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Il ricordo di Taranto Milan e di un calcio che non c’è più

Oggi ricorre l'anniversario di Taranto - Milan, una partita che ha fatto la storia
   Redazione MRB.it

07 Dicembre 2019 - 08:28

Tempo di lettura: 7 minuti

7 dicembre 1980, è una data lontana, troppo distante da noi.
La città in espansione demografica - nel censimento del 1981 Taranto vanta quasi 220 mila abitanti – proviene da un andamento economico positivo in controtendenza a quello nazionale. La forza lavoro della grande industria, l’Italsider, l’indotto e i grandi impianti industriali – Cementir, Shell e Belleli su tutti -, la grande ripresa delle aziende edilizie che stanno rendendo Taranto una grande città, si contrappongono sfacciatamente ad una polis cresciuta in maniera disordinata, caotica e, per certi versi, socialmente critica.
A farne le spese sono, infatti, anche le infrastrutture, soprattutto quelle sportive, da sempre uno dei malesseri della città jonica.



In questo contesto, l’Associazione Sportiva Taranto S.p.a. – che si accinge a disputare il dodicesimo campionato consecutivo in serie B – si ritrova, all’inizio della stagione, quasi con un piede in serie C. Il 1 marzo del 1980 esplode in Italia lo scandalo del calcio scommesse denominato “Totonero”. Massimo Cruciali, fruttivendolo romano, si ritrova in Procura della Repubblica sull’orlo di una crisi di nervi. Al Magistrato confessa le sue vicissitudini avute inizio quando il proprietario del Ristorante “Le lampare”, Alvaro Trinca, gli presenta alcuni giocatori della Lazio. Da lì ha inizio uno dei periodi più bui del calcio italiano che vedrà implicato anche il Taranto: proprio la squadra jonica “avrebbe dovuto pareggiare”, accomodandola, la partita casalinga contro il Palermo; ma qualcosa va storto e vincono i rosanero. Si apre, da questa partita, un’inchiesta che porterà una penalizzazione di 5 punti per il Taranto da scontare nel campionato 1980-81 e la retrocessione del Milan nel campionato cadetto.


I rossoblu, con a capo il presidente Greco che resterà in carica fino al 28 dicembre, gli subentrerà Buonfrate, partono abbastanza bene: nelle prime 5 giornate il gap inflitto dalla Commissione di Appello Federale (il Taranto risulta l’unica squadra penalizzata per una partita persa), viene annullato e le possibilità di disputare un campionato competitivo assumono i connotati non solo della speranza. Il Taranto giunge alla 13° giornata del 7 dicembre con un ruolino sufficientemente appagante: in 7 gare, dalla sesta alla dodicesima, ha vinto 4 volte e perso 3; una delle gare vittoriose è il derby contro i cugini del Bari messo in ghiaccio all’83esimo, con un gol di Fagni. La domenica precedente la sfida con i milanesi vede il Taranto espugnare il campo di Ferrara, in cui la Spal soccombe ai gol di Pavone e Mutti per 2 – 1.
Naturalmente la gara contro il Milan è quella più attesa della stagione seppur facciano capolino nel torneo di serie B squadre come il Lecce, Bari, Foggia, Sampdoria, Atalanta, Genoa, Lazio (anch’essa retrocessa dalla CAF), giusto per dirne alcune.



E’ un calcio in cui le regole permettono ancora il passaggio al portiere, un calcio in cui a bordo campo ci sono centinaia di persone, in cui i fotografi entrano sul terreno di gioco per immortalare un episodio particolare a bocce ferme. Un calcio in cui i “rotor” non ci sono ancora e gli sponsor sono presenti solo sui cartelloni che circondano il prato verde. Gli spalti sono di gremiti e un solo striscione è presente in tutto lo stadio: Gli angeli della Sud, storia dentro la storia...



È un calcio fatto di corse ai botteghini e alle porte dello Iacovone perchè sono previsti 23 mila spettatori: sono stati staccati 19 mila biglietti per la partita di cartello in riva allo Jonio, ai quali vanno aggiunti 4 mila abbonati. Ma è anche un calcio più genuino, senza tornelli, senza prefiltraggi, senza perquisizioni all’ingresso; un calcio fatto di “Maè m’ha fa trasè?”, per cui allo stadio ci si ritroverà in 25 mila con il tutto esaurito, per ammirare i campioni del Milan che si presentano alla guida dell’allenatore Giacobini, senza il portiere titolare Ottorino Piotti sostituito da Vettore e di Fulvio Collovati che, a distanza di un anno e mezzo, diventerà campione del Mondo in Spagna.
In quel Milan gioca, giovanissimo, anche un altro calciatore che farà parte della spedizione di Bearzot nel mondiale del 1982, Franco Baresi. Con lui, quel 7 dicembre, si affiancherà un altro atleta che segnerà la storia del calcio mondiale del Milan berlusconiano: Mauro Tassotti. Insomma, una squadra costruita per vincere che si schiera con Vettore in porta, Baresi, Maldera, Tassotti, De Vecchi e Minoia in difesa, a centrocampo Buriani, Novellino, Cuoghi, e in attacco Antonelli e Romano.
La partita è musica per i longevi tifosi rossoblu: un primo tempo tattico e con un Milan che pur padrone del campo non riuscì a trovare mai lo spunto per poter impensierire l’arcigna difesa di un Taranto schierato da Seghedoni con Ciappi in porta, Chiarenza, Beatrice, Ferrante, Falcetta in difesa, Picano Gori Cannata e Pavone a centrocampo e Mutti Cassano come reparto offensivo.



E fu proprio nei minuti finali del primo tempo, precisamente al 44°, che un cross dalla trequarti destra effettuato dal capitano del Taranto, dopo una ripetuta azione di attacco dei rossoblu, trovò la testa di Bortolo Mutti, solitario al centro dell’area di rigore, pronto ad insaccare alla destra dell’incolpevole Vettore.
Le immagini di quella partita, raccontano di uno stadio in tripudio, tremante a tal punto che anche la telecamera subì i sussulti di tutto il pubblico presente allo Iacovone, con Mutti festante come un bambino dirigersi verso i tifosi in delirio.
Di rientro dagli spogliatoi, la storia della partità non subì cambiamenti: la squadra di Seghedoni, indirizzata la partita nel verso desiderato, agirono di rimessa, con un Milan alla ricerca del pareggio che, inesorabilmente, concedeva i fianchi.
Ma pur inserendo tutta la batteria di attaccanti presenti in rosa (Vincenzi per Maldera e Battistini per Cuoghi), la difesa del Taranto, il suo portiere Ciappi (che sembrò avere un conto in sospeso con Buriani) e l’organizzazione di gioco dei rossoblu, non si fecero imbucare, anzi pervennero al raddoppio con uno dei gol che a tutt’oggi appartengono alla top 10 di tutti i tempi. Cassano al minuto 81, con un meraviglioso contropiede di 3 passaggi, si ritrovò dalla fascia destra a tagliare in area di rigore. Uno, due, tre dribbling ubriacanti nei confronti del numero 4 milanista (Baresi), che sbilanciato si ritrovò a terra ad osservare la palla scivolare in porta spinta dal sinistro del attaccante tarantino, successivamente “sepolto” dall’abbraccio di Gori e dagli “schiaffi” di Mutti; in quel momento erano presenti in area di rigore, più fotografi che calciatori delle due squadre, mentre a far da sfondo lo striscione del primo movimento ultras tarantino.
E ancora Mutti, all’85° minuto, sempre in contropiede, ribadiva in porta un tiro dalla sinistra respinto da Vettore.



Una delle partite più incredibili della storia del Taranto, che in quella stagione non fu capace di dare seguito al discreto inizio di campionato, chiudendo il girone di andata al 16° posto con 15 punti. Successivamente a questo incontro memorabile, il Presidente Greco, lascerà la società passandola al comando di Giovanni Buonfrate. Ad inizio marzo 1981 anche l’allenatore Seghedoni, dopo la sconfitta interna contro il Rimini – è l’8 marzo – rassegnò le dimissioni, lasciando la squadra nelle mani tecniche di Pinardi, che rilevato il parco giocatori già in crisi di risultati, fu coinvolto da una crisi societaria interna che portò i rossoblu ad ottenere altri 15 punti nel girone di ritorno, condannando il Taranto al penultimo posto e quindi alla retrocessione in serie C dopo 12 anni.



Quella domenica la serie A osservava un turno di riposo, concedendo all’impresa degli jonici la passerella d’onore nella nota trasmissione televisiva della Rai 90 esimo Minuto, così come alla ben nota Domenica sportiva in cui il Taranto fece capolino nel migliore dei modi.




Foto a corredo articolo: Archivio storico Franco Valdevies

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