TARANTO FC

Aldo Monza: 'Taranto è stato il posto migliore in assoluto dove ho giocato'

Intervista eslcusiva all'ex capitano rossoblù
   Angelica Grippa

01 Gennaio 2020 - 16:37

Tempo di lettura: 4 minuti

Nel giorno di capodanno ospitiamo ai microfoni di MondoRossoBlù.it un ex di lusso del Taranto, Aldo Monza, ascoltiamo le sue parole.

Mi parli del suo matrimonio con il Taranto, quando avvenne, e come fu l' impatto iniziale con la città jonica...
Sono arrivato a Taranto nel luglio 2000, mi chiamò il presidente Pieroni per dirmi che erano stati ripescati in C2 e c'erano 10.000 persone in piazza a festeggiare, e mi chiese se volevo far parte del progetto. Successe cosi e io accettai.

Com'era quel Taranto? Società, spogliatoio, compagni, tifosi...
Era una squadra che una volta ripescata Pieroni ha rifondato, ricordo l mister Aldo Buso, una grande mister molto esperto che aveva fatto anche la nazionale. Acquistarono degli ottimi calciatori per disputare un campionato al vertice, uno spogliatoio composto da calciatori forti e bravi ragazzi. I tifosi erano grandiosi, la prima partita in casa lo stadio pieno, ricordo l'immenso entusiasmo attorno alla squadra perchè a Taranto è così.

Un breve resoconto delle sue stagioni a Taranto, cosa accadde in quei campionati?
Nella prima stagione ci fu un testa a testa con il Campobasso e riuscimmo a spuntarla noi, fu un'ottima stagione vincente. Poi ci fu l'esonero di Buso a circa metà stagione e arrivò Silva e la squadra tenne sempre un ottimo rendimento. Nel secondo anno in C1 partimmo con Capuano allenatore, e dopo 5 giornate venne sostituito da Simonelli, anche quella una bella squadra perchè il presidente aveva una grande esperienza e riusciva a portare calciatori importanti. Due organici molto forti: il primo campionato vinto mentre il secondo lo vinse l'Ascoli, noi perdemmo la finale play-off con il Catania, la più grande delusione della mia carriera.

Quali erano le sue doti in campo? Tecnicamente e a livello personale?
Non mi piace parlare di me, ero un calciatore di corsa, un centrocampista che amava fare la mezz'ala, non ero un regista. Un calciatore che accompagnava l'azione di attacco e difendeva, amavo giocare questo modo e amavo giocare in quella squadra.

Quali match ricorda con maggior affetto?
La vittoria del campionato a Castellamare di Stabia quando eravamo in C2, ma sopra ogni cosa ricordo il corteo dei tifosi e quando siamo scesi all'autogrill a Potenza, è stato un qualcosa di fantastico. I tifosi rossoblù ci hanno accompagnato da Castellammare sino a Taranto in autostrada con i clacson e le bandiere fuori dai finestrini.  Della seconda stagione ricordo la partita con la Fermana dopo l'esonero di Capuano che aveva avuto problemi con me, non sapevo da che parte si sarebbero schierati i tifosi, ma quando entrai in campo la curva mi accolse con un coro che ancora mi fa venire i brividi, 'un capitano c'è solo un capitano!'.

Come terminò la sua avventura con i rossoblù e perché?
Dopo quel play-off maledetti avevo già deciso di non rimanere anche se le cose sarebbero potute cambiare in caso di Serie B, mi nacque la seconda figlia e scelsi di ritornare a casa, ad Alessandria prima e Novara dopo.

Cosa la lega ancora a Taranto?
C'è un legame profondo perchè ho amato quella maglia, quella città e li amo tutt'ora e conservo dei ricordi magici. Ho sempre detto che è il posto migliore in cui ho giocato in tutta la mia carriera per quello che mi ha dato.

Segue ancora il Taranto? Se sì, cosa pensa di questa stagione?
Si lo seguo sempre, sta vivendo un campionato molto difficile. La D non è semplice, anche se ti presenti con un allenatore molto forte le cose non possono andare come avevi previsto,e questa stagione ancora una volta lo sta dimostrando. Ma ancora niente è perduto e invito i tifosi a sostenere la squadra perchè sono possibili rimonte memorabili, il campionato è ancora lungo, allora forza Taranto.

Cosa fa attualmente?
Da quando ho smesso di giocare ho sempre allenato, nei dilettanti e in eccellenza nei gironi vicino a casa mia. Da due anni sono il secondo di Stefano Vecchi, l'anno scorso al Venezia e quest'anno al Sudtirol.

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