Redazione MRB.it | |
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Vincenzo De Santis è ufficialmente il nuovo direttore sportivo del Taranto e la presentazione alla stampa e ai tifosi ha avuto da subito un tono deciso: "Quando si dà troppa importanza a una persona le aspettative salgono. Non dico i soliti convenevoli e non faccio proclami, voglio tuffarmi da subito nel lavoro vero. Per costruire le vittorie c'è bisogno di tutte le componenti, dai dirigenti all'allenatore e i giocatori fino ai tifosi. Se non c'è un'alchimia giusta difficilmente si raggiungono gli obiettivi, posso solo promettere che ci metterò l'anima per questo e ringrazio la famiglia Giove".
Dopo le speranze prestagionali e la delusione di questo girone d'andata si cambia registro: "La parola che ci deve accompagnare fino alla fine del campionato è umiltà, deve essere alla base del nostro percorso. Il Taranto non è composto da una singola persona, ma da tante persone. chi non si adegua va via, non guardo in faccia a nessuno. E non dobbiamo cercare alibi, bisogna capire qual è la situazione nello spogliatoio, perché oggi c'è tanta confusione e paura di esporsi, io ci metto la faccia nel bene e nel male", ha assicurato De Santis.
Ma una risalita è possibile secondo il nuovo ds: "Se sono qui è perché ci credo, altrimenti non sarei venuto. Il campionato offre speranze di recuperare, dove ci sono equilibri è più facile e sugli scontri diretti dobbiamo recuperare terreno. Ci specchiamo in troppi inconvenienti, dobbiamo essere pratici soprattutto, anche brutti".
Certamente è stato importante il rapporto con il presidente per l'arrivo a Taranto: "Conoscevo Massimo Giove come amico, ci stimiamo a livello personale ed è una delle poche persone perbene che gravitano nel mondo del calcio. Lui ha questa passionalità che convincerebbe chiunque, oggi ha raggiunto la maturità che un presidente deve avere, è più aperto al dialogo rispetto a prima quando si faceva travolgere dagli eventi. Questo mi ha convinto a venire qui".
De Santis a più riprese ha fatto il punto sul mercato, facendo capire a chi è convinto di una rivoluzione nella rosa che le cose potrebbero essere diverse al 23 dicembre: "Larghi rimescolamenti? Non sono tanto d'accordo, c'è qualche problema evidentemente, ma ho bisogno di capire qual è per risolverlo. Da lì nasce il lavoro, dire che abbiamo bisogno di prendere 10 under o 3 attaccanti non è serio. Kosnic arriverà tra un paio d'ore, sarà il primo acquisto che ufficializzeremo. Un portiere? Se abbiamo un albergo arriva - ha aggiunto scherzando - Panarelli? Non è assolutamente in discussione". E non è mancata una considerazione sulla finestra invernale: "Noi non vediamo l'ora che si chiuda il calciomercato. Il mercato di riparazione è una delle cose più brutte nel mondo del calcio perché se una squadra libera un giocatore vuol dire che non ha fatto tanto bene. Destabilizza i giocatori che hai perché piccoli episodi possono cambiare il corso della stagione".
Poi ecco l'avvertimento a tutti i calciatori rossobù: "Non sono venuto qua per fare sei mesi, abbiamo una progettualità a lungo e medio termine. Nel mondo del calcio vincono gli equilibri, non i nomi, a prescindere dal discorso economico. I campi di calcio hanno le stesse dimensioni, un giocatore che indossa la maglia del Taranto sa che vuole visibilità e deve accettarne i rischi, con voglia e determinazione. Chiunque è chiamato a sputare sangue, a sudare la maglia, perché difficilmente non viene apprezzato chi fa questo a prescindere dai risultati".
Altra parola d'ordine è organizzazione: "Se vengono rispettati i ruoli e le regole i risultati arrivano. Se c'è libertà di azione difficilmente si riescono ad ottenere questi risultati. Oggi bisogna lavorare sul ricompattare un ambiente depresso e deluso, dobbiamo accettare le critiche. Ovviamente non accetto ciò che è stato fatto verso il direttore Gino Montella, quello non è sport", ha detto condannando il gesto di alcuni tifosi.
Invece, a chi ha fatto notare che tra i problemi c'è una certa mancanza di carattere, De Santis ha declinato la questione secondo il suo modo di vedere le cose: "Per me il carattere è soggettivo, credo che questa squadra abbia bisogno di qualche altro leader carismatico. Per avere carattere bisogna fare i fatti e parlare il meno possibile. Dobbiamo stare muti e far parlare i fatti, il carattere è prendersi le responsabilità quando si fa male e quando si fa bene".
Ciò che non deve mancare è la chiarezza, sicuramente: "Credo molto nella comunicazione e nel dialogo con i giornalisti per far uscire i messaggi giusti, altrimenti si va a inficiare tutto. Nel tempo paga più una brutta verità che una bella bugia, un confronto ci deve essere, ma sempre dicendo la verità", questo il suo credo.
E a proposito di responsabilità, verità e metterci la faccia, De Santis ha commentato le parole di Giuseppe Genchi nel post partita contro la Nocerina: "Ha detto anche delle cose giuste, ma poi gli è partito l'embolo e ha fatto un minestrone e dimostrato poca coerenza con quanto pronunciato poco prima. Beppe in quel momento non doveva venire in conferenza stampa o almeno sarebbe stato meglio raccomandargli di raccontare la verità".