Roberto Orlando | |
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Dopo tanti rumors, smentite e dichiarazioni decise, abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza sull’incontro tra la cordata romana “capeggiata” dall’avvocato romano Tillia e l’emissario del presidente Giove, l’ex DG del Taranto di Blasi Vittorio Galigani, avvenuto negli uffici della Enetec, società del presidente Giove.
Abbiamo raggiunto telefonicamente proprio Tillia, che ci ha spiegato la sua offerta e il suo progetto: “sapevamo che in qualche modo ci sarebbe stato spazio per fare un’offerta per acquisire il Taranto – ha esordito l’avvocato – per questo motivo mi sono fatto portavoce di un gruppo di imprenditori che avevano voglia di investire nel calcio”. Chi sono questi imprenditori? Presto detto: c’è la MP srl, un gruppo che gestisce fondi patrimoniali, l’avvocato Filippo Mevi, la signora Omarj, una signora kazaka proprietaria insieme alla sua famiglia di una raffineria in quel paese, il dottor Giovannetti, che ha una azienda di integratori. Gente che ha una potenzialità economica adeguata per affrontare la serie D. Nessun riciclatore di soldi, nessun bandito, per intenderci”.
Chiediamo, a tal proposito, se oltre questi nomi ci sia anche quello di due vecchie conoscenze del calcio rossoblù, Bongiovanni e Zelatore
“Assolutamente no. con l’avvocato Bongiovanni e la dottoressa Zelatore abbiamo buoni rapporti, li conoscevo già perché c’eravamo già avvicinati al Taranto tre anni fa, ma non fanno parte del progetto, nonostante qualche punto in comune (l’avvocato Fistetto, ndr).
L’offerta di Tillia
“Come da PEC inviata al Taranto giorno 5 marzo scorso, abbiamo fatto una offerta di 1 milione e 400 mila euro”. Cash? “eh no. Giove vuole un milione di euro perché è affezionato al Taranto, ma c’è un importante debito erariale. Come facevamo a dargli quella cifra? Per Massimo Giove avremmo sborsato 400 mila euro (non tutti e subito) e il milione sarebbe servito per appianare il debito con l’Erario attraverso i nostri consulenti”.
Quale era il vostro progetto per Taranto?
“Taranto è una piazza incredibile, dalle potenzialità che ci avrebbero permesso di pianificare una stagione con l’adeguata tranquillità economica. Noi avremmo messo sul banco 550 mila euro come base, poi gli sponsor, il botteghino, il merchandising avrebbero fatto il resto.”
Quale staff avrebbe guidato il Taranto?
“La nostra intenzione era quella di creare una società snella, con i giusti uomini. L’avvocato Mevi avrebbe fatto quasi sicuramente il presidente, io il raccordo con la parte tecnica. Una gestione fatta senza pugliesi, l’unico tarantino sarebbe stato Alfredo Cimino, che al massimo avrebbe avuto un ruolo nello staff tecnico. Avrei portato l’esperienza di Luca Pensi, col quale abbiamo già lavorato e bene a Martina e Caserta. A proposito, a chi dice che abbiamo fatto fallire il Martina, al Tribunale di Taranto non c’è nessun curatore che gestisce il Martina. È chiaro che con oltre 2 milioni di debiti, dopo la salvezza, l’abbiamo dovuto mollare. Lo stesso a Caserta, c’era oltre un milione di debiti ma quell’anno abbiamo fatto i playoff”.
Quindi offerta inviata e rifiutata.
“Alla fine è come se ci fossimo fatti una passeggiata a Taranto. Non abbiamo parlato col presidente Giove, col quale ci siamo solo salutati convenevolmente e dopo l’incontro con Galigani siamo andati a mangiare le cozze di Taranto, l’unica nota positiva della giornata. Che dire? Auguriamo al presidente Giove e alla città di Taranto i migliori auspici”.