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I giorni della positività

Respirare aria di calcio, l'unica risposta

foto Luca Barone

   Roberto Orlando

23 Luglio 2019 - 07:26

Tempo di lettura: 2 minuti

Come cantava De Gregori negli anni ’70 “la storia siamo noi, nessuno si senta escluso” e “la storia siamo noi nessuno si senta offeso” ed oggi allo Iacovone, in occasione del primo allenamento stagionale, si era tutti lì a fare la storia di ogni giorno.
Certo, nessuna grande impresa da annali, ma un primo segno tangibile di voler fare qualcosa di buono, partendo da un semplice allenamento a porte aperte. Con i tifosi, con i giornalisti, coi giocatori. “Nessuno si senta escluso”, appunto: se tutti fanno la storia ognuno gioca il proprio ruolo, anche chi si mette di lato e pensa di vederla scorrere. Chi c’era può rivendicare la stessa frase, “io c’ero”, testimone privilegiato dei tempi e allo Iacovone ieri ce n’era di gente, di tifosi. Tutti ad applaudire il gruppo, il mister, i vecchi (D’agostino, Favetta, Oggiano, Manzo su tutti), il ritorno di Genchi, i nuovi arrivi, un segnale di attenzione e vicinanza non da poco.

L’estate è andata via così, oscillando tra il tormentone ripescaggio con annesso strascico polemico che ne è seguito e il calciomercato, con colpi davvero importanti: Ragno, Genchi, Allegrini, Guaita, Matute. Una rosa uscita fuori dal lavoro diuturno del duo Sgrona-Ragno, con la società che è sembrata pronta allo sforzo economico. Certo, portare a Taranto tanti nomi importanti ha un suo costo ma l’equilibrio finanziario, secondo quanto dichiarato dal presidente Giove nei giorni scorsi, lo si avrà dagli abbonamenti, dagli incassi e dagli sponsor. Un investimento, che i tifosi dovranno in qualche modo ripagare: do ut des, “io do affinché tu dia”.

Attendiamo l’apertura della campagna abbonamenti quindi, con la curiosità di capire, oltre ai prezzi pieni (in linea con le altre società dello stesso livello), se ci sarà l’attenzione e la cura verso famiglie, minori, studenti, anziani, donne: tutti devono avere la possibilità di seguire il Taranto. Ma soprattutto attendiamo la risposta della gente, che in questi giorni sembra aver apprezzato il lavoro della società: se ci sarà risposta nei numeri allora la piazza avrà avuto la maturità di capire che in questo momento storico solo i tifosi (o quasi) possono sostenere la società, in attesa della risposta degli imprenditori. Ma si spera, per il bene del Taranto, una inversione di tendenza.

Che l’ennesima serie D sia davvero il punto di partenza per “un mondo all’altezza dei sogni che ho”, come cantava Ligabue: chi si accontenta gode, ma chi sogna vola. E allora, vola, Taranto, vola.

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