LE VOCI DI MRB.IT

Quando un gesto vale più di 2000 biglietti...

Dalla rubrica 'Il colombo osservatore' di Carlo Esposito
   Carlo Esposito

30 Ottobre 2019 - 11:40

Tempo di lettura: 5 minuti

“Puoi dire tutto ciò che vuoi, ma sei solo quello che fai!”
Ecco riassunta in poche parole, la settimana del Taranto.

Come al solito, questa rubrica vuole essere spunto di riflessione nel mezzo del cammin tra la gara vittoriosa contro il Gladiator, e quella che porta ad una sfida ancora più importante di quella giocata solo tre giorni fa, ma ne parliamo più tardi.

Cominciamo per ordine: il Taranto torna in panchina (la sua), quella più vicina agli spogliatoi a differenza del suo allenatore, che costretto dalla squalifica rimediata sul finire della scorsa stagione, osserva la sua squadra direttamente dalla tribuna. “Gesto” scaramantico (presumibilmente) quello dell’ex mister Ragno, che scegliendo la panchina più lontana, ha visto “allontanarsi il comando” della sua squadra culminando in un esonero che sancisce un feeling - forse – troppo “distante” da quello preventivato.

E cogliendo al volo la chiusura del concetto precedente, un richiamo va proprio fatto al “gesto” della famiglia Distante che, a poca “distanza” da noi, decide di investire in una società “eccellente” quale è il Martina calcio. La famiglia Distante, affianca Lacarbonara al vertice societario acquisendone, nella persona del figlio Antonio, la carica di vicepresidente. Ma non solo: mentre il gruppo editoriale di Canale 85 diventa Media Partner del club della valle d’Itria, il presidente del Martina, nella conferenza stampa di presentazione del nuovo socio, non nasconde come fin dai tempi della prima categoria si confrontasse già con l’imprenditore di Francavilla Fontana, affinché potesse essere coinvolto nel progetto calcistico martinese. Ora, non ci interessano, a dir la verità, le dinamiche e i motivi che hanno portato l’imprenditore brindisino ad investire a Martina, ma sarebbe opportuno farsi un esame di coscienza sul perché quelle forze fresche di capitali e progettualità, non siano state o non riescono ad essere veicolate verso Taranto e il Taranto. E’ il Taranto a non essere appetibile o si è poco propensi all’ingresso di forze fresche?

Il Taranto, nel frattempo, scende in campo con la vecchia guardia; giustamente Mister Panarelli (buona la prima), si affida ai “suoi” uomini e al suo modulo. Gli effetti sono quelli sperati ed infatti dinamismo e costruzione di gioco, già fanno intravedere un Taranto diverso, anche e soprattutto negli uomini. Mi preme sottolineare un “gesto” spontaneo quanto significativo, che il pubblico presente allo Iacovone ha sancito con un applauso a cuore aperto, smorzato solo dalle fasi di gioco concitate. Un piccolo gruppo di bambini, che aveva accompagnato la squadra all’ingresso sul terreno di gioco, assiepato in tribuna laterale, comincia ad inneggiare un coinvolgente coro “TARANTO – TARANTO – TARANTO…”, tanto da spostare completamente l’attenzione del pubblico pagante. Quelle piccole pettorine gialle, solo per il gusto di far festa allo stadio, riempiono il deciso e condiviso silenzio assordante della Curva Nord in sciopero di tifo per protesta. E allora verrebbe da chiedersi: a fronte di uno stadio “vuoto”, in cui le presenze medie si stimano intono alle 2800 persone, non sarebbe, non dico, remunerativo ma almeno utile, farsi un giro per le scuole della città e predisporre a costo simbolico, 2000 biglietti per i bambini e gli adolescenti nostrani? Avremmo forse un misero incasso di 2000 euro, ma sicuramente ci sarebbe un impianto più colorato e chiassoso, o no? E ancora, non servirebbe, questo, ad attrarre e fidelizzare qualche tifoso del futuro? Nel mentre si combatte per balzare in testa alla classifica (che comporterebbe di per sé uno Iacovone pieno), in questo momento non sarebbe “necessario” e socialmente utile, uno stadio stracolmo di bambini?


La partita si mette male, per certi versi anche ingiustamente, tanto da costringere il Taranto al rientro negli spogliatoi sotto di un gol. Ed è così che un troppo “contributivo” Favetta prima (grande prova di sostanza del giovane attaccante…), e un troppo “precipitoso” Manzo poi, si fanno prendere la mano scegliendo, il primo, di non ascoltare i fischi durante, e il secondo, di non volerli udire nel post gara in conferenza stampa, perché…? “Perché si rischierebbe di entrare in un tunnel dalla difficile uscita...” Ma il “gesto” resta, tanto da indurre il calciatore, autore della bellissima segnatura che ribalta il risultato, ad una sorta di scusa sui social nei confronti dei tifosi, già inviperiti per l’ennesima rincorsa stagionale. Ora anche qui viene da chiedersi se veramente i calciatori che giungono a Taranto, lo facciano in coscienza, in quanto realmente conoscitori della piazza, o siano attratti magari dal solo blasone societario. Possibile cadere in una goffaggine così elementare? Proprio in una domenica così particolare? Durante una domenica votata all’astensione del tifo?

Concludiamo con un Taranto che fa bottino pieno e arriva alla trasferta di Vallo della Lucania, restando agganciato al treno delle prime che hanno vinto tutte (Foggia e Bitonto in trasferta). Contro il Gelbison (Vi prego, non chiamatela sfida al vertice…) bisogna assolutamente fare bottino pieno, le possibilità ci sono. Sarebbe un bel “gesto di riconoscenza” nei confronti di chi “quel tunnel senza uscita” lo conosce da anni perché entrato dal varco D, sembra non uscirne più...

Ah, un’ultima cosa: questa squadra deve recuperare Genchi, senza se e senza ma, colui che può farci fare il definitivo salto di qualità con i suoi gol…

Non fosse altro che lui, il “gesto” di esultare, lo sa fare…

Avanti Taranto

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