SULLA STRADA CON IL TARANTO

Cristo si è fermato ad Eboli, Cangiano no

Nuova rubrica targata Mondorossoblù.it - Prima puntata: Pro Ebolitana-Taranto
   Redazione MRB.it

17 Marzo 2020 - 15:00

Tempo di lettura: 3 minuti

Quando il Taranto retrocesse, fallì la prima volta, dopo la partita contro il Cesena, ci fu un passaggio abissale col mondo dei dilettanti. Le prime partite della stagione furono Maglie, Taranto Nardò in e Avigliano in casa e lì ci rendemmo conto dove eravamo finiti. Le prime partite - come tutte le squadre che retrocedono- manifestano il proprio orgoglio di appartenenza e lo Iacovone contava circa 7 mila spettatori, ma dopo quelle tutto iniziò a scemare perché le successive furono squallide e quel montepremi di spettatori si riduceva sempre di più.

Anche in trasferta ci riducemmo: una quindicina o ventina, al massimo, cinquanta persone alle trasferte più importanti. Ma questa cosa ci rafforzò moltissimo perché eravamo sempre gli stessi, tutti aspettavano i “tarantini” e questo ci gasava: negli anni, restando nei dilettanti, ci rendemmo conto che all’epoca andare in Campania - erano delle partite difficili -  non era come andarci oggi. Nella composizione nei gironi speravamo di essere buttati in quello molisano anziché in quello laziale, ma finivamo sempre in quello stesso e “fantastico” girone campano con le pugliesi. Ogni domenica era una battaglia, ma l’orgoglio era che tutti aspettavano la magica e famosissima tifoseria del Taranto: per questo ci sono tanti episodi da raccontare: in particolare ricordo quella di Eboli, perché accadde tutto ciò che un tifoso non si aspetta possa succedere.

Arriviamo in questo paese famoso dal detto “Cristo si è fermato ad Eboli” : non era lo stadio in erba confortevole di ora, ma all’epoca era fatto di terra battuta. Gli ebolitani ci accolsero abbastanza bene, nonostante la nomea di “tifoseria violenta”. All’inizio fu tutto tranquillo, amichevoli con noi soliti 30- 40 tarantini. Ma la partita non stava andando per il verso giusto, per entrambi, loro avevano interesse a chiudere quel campionato perché dovevano salvarsi, invece noi non navigavamo nelle sfere altissime del campionato. Però avevamo uomini veri come Totò Cangiano, il compianto Aloiso Tallilli, Bruno Incarbona e in porta il buon Alberga, uno dei migliori portieri che avessimo mai avuto. Quel giorno, appunto, la partita non stava andando bene e finimmo il primo tempo 0-0. Per dimostrare la loro accoglienza, uno sponsor dell’ebolitana ci offrì il latte, non birra! Nel secondo tempo le cose si misero male e iniziarono i primi sfottò, noi dal canto nostro non ci tenevamo gli insulti e la situazione stava degenerando.

Ad un certo punto, al quarto d’ora dalla fine, successe che avemmo un rigore contro e -essendo un campionato nullo - volevamo non andasse. Il centro avanti avanza, fa un rigore, il nostro Alberga lo para e fa un rinvio, su questo Totò Cangiano fa un tiro al volo e segna sotto l’incrocio: si scatenò il putiferio. Noi – la squadra più sfigata d’Italia- avevamo avuto una parata e un rilancio a nostro favore, dunque come potete capire, scoppiò davvero l’inferno: ce la vedemmo brutta, i giocatori si barricarono negli spogliatoi, spuntarono delle armi bianche fummo costretti a difenderci. Questo fu uno degli aneddoti di quegli anni che io ricordi.

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