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...è colpa della Maglia!

'Il colombo osservatore' dalla rubrica di Carlo Esposito
   Carlo Esposito

02 Ottobre 2019 - 10:30

Tempo di lettura: 5 minuti

Non abbiamo alibi, dobbiamo giocare a carte scoperte: noi dobbiamo vincere!
Non ci sono altre strade da prendere, altra maniera di pensare, altri obiettivi da raggiungere: il Taranto deve vincere questo campionato. Sono anni che sentiamo parlare di tornei livellati, di un girone H molto più competitivo degli altri 8, di caldo asfissiante, di pali, sfortuna, degli iettatori sugli spalti ed esorcismi da scongiurare.
Il Taranto non ha e non deve avere alibi, non lo dichiaro io, lo dicono i fatti; e i fatti sono gli investimenti che la società ha scelto di fare, la volontà di aumentare il tasso tecnico rispetto la scorsa stagione e la decisione di puntare su un allenatore, a detta di tutti, vincente. Rispetto all’anno scorso possiamo fare solo una cosa: vincere!
Farlo marcando un solo gol a partita, giocando in 10 o realizzando una cinquina dilagando in trasferta poco importa. Non si pretende di dover vincere tutte le partite perché è inimmaginabile e nessuno ha queste pretese, imprimere la nostra forza sul girone, questo sì. Di pazienza, onestamente, non ce n’è e finalmente un segno tangibile, comune, si è visto a fine gara quando, tornati negli spogliatoi a suon di fischi (è la seconda gara su tre che il Taranto non si gode la festa dello Iacovone), è proprio la voce di Giove a cancellare ogni scusa possibile, ogni ombra minima: è un Taranto da 2 in pagella. Un Taranto che, ammesso possa andare in svantaggio, ammesso possa subire una svista clamorosa, ammesso abbia amnesie tattiche, deve avere la forza e l’organizzazione di prendere per mano il proprio destino e svoltare la gara secondo i propri dettami.

Non si può accettare ancora una volta una prova non convincente tra le mura amiche, mura che dovrebbero costituire la base su cui costruire la vittoria finale. Un Taranto che riesce ad imporsi fuori casa ma che stecca proprio allo Iacovone. Non è facile scardinare 11 uomini dietro la linea della palla, lo sappiamo, ma il Taranto deve farlo, è un dovere non più una scelta. E non abbiamo neanche la pretesa di dover analizzare le scelte tacnico-tattiche perché non siamo coloro che giudicano il lavoro altrui senza averne le competenze. Ma non possiamo non dire che ora abbiamo uno stadio a norma, spogliatoi nuovi, una città accogliente, una organizzazione precampionato impeccabile, un mercato cominciato il giorno dopo la conclusione dello scorso campionato, una società garante, un pubblico che ha risposto presente in campagna abbonamenti, un Campo B che sta arrivando, una città matura, uno staff tecnico da sempre inseguito. Adesso ci dovete “essere” voi, in qualsiasi modo e senza alibi perché dopo aver chiesto, è arrivato il momento di restituire. E che nessuno dica che è “soltanto” la quinta giornata di campionato, che nessuno dica che questi concetti sono “contro”, perché remare contro è tutt’altra cosa. Il Taranto deve vincere subito, da domenica in quel di Foggia e dimostrare a tutti che queste due débàcle in casa sono assolutamente state incidenti di percorso e non una spia rossa continuamente accesa.

Lasciamo lavorare il Mister nel migliore dei modi, ma sappia che è qui non per arrivare di certo secondo; società, staff tecnico e calciatori devono portarci alla promozione: la prima di queste tre componenti ha fatto per ora la sua parte, ora tocca a voi tutti protagonisti. Parlare di un terreno di gioco pessimo quando 7 giorni prima si andava a vincere sul campo più piccolo di tutto il girone giocando praticamente sui granuli di gomma saltellanti di un sintetico scandaloso, sembra a dir poco contraddittorio.

Domenica andiamo incontro ad uno dei derby storici pugliesi, è una gara particolare, sentita, attesa. Inutile dire che non segnerà il campionato: lo delineerà eccome, perché se gli jonici andranno ad espugnarlo significherà “intimorire” il girone e prendere ancor di più consapevolezza; contrariamente sarà il valore della squadra dei dauni a venire finalmente allo scoperto, squadra che ricordiamo è stata allestita nell’ultima fase precampionato, con l’avvento della nuova compagine societaria. Ultima, ma non ultima, considerazione da far giungere ai protagonisti di questo campionato, che non mancherà dalle analisi costruttive di questi articoli: i calciatori del Taranto non indossano esclusivamente una maglia. Indossano i colori di una città intera che lotta per problematiche molto più importanti dei 15 euro in gradinata. Una maglia pesante, come l’aria di questa terra che respiriamo tutti i giorni. Sogniamo una squadra di calcio che abbracci le nostre difficoltà, sogniamo che uno di noi, uno del popolo, possa farvi capire quanti e quali sono i nostri sforzi per realizzare una Taranto migliore. Un sogno che passa da una maglia su cui colorare un arcobaleno con un cielo azzurro per sfondo. Sogniamo dei calciatori che possano amare il progetto e non solo un pallone a forma di salvadanaio. Le vostre prestazioni sono il nostro lavoro affinché questo si possa realizzare, le vostre vittorie sono “anche” il nostro riscatto, il vostro impegno e la vostra lealtà sono le nostre dottrine. Noi lottiamo per i nostri figli, voi fatelo non solo per noi ma per questa terra.

Ogni domenica abbiate sempre questa motivazione: dovete vincere. È colpa della maglia!
E adesso a Foggia tutti insieme per un pronto riscatto e l’abbraccio della gente.

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