Redazione MRB.it | |
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Sulla 'Gazzetta del mezzogiorno' l'articolo di Lorenzo D'Alò:
Vademecum per chi ha ancora voglia di capire se i giorni che stiamo vivendo sono l’esaurimento del presente o l’inizio di qualcosa di diverso.
A) Il disinteresse è nei numeri (spalti vuoti oppure popolati di livori). Il dissenso è nei comunicati e nei post sui social (basta farsi un giro sul web). La disaffezione è lì: in agguato. Se attecchisce, è la fine. Perché di tutti i mali è il peggiore. Quando la matematica delle emozioni non torna più, significa che la crisi è profonda. E che nell’intrico di rancori, che sta separando la tifoseria dalla società, rischia di smarrirsi il «sentimento», senza il quale nulla ha più senso.
B) È una stagione stramba, con picchi di stramberia che sforano nel grottesco. Cioè, si fa fatica a credere che sia successo davvero. E invece è successo: che il presidente abbia esonerato se stesso (dimissioni poi rientrate); che sempre il presidente si sia arreso all’evidenza della classifica, alzando bandiera bianca con improvvido anticipo; che si sia persa una partita a tavolino per la sciagurata decisione di far scendere in campo, per una manciata di minuti, il difensore Kosnic a trasferimento non ancora perfezionato; che sia stato escluso dal progetto il calciatore più qualitativo. La più recente stramberia, però, merita un supplemento d’indagine, se è vero, come potrebbe emergere, che D’Agostino sia finito ai margini della «rosa» per motivazioni che esulano dalle capacità professionali (41 gol in 75 presenze). Ma che rimanderebbero a incompatibilità mai superate dentro lo spogliatoio, nonché a una condizione fisica non sempre ottimale. Resta il fatto che ora D’Agostino è «out» dopo essere stato assolutamente «in», tanto da averlo imposto a Ragno, che nel suo 3-5-2 non sapeva dove metterlo. E visto che difficilmente ci sarà rescissione e dunque sollievo economico, la speranza è che, quanto meno, ci sia un ritorno tecnico (la valorizzazione di Van Ransbeeck) e ambientale (un clima più disteso all’interno del gruppo).
C) Non solo stramberie. Giove è soprattutto un presidente «innamorato». È l’amore che gli dà la forza. Un amore fanciullo, irremovibile, viscerale. Condurre il Taranto oltre le secche del dilettantismo è diventata per lui una missione. Per questo: sbaglia e raddoppia, fallisce e rilancia, s’arena e si ribella. Pensava di aver costruito il Taranto più forte degli ultimi tempi. E di averlo affidato all’allenatore più adatto a realizzare l’agognato salto. Per la verità, lo pensavamo tutti. Ci sbagliavamo, ovvio. Lo dice il campo. Lo certifica il ritardo dalla vetta. Ma l’ostinazione di Giove, questa sua insistenza nel volersi dare un’altra possibilità, non può essere vissuta come un ostacolo permanente alla rinascita del calcio rossoblù. Almeno, sino a quando non si appaleserà un’alternativa credibile. Il popolo ha il diritto di manifestare la propria insoddisfazione sino a disertare gli spalti. Ma non ha il diritto di scegliersi il prossimo presidente, ammesso che le dinamiche societarie prevedano, nell’immediato, un ricambio dirigenziale. Ecco perché, anche nella disapprovazione più marcata, nel contrasto più vistoso, conviene che si riconosca alla proprietà il diritto di «fare» calcio. Insomma, Giove merita il rispetto che si deve attribuire a chiunque si faccia carico del Taranto a Taranto: della sua storia, dei suoi sogni, delle sue frustrazioni. E anche dei suoi debiti.
D) Adesso la parola d’ordine è: futuro. Da pianificare subito, sfruttando il presente e facendo tesoro del passato. Sovrapposizione temporale da vivere come una sfida. Sembra che a convincere Giove della necessità di muoversi senza indugi, utilizzando le partite che restano come banco di prova ideale del nuovo progetto, sia stato il direttore sportivo De Santis, ispiratore delle ultime mosse sul mercato e del trattamento energico dentro lo spogliatoio. De Santis avrebbe già le idee chiare sul Taranto che verrà (guida tecnica, struttura organizzativa, allestimento dell’organico, parco under). Il diesse, insomma, è il promotore dell’accelerazione. La sta caldeggiando. Ma in questi giorni di tumultuoso cambiamento, sta anche conoscendo i toni aspri della contestazione e oggi, nella conferenza stampa appositamente convocata, farà chiarezza su tutto, compreso il clamoroso accantonamento di D’Agostino, ovvero il presunto «tappo», rimosso il quale, dovrebbe fluire il nuovo corso. La moneta è per aria: meglio incrociare le dita.