
Foto Luca Barone
Foto Luca Barone
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Michele Dentico |
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Tempo di lettura: 4 minuti
Ieri, durante il match di Coppa Italia giocata dal Fasano e dal Taranto, gli ultras locali hanno esposto questo striscione “Prezzi popolati per settori popolati” (si ringrazia Fabio Mitidieri per aver scovato la foto in rete). Per i meno appassionati occorre precisare che lo stesso slogan nelle ultime settimane è apparso in diverse curve italiane, anche in serie A e B. Il fatto che lo stesso slogan venga utilizzato da tifoserie anche molto differenti per territorio, categoria, rivalità e bacino d'utenza permette di ipotizzare che l'incremento dei prezzi dei biglietti sia un tema molto sentito in tutta la penisola. Allo stato attuale i maggiori media sportivi sembrano non dare risalto alla faccenda.
Eppure esisterebbe, oltre che nello stretto contenuto, un motivo di interesse di assoluta rilevanza: la trasversalità che ha assunto il messaggio.
Non accade molto spesso infatti che il panorama ultras riesca a riconoscersi concorde e compatto su un tema, per diverse cause: eterogeneità nella composizione, rivalità, frammentazione, interessi e approcci differenti, anche all'interno delle stesse tifoserie. Proprio per questo – per adesso seppur – piccolo fenomeno, appare meritevole di approfondimento. Sembra che il prezzo di accesso agli stadi sia additato come una – se non la – principale causa di svuotamento degli stadi. Effettivamente, se da una parte media, istituzioni e società sportive si fanno promotori di slogan come quello del “riportare le famiglie allo stadio”, o dell'eliminare la violenza come fattore di allontanamento delle masse dagli spalti (questo almeno emerge dal report “Il calcio in Fuorigioco”, che ha ispirato polemicamente la ricerca di StiT), dall'altra i prezzi dei biglietti diventano sempre più esosi in qualsiasi categoria. Siamo ben lontani, quindi, dal periodo in cui il calcio italiano riusciva ad attirare importanti folle negli stadi, e il movimento ultras italiano, insieme – e diversamente da quello hooligans inglese – si imponeva come egemone. Basti pensare che tra la fine degli anni 80 e l'inizio dei 90 l'antropologo francese Christian Bromberger, nel suo celebre Le match de football. Ethnologie d'une passion partisane (La partita di calcio. Etnologia di una passione partigiana), studiò il fenomeno del tifo negli stadi a partire da ciò che accadeva in tre diverse piazze. Una francese, quella Marsigliese per motivazioni di appartenenza, identità e composizione etnica. Le altre due erano italiane: quella juventina e quella napoletana – che ebbe la fortuna di studiare proprio nell'anno dello scudetto dell'epoca maradoniana.
Tornando a noi, la sigla è stata quindi esposta in curve come quella udinese, bergamasca, bolognese, ascolana. Appare specifico il caso della curva palermitana in trasferta a Nola valevole per il girone I della serie D, che hanno esposto lo striscione poiché il costo del settore ospiti era stato fissato per l'occasione a 19 euro. Emblematica invece l'esposizione della curva interista: a San Siro il costo dei biglietti per le partite di cartello arriva anche a un minimo di 70 euro nel terzo anello (nei posti, quindi, con la peggior capacità di “lettura” dello spettacolo calcistico) erroneamente da quanto affermato da questo articolo di sportmediaset.com (uno dei pochi media mainstream a rilanciare la notizia, https://www.sportmediaset.mediaset.it/foto/calcio/gli-ultras-di-tutta-italia-uniti-contro-laumento-d...) dove si afferma che i biglietti arrivano a costare “fino a” 70 euro. Un dettaglio sintattico non irrilevante.
Difficile dire se la proliferazione di questo slogan sia un atto concordato da una rete di tifosi o si tratti invece di un fenomeno spontaneo. Probabilmente un po' dell'una e un po' dell'altra, considerando inoltre che i tifosi di tutto il mondo possono ad oggi usufruire delle reti social, ossia dispositivi culturali che permettono una diffusione delle idee che prima era impossibile sperimentare con questo grado di istantaneità.
Come si diceva qualche riga fa, il messaggio stenta a ricevere l'attenzione che meriterebbe sui media, ma è meglio non lasciarsi andare a ipotesi eccessivamente complottistiche. Si tratta, forse, solo di questione di tempo. Del resto infatti, come spiega questo video della gazzetta.it (https://video.gazzetta.it/biglietti-troppo-cari-protesta-tifosi-stadi-italiani/9d2ad850-fafb-11e9-8f...), solo dopo mesi di proteste la Lega Calcio francese ha deciso di porre un freno all'incremento del costo dei biglietti nelle due maggiori categorie nazionali. Si è deciso infatti un blocco dei costi dei biglietti nei settori ospiti: 10 euro in Ligue 1, solo 5 in Ligue 2. Praticamente il settore ospiti al Parc des Princes, dove è possibile ammirare tra gli altri Mbappè, Cavani, Verratti e Icardi, costa esattamente quanto quello dello stadio Morra di Vallo della Lucania, dove domenica prossima il Taranto affronterà la Gelbison.
È lecito aspettasi provvedimenti analoghi o simili in Italia?