Roberto Orlando | |
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Il Comune di Taranto ha aperto il cantiere per il campo B ed è stato emozionante, per chi frequenta lo stadio da tanti anni, poter vedere che finalmente si lavora all’adeguamento della struttura. Al Direttore Montella ho ricordato di quando con Taranto Supporters, nel lontano 2001, “rompevamo le scatole” alla società per quello scempio chiamato campo B ed è stato strano rendersi conto che ci sono voluti quasi venti anni e generazioni di calciatori infortunatisi sul campo di patate… La foto del progetto, poi, giustifica l’emozione per qualcosa che non può che aiutare la comunità e la società del Taranto.
L’amministrazione Melucci lavora in simbiosi con il Taranto di Giove: si sono impegnati e spesi centinaia di migliaia di euro per tutti gli interventi necessari: spogliatoi, videosorveglianza, campo B, adeguamento alle norme federali di serie C (tra cui i sediolini) e negli annali questa cosa non è mai accaduta. È sicuramente un buon viatico per poter credere che si sta costruendo qualcosa di importante, ripescaggio o meno: si può dare finalmente un duraturo degno campo di allenamento alla prima squadra, una casa (una vera casa!) al settore giovanile, la possibilità di poter creare degli eventi sportivi al campo B.
Il Presidente Giove si è speso nel dare indizi sul prossimo allenatore e sui prossimi acquisti del Taranto: Ragno, Genchi, Guaita ed altri, possono essere davvero considerati il segno tangibile di un impegno per costruire una squadra all’altezza della serie D ma anche, in misura minore, della serie C; non mancherebbe certo di dignità. Ma senza correre troppo, aspettiamo le ufficializzazioni, il nero su bianco, poi giudicheremo, in bene o in male. Montella e Sgrona sono al lavoro, diamo fiducia alla loro attività.
Il ripescaggio: attendiamo ancora qualche ora, rendiamoci conto delle reali possibilità di tornare tra i Pro. Tutte le parti lavorano per poter raggiungere l’obbiettivo, se realizzabile, ed oggi in conferenza stampa sia il sindaco Melucci che il presidente Giove hanno ribadito che la città deve dare una mano. Siamo d’accordo: le società e le associazioni sportive sul territorio sono l’aggregante per i giovani, per il tessuto sociale. La prima realtà sportiva cittadina è forse il centro d’attenzione maggiore, perché calamita gli interessi di un nutrito numero di tifosi. Ma non può bastare a sé stessa: gli imprenditori seriamente devono mettere mani al portafoglio, non con le letterine o con le parole, o peggio, con gli spiccioli. La grande industria? Un discorso a parte, non avulso dal contesto ma che va affrontato non solo sul piano sportivo.
Continuiamo a pensare che chi mette i soldi comanda, ma anche che chi ha i soldi gioca, altrimenti resta a guardare. In questo momento il presidente Giove è nella posizione di comandare ma con pochi soldi: se gli strascichi economici delle passate gestioni ancora pesano, è anche vero che adesso è giusto cogliere l’opportunità di “fare la propria parte”, per riprendere proprio le parole del primo cittadino. E a questo punto, resta per me emblematica l’ultima immagine vista allo stadio, con il presidente Giove e il DG Montella insieme a due componenti importanti della Fondazione Taras, Martino Cecere e Armando Casciaro: le due realtà in questi mesi di presidenza Giove non si sono proprio amate e vederli propensi al dialogo può solo essere positivo. Un segnale paradigmatico della società e dei tifosi che dialogano per trovare soluzioni. Se davvero c’è in ballo qualcosa di grosso, proviamoci tutti.