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Fabrizio Loconsole: un nuovo inno a tempo di musica e Taranto

L'autore parla in esclusiva ai microfoni di MRB.it: 'Scriverlo è stato un motivo di orgoglio'
   Carlo Esposito

18 Settembre 2019 - 19:00

Tempo di lettura: 7 minuti

Abbiamo contattato in esclusiva Fabrizio Loconsole, l’autore, arrangiatore e cantante del nuovo Inno del Taranto, ascoltato per la prima volta in Piazza Immacolata nella serata di presentazione del nuovo Taranto targato 2019-2020. Fabrizio è classe 1980, precisamente del 6 dicembre, giorno prima della memorabile partita vinta contro il Milan per 3 a 0 allo stadio Iacovone, praticamente un predestinato.

Fabrizio, parlaci di te e della tua passione per la musica, che è diventata successivamente il tuo lavoro
Fu mio padre ad avvicinarmi alla musica. Lui suonava la chitarra e cantava nei “The End”, una band anni ’70, abbastanza conosciuta a Taranto e fu sempre lui a darmi le prime nozioni musicali, tant’è che il basso elettrico divenne uno dei primi strumenti che imparai a suonare. Devo alla sua passione e pazienza anche la propensione al canto. Nel corso degli anni quello “istintivo” pian piano ha lasciato spazio a quello “studiato”, abbinandolo alla scrittura di testi nei quali trovavo libero sfogo per esprimermi. Una dote naturale, chiamiamola così, il mio mondo musicale arriva da lì… successivamente, finiti gli studi, intorno ai 19 anni ho subito iniziato ad esibirmi con la mia band, ad insegnare canto e ad avvicinarmi al musical grazie ad una compagnia teatrale in veste di “cantattore”, ovvero la recitazione unita al canto. Oggi gestisco un’Accademia Musicale insieme a mia moglie che è coreografa e ballerina, dal nome Adapt (Accademia delle Arti Performative Tarantina) in cui insegniamo ai bambini dai 4 anni in su, tutte le arti performative sceniche canore e recitative. Ma non ho mai abbandonato la scrittura e l’arrangiamento di canzoni.

Noi ti ricordiamo come parte integrante di altro progetto importante per il sociale della nostra città: coautore di Taranto Libera, la canzone di AUT (Artisti uniti per Taranto)
Si, l’amicizia che mi lega a Marco Di Bartolomeo, ci portò diversi anni fa ad unire le forze artistiche della città per esprimere la nostra vicinanza alla problematica industriale che attanaglia la nostra terra. Di quella canzone, io scrissi in particolare il ritornello e fui anche uno dei cantanti che incise il pezzo. Un progetto che porto nel cuore e di cui vado molto fiero. Non persi molto tempo ad accettare la proposta, il sentimento comune prevalse, la ricordo come una bellissima esperienza.

Da ciò che racconti, è evidente quanto tu possa essere vicino alla città di Taranto a tutto tondo e naturalmente, non poteva mancare la passione per lo sport, calcio incluso
Ricordo le partite di metà anni 80, ed anche se sono velati dagli occhi del bambino, mi piace pensare a me e mio fratello Pasquale che con mio zio e mio padre andavamo allo Iacovone a vedere il Taranto. Anche in questo caso la passione per il calcio nasce da papà: è lui che ci ha portato ad amare la squadra della nostra città. Oggi portare i bambini allo stadio diventa sempre più difficile, vuoi perché la categoria non “tira” più come una volta, vuoi perché la vita è più cara. Ho questo ricordo sbiadito della sfida con la Lazio di metà anni 80, la stagione dei record del campionato 1989 – 90, gli spareggi con il Rende e il Melfi, De Florio, De Liguori. Il Taranto è sempre nel mio cuore e sempre lo sarà; pensare che oggi sono l’autore dell’inno della squadra della mia città è motivo di orgoglio, non solo per me ma per tutta la mia famiglia.

Parliamo proprio della tua canzone, l’Inno del Taranto. Da dove arriva e come ti sei ritrovato dal tifare il Taranto sui gradoni di uno stadio, ad esserne il cantante dell’inno
Visceralmente semplice, è la prima cosa che mi viene in mente per rispondere a questa domanda. Perché per chi ha sempre vissuto, come la mia famiglia, di pane e calcio, non poteva essere diversamente. Naturalmente scrivere l’inno non è stato facilissimo. Quando parlo di semplicità mi riferisco al coinvolgimento che ho avuto nella stesura del testo che, non ci crederai, era pronto in un paio d’ore e, se non fosse stato per una questione puramente musicale (in genere una canzone deve aprirsi e chiudersi in 3, 4 minuti al massimo) avrei voluto scrivere di più. Diverso è stato il discorso dell’arrangiamento perché mi è stato chiesto un inno emozionale, che coinvolgesse la gente da subito. Ti assicuro che non è facile perché in ogni caso, pur sperando di aver fatto un buon lavoro,la bellezza della musica sta nella gente che la ascolta; è la gente che poi dà il verdetto finale. Ho messo tutto me stesso e credo di aver fatto un buon lavoro perché il riscontro della gente mi riempie il cuore di soddisfazione.

Riepiloghiamo, il testo in due ore è bell’e fatto, quindi presumo che in una settimana avevi il brano gia pronto…a chi lo hai fatto ascoltare?
Esattamente. Trovato l’arrangiamento giusto, in una settimana avevo già il pezzo inciso e pronto. E’ stata l’emittente Studio 100 a chiedermi di dedicare un inno nuovo al Taranto, quindi appena ho avuto tutto pronto gliel’ho fatto ascoltare e la soddisfazione è stata grande anche da parte loro. Ho poi conosciuto la famiglia Giove che mi ha ringraziato. L’unica cosa che mi è dispiaciuta è stata la mia assenza forzata, per motivi lavorativi alla serata della presentazione della squadra in cui il mio inno è stato cantato per la prima volta in assoluto al pubblico. Purtroppo ero a Roma e non ho potuto presenziare.

Fabrizio, spiegami cosa provi quando sei allo stadio per assistere alla partita e ascolti la tua stessa voce che canta per il Taranto, all’ingresso delle squadre…
Non so se una canzone abbia il potere di essere di buon auspicio per una squadra, per portarla alla vittoria. Ci spero. Personalmente sono felicissimo di quello che ho fatto, tant’è che posso affermare con certezza che questo è uno dei miei progetti più belli da me realizzati fino ad ora, ma, credimi, l’aspetto personale passa in secondo piano. Vorrei che il brano possa essere di tutti, che sia una specie di inno di rinascita per la nostra terra e la gente che vive per questa città. Il calcio a Taranto è qualcosa di più, non è limitato alla sfera sportiva, è cosa integrante della città, che racchiude senso di appartenenza, amore, condivisione.

Ringraziandoti per aver scelto noi e i nostri lettori, ti chiediamo quali sono i tuoi progetti futuri e ti invitiamo ad un messaggio di in bocca al lupo per la stagione che è appena iniziata
Grazie a voi per lo spazio che mi avete dedicato. Il prossimo progetto è imminente, l’11 ottobre al Teatro Orfeo porteremo uno spettacolo dei nostri allievi in collaborazione con l’associazione S.I.M.B.A. di Taranto e Banca Intesa San Paolo. L’intero incasso sarà devoluto al reparto di Oncoematologia pediatrica di Taranto. Posso solo augurare alla nostra città di riprendersi la fierezza che ci appartiene, siamo stati per troppo tempo anestetizzati, dobbiamo toglierci quella patina di stallo che purtroppo ci appartiene. Credo che per il Taranto questi possano essere i giorni giusti, quindi partendo da qui mi auguro un futuro di riscatto sia sportivo che sociale. Soprattutto di crescita. Taranto vale!

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