il Real ha avuto sempre tantissimi campioni, ma forse mai come negli ultimi anni la dicitura Galacticos sia stata più appropriata. Finalmente giungiamo nella parte delle Champion dolce amara per me Juventino, ma nello sport come nella vita se si impara ad accettare la sconfitta si riesce anche ad ammirare la grandezza degli altri. Proprio qui due sono le cose che ricordo maggiormente la foto che il mio amico (lui interista) ha tenuto a farmi dinanzi alle due champions perse, ma soprattutto la cosa che maggiormente mi ha colpito è che il più grande giocatore che il Real abbia avuto nella sua storia, forse a causa del passaggio alla Juve sia messo nel museo più per obbligo di storia che per volontà; infatti sembra quasi che si tenda a non esaltare le sue gesta ma limitarsi al necessario. Il tentativo però pur essendo palpabile trova una grande difficoltà nella sua applicazione in quanto loro mal grado Ronaldo ha firmato anche più dell’ultimo decennio di successi del Real.

Un'ultima cosa singolare che ho notato che nella parte del museo dedicata alla celebrazione delle champions ci fosse un spazio apposito che da grande risalto anche alle gesta del Real Madrid di Basket. Continuando la nostra gita siamo passati dagli spogliatoi del Real (che a dire il vero non mi hanno entusiasmato tantissimo, forse perché dopo aver visto quelli dello Stadium di Torino, questi risultavano meno avveniristici). Seguendo il percorso arriviamo sugli spalti dello stadio e qui l’immaginazione torna indietro all’estate dell’ottantadue, mi sembra di rivedere quella corsa di Tardelli che esulta, quella serpentina a tutto campo di Conte, il sigillo di Altobelli ed allora mi giro e rivedo li vicino a dove sono io l’immagine di Pertini che esulta e dice: ”non ci prendono più”, mentre io appena fanciullo partecipo a caroselli tricolore che riempiono l’Italia in ogni dove in una sorta di abbraccio unico (quello che speriamo di poter fare nuovamente quanto prima).

Lo stadio è bellissimo tutto attaccato al terreno di gioco e posso solo immaginare cosa possa significare per i giocatori calcare quel terreno di gioco. Dopo il giro in tutti i settori dello stadio foto e video annessi e connessi, soddisfatti ed accaldati,terminiamo il nostro pomeriggio “Bernabeu” lasciandoci alle spalle quel tempio del calcio.

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