LE VOCI DI MRB.IT

Ipse dixit: 'Abbiamo fatto schifo'

'Il colombo osservatore', dalla rubrica di Carlo Esposito

Foto Roberto Orlando

   Carlo Esposito

12 Febbraio 2020 - 07:52

Tempo di lettura: 6 minuti

Ogni qualvolta la città si ingrigisce per colpa di episodi come quelli rivolti al D.S. De Santis, i messaggi di solidarietà e quelli di stigmatizzazione sembrano andare quasi a braccetto con la retorica e la scontatezza. É così ovvio schierarsi dalla parte del “preso di mira” De Santis, che l’unica cosa da fare sarebbe quella di non dare visibilità ad un gesto che a sole 24 ore dall’orgoglio nazionale conquistato grazie alle doti umane ed artistiche del nostro Diodato in quel di Sanremo, ripiombiamo nella vergogna peninsulare grazie alla mente perversa di un malato che offende l’intelligenza di tutta la tifoseria, di tutta la cittadinanza e di tutte quelle persone che hanno rinunciato e quotidianamente corrono il rischio di rinunciare alla loro libertà personale per difendere i diritti di una intera comunità combattendo chi semina morte e veleno. Al DS ribadiamo la solidarietà tutta della redazione e di coloro che sperano, oltre la riconversione economica, territoriale ed industriale, in una vera e definitiva riconversione mentale, unica risorsa possibile per salvarci.

Vorremmo però che la stessa unione e forza profusa dalle componenti tutte che ruotano attorno al Taranto calcio (prendendo le distanze dall’oltraggioso gesto nei confronti del D.S.), fossero ricambiate a fine stagione dalla Società, chiedendo ufficialmente scusa nella tanto “desiderata” quanto “ipotetica” Conferenza Stampa in cui mettere tutto alla luce del sole: programmazione, ri…strutturazione societaria, eventuali masse debitorie, gestione Settore Giovanile, biglietteria e nuova campagna abbonamenti. Non riusciamo infatti a dimenticare quando, a fronte di un aumento biglietti spropositato, più volte rimarcato nelle sedi preposte, e forti della sottoscrizione di 1800 tessere abbonamento la società stessa giustificava il costo improponibile dei tagliandi per un campionato di serie D, adducendo alla “qualità del prodotto offerto”, a tutt’oggi mai visto.

Che chi di competenza cominci a programmare una campagna abbonamenti per la stagione 2020/2021 che possa riportare allo stadio le famiglie, con una rimodulazione popolare del costo dei biglietti che preveda 5 e 7 euro per i settori popolari. Per il settore di Tribuna il discorso invece appare leggermente differente in quanto proprio in questo periodo di diserzione dallo stadio, la tribuna risulta incredibilmente piena di spettatori al netto della piccola “tribù chiassosa” di bambini. Strano quanto inusuale vedere come la gente sia disposta a “popolare” il settore più costoso dello Iacovone, mentre il resto della struttura appare desolatamente vacante; e qui ci verrebbe da chiedere quanti accrediti o biglietti omaggio vengano distribuiti in città per far registrare quel numero di utenti nel settore più costoso, pretendendo però 15 euro per una gradinata, giusto per fare un esempio.

Fatte le doverose premesse, torniamo a parlare di ciò che (non) è successo in questo fine settimana nel quale conteggiare i disastri a cui abbiamo assistito diventa impresa più faticosa che vincere allo Iacovone. In casa perdiamo l’ennesima partita, forse una delle poche “amarissime” soddisfazioni da conquistare in questo campionato, che continua a trascinarsi stancamente verso l’eutanasia sportiva in una brutta, se non la più brutta, stagione calcistica.

A cornice di tutto ciò, una prestazione indecorosa, vergognosa ed umiliante dei nostri uomini che, tornati ad indossare la maglia rossoblu più per esorcizzare che per meriti, ancor più scaramanticamente sperano negli effetti positivi della ormai acquisita abitudine di non farsi fotografare nella classica schierata di inizio partita: visto come è andata a finire si può ricominciare a ripristinare le vecchie consuetudini almeno per chi lavora di statistica e di immagini: avvisate i calciatori che il rullino lo devono riavvolgere loro e non i fotografi.

Sulla gara, inutile rimarcare l’andamento: la gara più brutta giocata dal Taranto degli ultimi tempi, dura 12 minuti, il tempo necessario per permettere ad El Ouazni di insaccare la porta di Sposito per poi sfoggiare una prestazione da attori di Hollywood miscelati al 118, con atleti (?) costantemente a terra, in una continua simulazione e provocazione che non sortisce alcuna reazione nell’undici rossoblu. Neanche col Foggia in 10 (al 70esimo Di Masi viene espulso) il Taranto riesce a dare prova di orgoglio tanto che al termine della gara si salvano in 3 soltanto: Sposito, Guaita e Ferrara, l’unico uomo che riesce a raccogliere gli applausi di una spoglia curva al ritorno negli spogliatoi. In questa fallimentare stagione credo sia arrivato anche il momento di premiare il giovane nr. 3 rossoblu facendogli indossare i galloni da Capitano e rendendo merito non solo al ragazzo ma anche a tutta la tifoseria matura che nel naufragio generale, riesce a riconoscere l’impegno e la voglia di onorare la maglia: bravo Antonio, più di qualcuno dovrebbe prendere esempio da te, se c’è un Uomo da cui ripartire, quello sei tu!

A termine gara, il marasma e l’approssimazione regnano sovrani: mentre in tribuna gli sciacalli dauni si permettono di spadroneggiare sottolineando la “speranza” che il Taranto possa onorare la regolarità del campionato anche nello scontro interno contro il Bitonto (il tutto senza che nessuno possa ribattere che “a casa dei suonatori, non se ne suonano serenate”…), i rossoblu annunciano il silenzio stampa, ma Avantaggiato giunge ai microfoni dell’emittente televisiva (o non sapeva o non era stato avvisato). In sala stampa sopraggiunge l’addetto Stampa che invece di annunciare unicamente l’assenza dei tesserati del Taranto, si dilunga in commenti tecnici a dimostrazione che l’unica vittoria domenicale è la confusione totale.

Insomma, un’altra pagina epica da aggiungere alle storiche “stiamo lavorando per voi” o “ce ste ride stuè?”, certificata dalle considerazioni pacate, sincere e ferme del D.S. in una trasmissione televisiva di ieri sera quando, incalzato dalle innumerevoli domande del pubblico intervenuto sui social, non si sottrae all’analisi stagionale a 360°. Difende Panarelli anche se non convince totalmente; bacchetta le dichiarazioni continue e di tutti gli addetti ai lavori rilasciate per tutta la stagione a destra e manca; entra nello specifico della comunicazione soprattutto quando un’incomprensione sul break pubblicitario televisivo, lascia la linea aperta; si sbilancia sull’ipotetico ingresso di nuove figure con conseguente allargamento societario e, udite udite, attende chiarimenti e rassicurazioni sulle future intenzioni del presidente per poter prendere decisioni per la programmazione strutturale della nuova squadra targata 2020/2021.

Una cosa è certa: va riconosciuto a De Santis il fatto di aver sempre parlato in maniera diretta, convincente o meno, ma pur sempre cercando di non nascondersi dentro un fallimento grande quanto il buco in curva Nord. Il tutto condito da un IPSE DIXIT che lascia poco spazio a qualsiasi incomprensione: “domenica abbiamo fatto schifo”… e se lo dice lui…
Sarà veramente impresa ardua, se non impossibile, riportare la gente allo stadio e a tutt’oggi spiragli in tal senso sembrano non essercene.
Dobbiamo aggiungere altro?
Buon Taranto, avanti Taranto

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