C’è qualcosa di nuovo nel Taranto. Che apre alla speranza (per il futuro) e al rammarico (per l’ennesima annata perduta). La vittoria di Sorrento, meritata e convincente, contro la ex vice capolista completa un percorso di rinascita e maturazione.
Dopo l’addio alle speranze di promozione, le polemiche, le scelte di mercato criticate e coraggiose è nata un’altra squadra: più solida e meno estrosa, più fisica e meno impaurita, più libera mentalmente, più giovane e determinata.
I numeri, come sempre, descrivono al meglio la verità del campo: senza la partita persa a tavolino con il Cerignola per il caso-Kosnic, gli jonici avrebbero inanellato sette risultati utili consecutivi. Dopo l’intervento del Giudice Sportivo, comunque, la serie positiva è arrivata a quota sei (tre vittorie in trasferta con Andria, Brindisi e Sorrento, una in casa con il Grumentum, due pareggi con Casarano e Nardò) con 14 punti in cascina, una sola rete subita e nove gol realizzati. Nello stesso periodo solo il Bitonto capolista ha saputo far meglio.
Gigi Panarelli, tecnico attento e capace, ha riassemblato la squadra donandole nuovi equilibri e armonizzando l’ingresso degli acquisti di dicembre e gennaio. Senza D’Agostino e Favetta il Taranto ha perso qualcosa sul fronte gol e imprevedibilità: ma Van Ransbeeck, Olcese e Actis Goretta conferiscono fisicità, maggiore utilità nel “lavoro sporco” e nel gioco senza palla. Il “nuovo corso”, inoltre, ha rimesso al centro del progetto Guaita, Matute e Allegrini, che sembravano sul piede di partenza e hanno ritrovato motivazioni e brillantezza. La società, infine, ha spinto sull’acceleratore della gioventù: potendo approfittare di un limbo di diversi mesi, l’accentuazione “green” della rosa appare una scelta oculata. E se Marino (primo gol per lui), Sposito, Cuccurullo, Pelliccia e Masi rappresentano ormai delle sicurezze, il debutto di Avvantaggiato e gli altri affari conclusi appaiono davvero promettenti. Il presente, invece, regala un unico orizzonte: vivere alla giornata.