Armando Torro | |
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A far tornare a splendere il Taranto e a riportarlo tra i professionisti devono pensarci mister Luigi Panarelli e i calciatori che finora hanno dato una buona risposta. Le critiche, gli striscioni e gli inviti a tirare fuori gli attributi che si susseguono da quattro partite (tre di campionato e una di Coppa Italia) stanno portando bene perché i rossoblù ora sono secondi insieme al Foggia nel girone H di Serie D.
Il senso di appartenenza e la voglia di onorare la maglia fino alla fine ci sono, la stanno vedendo tutti, società e giocatori benedicono questo cambio di tendenza. Già rispetto alla partita col Gladiator, allo Iacovone la Curva Nord si è smossa subito grazie al gol di D'Agostino che ha dato il via alla cinquina sull'Agropoli, è tornato a segnare Genchi e sono tornati gli applausi per lui. E i messaggi di unità da parte dei dirigenti rossoblù stanno ottenendo l'effetto sperato.
Allora ne approfittiamo per lanciarne uno anche noi: a proposito di Curva Nord e Iacovone, lì all'ingresso c'è la statua dell'indimenticato Erasmo. Siamo sicuri che chi entra allo stadio uno sguardo lo dia e senta come un nodo alla gola nel vedere il simbolo degli ultimi 50 anni di storia rossoblù sporco di polvere, bersaglio dei piccioni e non curato, tanto che non sembra neanche bronzo il materiale usato da Francesco Trani per realizzarlo.
Perché non dare una bella pulita, tornare a portare i fiori ogni settimana o a ogni partita casalinga? Perché non far capire a tutti, giocatori compresi, che il ricordo è sempre vivo, anche se non c'è la serigrafia sulle maglie? Così, per indicare la via per tornare a far splendere il Taranto, in campo e fuori. Chi vuole, può contattare la nostra redazione (qui gli indirizzi email) e contribuire con la pulita del bronzo, la sostituzione del tappeto, l'apposizione di una coccarda rossoblù... insomma, una messa a nuovo che la memoria di Iacovone merita e a cui speriamo che aderisca il maggior numero possibile di tifosi.
È un appello, una chiamata alle armi, un atto di fiducia da e verso il popolo tarantino: se l'impianto della Salinella si chiama Erasmo Iacovone non è solo per i gol e le gioie date dall'attaccante molisano fino a quella notte tra il 5 e il 6 febbraio 1978. Ma per il fatto che chiunque, quando viene ad affrontare il Taranto, possa pensare alla sua storia e allo splendore dato da lui. E allora perchè dovrebbe vederlo a grandezza naturale in grigio e non in rossoblù?