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Taranto, altro capitombolo

Società e squadra in piena tempesta, è saldo il timone?

Foto Roberto Orlando

   Roberto Orlando

08 Ottobre 2019 - 08:00

Tempo di lettura: 4 minuti

La sconfitta maturata allo Zaccheria ha il sapore amaro non solo di un derby perso, ma soprattutto è la dimostrazione delle fragilità dell’undici di Ragno. Il teatrino finale post partita tra i massimi dirigenti delle due società è lo specchio di come il dilettantismo non sia solo una categoria sportiva ma proprio una condizione “in re ipse”. Non può che tornarci in mente un altro teatrino assurdo, quello tutto casalingo tra l’allora DG Pellegrini, che sbeffeggiava ignobilmente la presidentessa Zelatore; lo “stuè”, però questa volta non è uscito di bocca al Bongiovanni di turno... Aria pesante a Foggia, con tutti i personaggi che sono andati sopra le righe. Soprassediamo su un brutto spettacolo, dove la ragione non sembra stia da nessuna parte. Ma se davvero l'accoglienza ai rossoblù è stata quella raccontata da Giove, beh, allora occorre rivedere qualcosa. Forse sono passati i tempi in cui allo Iacovone ai giocatori del Lanciano o del Melfi tremavano le gambe...

In campo i giocatori rossoblù hanno giocato alla pari con i dauni e se avessero portato a casa i tre punti non avrebbero rubato niente, ma c'è da dire che comunque la partita non è stata di alto livello, da entrambe le parti. Si paga un altra ingenuità: ingenuo Manzo che cade nella trappola del tecnico rossonero Corda e lascia i suoi compagni in dieci. Incredibile come con tanta facilità Corda parla di conti in sospeso, al diavolo i principi dello sport. Ma in fondo, di sportivo, ieri c'è stato davvero poco...

Ragno schiera una formazione che vede D’Agostino in panca nuovamente, irritando tutti i supporters rossoblù: ecco uno dei cortocircuiti di questa stagione, il rapporto tra Ragno e D’Agostino. Da quest’estate tutti gli addetti ai lavori si sono chiesti quanto il fantasista genovese potesse rientrare nel 352 del tecnico biscegliese e/o di quanto la conferma di D’Agostino fosse un’operazione per accontentare la piazza, che vede nel numero 10 rossoblù un simbolo, un giocatore amato e ricambiato. Ecco, su cosa dobbiamo interrogarci? Un allenatore con quel curriculum, da vincente, dovrebbe essere nelle condizioni di far fruttare una risorsa come D’Agostino, oppure è proprio la sua rigidità tattica a estromettere dalle sue scelte il talentuoso fantasista a favore di un modulo al tecnico congeniale? Oppure non è nelle sue corde? Una cosa esclude l’altra o una convivenza è possibile? Certo è che due partite in panchina su sei per D’Agostino non si erano mai viste la scorsa stagione e il gioco stentato dei rossoblù fa rivendicare a gran voce una soluzione diversa, chiamata proprio D’Agostino.

Ragno si, Ragno no? Il dibattito è aperto. Molti tifosi vedono i risultati e imputano questo difficile avvio di stagione proprio al mister. Giusto? Sbagliato? Il tecnico è al centro di un progetto pluriennale, il presidente Giove ha scommesso ed investito molto su di lui e addirittura le squadre giovanili seguono gli stessi dettami tecnici di Ragno: nelle società lungimiranti funziona così, l’ultima volta che abbiamo visto una cosa del genere è stato alla rinascita nel 2012, grazie all’azione della Fondazione Taras. Confermarlo è quasi un obbligo, dato l’investimento, ma davvero si rischia di non vincere il campionato? Mandarlo via, a che prezzo? E con quali garanzie? E chi chiamare al suo posto? E il possibile sostituto garantirebbe la promozione al 100%? Abbiamo contato almeno quattro nomi, due pubblici e due no, non li faremo per non alimentare nessuna polemica. Crediamo fortemente che le scelte societarie possano essere messe in discussione soltanto dalla società stessa mentre noi, al massimo, da giornalisti, prendiamo atto dei risultati sul campo: come abbiamo sempre detto, chi mette i soldi comanda. E poi, sembra che ci sia tanta già gente a dare suggerimenti al presidente Giove, in bene e in male. Ma crediamo, conoscendo il presidente, che sappia pienamente ragionare con la propria testa, anche nel ritornare sui propri passi o nell’ammettere i propri errori.

Ritorniamo alla domanda del titolo, il timone è saldo? Potrebbe essere una domanda retorica, potrebbe essere una domanda provocatoria, probabilmente è il voler avere questa certezza. A noi, appunto, basta sapere che il timone è in mano a Giove e che la rotta la sta tenendo lui. Dove ci porterà, ce lo dirà il campo. A parlare, come sempre, saranno i risultati. Rialzati Taranto, l’inverno è alle porte.

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