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La sciarpa: importanza e significato

Tratto da 'La fede dei nostri padri' di Alan Edge
   Redazione MRB.it

24 Settembre 2019 - 11:18

Tempo di lettura: 3 minuti

Quando avevamo sette o otto anni, possedere una sciarpa del club rappresentava 1'ambizione più grande nella vita. Era tutto ciò che desideravamo. Ci potevi attaccare la FA Cup, nella sua perfetta ed argentea simmetria; il vero Santo Graal era rosso a bianco, morbido di lana e annodato intorno al collo. Soffrivi per quello e, se eri un vero tifoso, avresti camminato sull'acqua per averlo. II mio grande momento fu a Natale del 1962. Avevo 11 anni e fino ad allora non avevo mai avuto una sciarpa. Mai ricevetti un regalo di Natale più bello di quello. Per la cronaca gli altri regale quell'anno furono una bicicletta da corsa Raleigh Blue Streak di due misure più grande, ereditata da mio cugino David, una raccolta di cassette, delle mele a delle arance. Per quanto mi riguardava, tutti gli altri regale avrebbero anche potuto non esistere, perchè quello che avevo sempre desiderato era finalmente mio. La indossai immediatamente attorno al mio piccolo collo, in attesa di poterne fare bella mostra con gli amici. Nulla da dire. La sciarpa mi trasformò. Fu come assumere una nuova identità. Con la mia sciarpa al collo, tutu potevano sapere che ero un Reds; semplicemente guardandomi, tutu avrebbero saputo chi ero. Sconosciuti totali che mi passavano di fianco in strada avrebbero visto questo vero tifoso del Liverpool che camminava imperioso. Mi avrebbero stimato. I vecchi fan del Liverpool mi avrebbero fatto un cenno con la testa in segno di approvazione, accogliendomi come uno di loro. I tifosi dell'Everton, invece, frustrati per 1'ingenerosità della natura nei loro confronti, avrebbero fatto delle smorfie, arrabbiati per aver scelto la fede sbagliata. Ovviamente, non è neanche da dire che prima che tutto ciò potesse accadere, la sciarpa andava lavata un pò di volte per essere sicuri che i colori non dessero ]'idea che fosse troppo nuova, in modo sembrassi un tifoso di vecchia data. Fatto tutto ciò, la sciarpa, era pronta per il suo esordio. Per i primi sei mesi o una cosa del genere, finchè non facemmo il nostro esordio nella Kop, decisi di non rischiare la sciarpa alla partita per paura che, in caso di sconfitte, potesse essermi rubata da quegli avvoltoi della Pen. Per il resto del tempo, pero, la sciarpa non lasciava mai il mio collo, eccezion fatta per quei sabato sera nei quali i miei genitori portavano fuori me e mia sorella. Semplicemente la sciarpa faceva tutto quello che facevo io e andava dovunque andavo io. Mangiava con me, bevevo con me, dormiva e giocava a calcio con me, andava a scuola, in chiesa e a trovare i parenti insieme a me, a sopravviveva anche alle piccole scaramucce con mia zia Aunty, lo zio Jack ed Ebba Murphy. Divenne parte delle mia vita. Non ero mai stato cosi tanto attaccato a qualcosa prima e non lo sarei mai più stato neanche in futuro, anche se, a parte il fatto di rendere evidente la mia fede per i Reds, non aveva alcuna altra dote particolare. Mi permetteva di essere sempre comunque vicino ai Reds, cosa di cui un amore come il mio per il Liverpool necessitava. In sostanza la sciarpa mi permetteva di dimostrare che ero un Reds e, soprattutto, fiero di esserlo. Altri erano Blues a altrettanto fieri di ciò.

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