Angelica Grippa | |
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Ospitiamo ai microfoni di MondoRossoBlù l’ex difensore Cosimo Zangla. Tra stagioni a Taranto e attualmente allenatori della Berretti nella Virtus Francavilla.
Il suo arrivo a Taranto, i motivi della sua scelta e come le sembrò l’ambiente?
Venivo da una retrocessione con fallimento del Palermo, dove avevo tre anni di contratto. Avevo 23 anni e dopo il fallimento della società rosanera con presidente Ferrara mi ritrovai senza contratto. Mi si disse che avevo a possibilità di andare a Taranto, che questa squadra così blasonata aveva una nuova società con presidente Papalia, non ci pensai due volte e scelsi quella piazza. Scesi anche di categoria per rimettermi in discussione.
Tre stagioni nel Taranto: un breve resoconto della sua esperienza in maglia rossoblù…
Un’esperienza positiva: il primo anno facemmo un campionato di transizione perché la società era nuova e la squadra era in fase di costruzione; il secondo anno con il mister Carrano facemmo una stagione diversa, e con i nostri 75 punti non riuscimmo a vincere il campionato perché c’era il Campobasso, un’ottima squadra che arrivò prima. Poi ci fu un cambio societario e venimmo ripescati in Serie C2 con il presidente Ermanno Pieroni e Massimo Giove vicepresidente.
Perché decise di lasciare Taranto?
Per alcune dinamiche che quando ci sei dentro fai fatica a comprendere, cambiarono tante cose nella società, non rientrando più nel progetto tecnico decisi di cambiare squadra.
Ricorda qualche partita in particolare che è rimasta nel suo cuore?
Porto nel cuore una stagione intera, l’ultima stagione rossoblù in C2, un’annata strepitosa e incredibile, come anche quella della serie D dell’anno precedente. A quell’epoca lo ‘Iacovone’ era sempre gremito di gente, 25-30.000 spettatori. All’epoca non esistevano tutte queste leggi e lo stadio era sempre pieno in ogni punto, qualcosa di trascendentale.
Parliamo dei tifosi, il suo rapporto con loro e ricorda il coro a lei dedicato?
Era meraviglioso il rapporto e lo è tutt’ora, perché la vivo quotidianamente, ho tantissimi amici a Taranto. Questo per un calciatore è molto gratificante. Non ero un difensore molto tecnico ma quando giocava dava tutto per questi colori e per la maglia, dimostravo sempre molta professionalità. Questo mi ha contraddistinto negli anni.
Che tipo di difensore era in campo? Dal punto di vista tecnico e qual era la sua personalità?
Come ho già accennato non ero molto tecnico, ero un difensore marcatore, aggressivo sull’uomo e forte di testa. Attento e concentrato nella fase di non possesso, mi mancava un po’ di qualità nella fase di costruzione. Grande carattere, concentrazione e attenzione.
Il suo ruolo in difesa si è trasformato nel tempo?
Si ho avuto una piccola evoluzione, all’inizio ero molto più istintivo, e nel tempo ho iniziato a ragionare. Ho capito che pensando ottieni molto di più, mentre l’istinto a volte ti porta a sbagliare.
Ha un difensore a cui paragonarsi per caratteristiche?
Negli ultimi tempi ho seguito molto il calcio giovanile, meno quello dei grandi e se si riferisce al Taranto, negli ultimi tempi hanno giocato difensori molto validi.
Segue ancora il Taranto? Cosa pensa della stagione in atto?
Il Taranto è una droga perché lo vivi sempre in città, lo senti. Ha avuto un inizio un po’ sottotono e per le aspettative che si avevano. Purtroppo non sono arrivati i risultati e poi con Panarelli stanno facendo un ottimo lavoro sotto l’aspetto gestionale e tecnico.
Attualmente cosa la impegna? Quali sono i suoi progetti futuri?
Alleno a Francavilla, la Berretti. Un domani vorrei allenare, sarei la persona più felice al mondo, fare ciò che mi piace di più.